MATTEI, Stanislao (al secolo, Gaetano Stanislao). – Nacque a Bologna il 10 febbr. 1750 da Giuseppe, fabbro, e da Teresa Borsari. Secondo il suo primo biografo, F. Canuti, il M. «venne fin da primi anni inviato alle scuole pie per apparar aritmetica e latinità» (p. 4); per la formazione musicale, non meno che spirituale, venne invece affidato alle cure di padre Giambattista Martini, di cui fu il discepolo prediletto nonché intimo amico e confessore (com’egli stesso ebbe a dire, poté edificarsi nella «condotta veramente cristiana, e religiosa» del maestro: Della Valle, Memorie storiche, p. 148)
Il 1° ott. 1765 il M. fu ammesso come chierico soprannumerario alla figliolanza del convento dei minori di S. Francesco della Riccardina (presso Budrio, nel contado bolognese); il 29 apr. 1768 ottenne la transfiliazione nel convento cittadino di S. Francesco, nella cui chiesa serviva già da qualche tempo in qualità di organista (l’11 giugno successivo il consiglio gli raddoppiò il vestiario per aver dato saggio di sé «in tale uffizio per mesi otto e più»: Arch. di Stato di Bologna, Corporazioni religiose soppresse, Minori conventuali di S. Francesco, c. 36v). Il 29 sett. 1767 aveva intanto ricevuto gli ordini minori; il 16 marzo 1771 gli fu poi conferito il grado di suddiacono e il 14 marzo 1772 quello di diacono. Ottenuta la dispensa papale super defectu aetatis, il 29 dicembre di quello stesso anno fu promosso al presbiterato e ordinato prete; il 27 ag. 1784, poco dopo la morte di Martini, fu infine ammesso alla paternità del convento.
Giusta l’abilità del M. nel «comporre in contrapunto» e nel servire «di supplemento […] al p. maestro G. Martini», il 4 giugno 1776 gli fu ufficialmente assegnato il posto di sostituto del maestro di cappella in S. Francesco, che di fatto ricopriva già da qualche anno: la nomina scongiurava l’eventualità che fosse «richiesto da altri insigni conventi» (ibid., c. 105r), come in passato era accaduto per G. Paolucci.
La designazione innescò un aspro dissidio con l’Accademia filarmonica di Bologna, i cui membri, forti del breve papale Demissas preces (1749), forse in segno di ripicca nei confronti di padre Martini pretendevano che il successore fosse da loro approvato e, come da consuetudine, non appartenesse al clero regolare. Il 18 luglio 1777 il consiglio conventuale presentò protesta formale, accolta da papa Pio VI nel rescritto del 10 febbr. 1778.
Mancato l’illustre maestro, il M. assunse il magistero della cappella di S. Francesco, e dal 1817 quello della basilica di S. Petronio; il 3 febbr. 1809 era intanto succeduto, anche se per brevissimo tempo, a L.A. Sabbatini nella direzione musicale della basilica del Santo di Padova (le dimissioni risalgono al 22 agosto, sebbene di fatto il M. avesse lasciato il posto vacante sin dal 1° aprile; nondimeno, i registri di sacrestia testimoniano la sua presenza nella città veneta sino al 1° maggio di quello stesso anno).
In seguito alla soppressione napoleonica delle corporazioni religiose (sancita, per il convento bolognese di S. Francesco, il 21 ott. 1797), il M. si trasferì con la madre nell’abitazione della vicina via Nosadella (l’antico numero, il 642, è ancor oggi visibile in corrispondenza del n. 38), dove visse a lungo in ristrettezze economiche; qui custodì, sapientemente preservandoli dalla dispersione, numerosissimi cimeli librari affidatigli da padre Martini. Vestiti gli abiti civili, il M. si dedicò all’insegnamento privato; alla fondazione del Liceo filarmonico bolognese, occorsa nel 1804, fu poi chiamato a ricoprire la cattedra di contrappunto, che mantenne sino alla morte annoverando tra gli allievi F. Morlacchi, G. Rossini e G. Donizetti.
Con l’abolizione degli ordini religiosi regolari si risolse l’ormai più che secolare dissidio circa l’aggregazione dei loro membri nell’Accademia filarmonica bolognese; e così anche il M. poté accedere ai ranghi dell’illustre istituzione, che il 1° marzo 1799 lo acclamò tra i soci onorari e per ben tre volte lo ebbe come presidente (1803, 1808, 1818). Nel 1780 era stato aggregato all’Accademia filarmonica di Modena; nel 1808 fu eletto tra gli otto membri della sezione Musica nella riformata Accademia italiana di scienze, lettere ed arti; il 24 genn. 1824 fu infine creato socio corrispondente dell’Académie royale des Beaux-Arts dell’Institut de France.
Il M. morì a Bologna il 12 maggio 1825.
Le solenni esequie furono celebrate nella chiesa di S. Caterina di via Saragozza; la tumulazione avvenne nella sala degli uomini illustri e benemeriti nel cimitero della Certosa, dove la salma rimase sino a quando nel 1926 venne traslata in S. Francesco. L’Accademia filarmonica lo ricordò subito dopo la morte con una cerimonia in S. Giovanni in Monte: vi prese parte oltre un centinaio di musicisti diretti dal presidente L. Bortolotti.
Due anni dopo la morte del M. poté esser annessa al Liceo la sezione della biblioteca martiniana che egli aveva conservato presso di sé e che negli anni aveva provveduto a risistemare e incrementare di «una non ignobile raccolta di pezzi classici tanto antichi che moderni […], la quale unita agli originali bellissimi che vi esistono, va a formare una collezione che forse non avrà l’uguale l’Italia» (Sartori, p. 165). La donazione dell’intera collezione alla Municipalità (il Liceo già custodiva il patrimonio rimasto in S. Francesco all’indomani della soppressione) era avvenuta l’8 nov. 1816, al fine di dotare l’istituto di libri «a decoro del luogo, e all’istruzione della gioventù» e con l’espresso vincolo che fosse prima allestita «la scanzia lungo il muro di facciata alle finestre» per disporre i volumi (ibid.; tale scansia esiste tuttora e misura circa m 30 di lunghezza); l’esecuzione dell’atto ebbe però materialmente luogo solo dieci anni dopo la formale accettazione del cardinal legato A. Lante Montefeltro Della Rovere, siglata il 3 febbr. 1817: grazie a ciò, il 5 nov. 1827 il M. fu dichiarato benemerito della patria. Nel tutelare la collezione libraria martiniana il M. si era potuto giovare del breve con cui nel 1750 papa Benedetto XIV aveva sancito che dopo la morte del possessore essa fosse salvaguardata nella sua interezza. Alla cura profusa nel proteggere tale patrimonio non corrispose però la completa realizzazione degli auspici di Martini, che nella biblioteca aveva raccolto gli indispensabili strumenti per redigere la sua Storia della musica, l’opera a cui di fatto più si era legato il suo impegno di erudito. Nonostante nel 1782 il M. fosse stato designato quale ideale prosecutore dell’impresa, la pubblicazione si arrestò con la morte di Martini, dopo il terzo di cinque tomi previsti. Nondimeno gli abbozzi del tomo IV e di altre opere martiniane (su tutte, l’Esemplare, o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto, Bologna 1774-76) recano evidenti tracce della collaborazione del Mattei.
Il più fecondo lascito di padre Martini si riverberò sull’attività didattica che il M. ininterrottamente svolse da quando si affiancò al maestro nel convento di S. Francesco sino alla docenza nel Liceo filarmonico, con cui oltre mezzo secolo più tardi concluse la sua carriera. Numerosissimi furono gli allievi che negli anni giunsero a Bologna per apprendere i segreti dell’arte del comporre (un elenco, per quanto parziale, figura nell’edizione delle Memorie di J.-A. de La Fage, curata da C. Pancaldi: nel 1812 Gervasoni ne annoverava già oltre 150), che il M. svelava giovandosi dei precetti impartiti dall’illustre mentore. Eloquente la testimonianza che figura nei regolamenti del Liceo (1819). Nel «Metodo d’instruzione» relativo alla scuola di contrappunto il M. si riferì non solo alle regole di teoria musicale illustrate da Martini e proposte «allo studio degli scolari specialmente in ciò, che riguarda lo stile fugato», ma anche al suo metodo didattico: compito degli «studenti più provetti» era infatti quello di perfezionarsi nel «doviziosissimo archivio» dell’istituto, dove potevano osservare «i classici principali tanto antichi, che moderni» (Sartori, p. 180). Nel ricordare l’apprendistato bolognese, conclusosi nel 1809, Rossini stesso descrisse il M. come un insegnante fuor dal comune («con la penna in mano era eccellente, le sue correzioni erano estremamente istruttive»: Gli scritti rossiniani, p. 79), e deplorò il mancato perfezionamento alla sua scuola, a cui avrebbe dovuto attendere due anni ancora per impratichirsi vieppiù nelle antifone su canto fermo e nei canoni. Come insegnante il M. era «terribilmente laconico» – sono le parole di Rossini –, e «ogni spiegazione orale gliela si doveva estorcere quasi con la violenza» (ibid.).
La Fage ne tratteggia il carattere a suo dire non esente da qualche ruvidezza; mentre secondo Canuti i suoi modi erano «schietti ed innocenti», e si rendeva «caro a tutti per una certa piacevolezza di parole e di maniere, alle quali corrispondeva la sua persona di statura media, capegli biondi, occhi neri e vivaci, faccia graziosa e ridente, carnagione bianca e delicatamente colorita» (p. 22). Nell’iconoteca del Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna, il M. è ritratto in due disegni a pastello (del XVIII secolo) e due busti, in gesso e in terracotta, di anonimi.
Pertiene all’ambito teorico-didattico l’unica opera che il M. diede alle stampe, la Pratica d’accompagnamento sopra bassi numerati, dedicata a Carlo Ludovico di Borbone duca di Lucca (I-II, Bologna 1825). Il trattato venne ristampato più volte anche a distanza di qualche decennio dalla scomparsa del M., e utilizzato durante tutto il secolo XIX; secondo La Fage, che avviò la redazione del catalogo delle opere del M., «le prime stampe erano zeppe di errori nelle cifre numeriche, abbenché l’autore abbia dovuto farne egli stesso la revisione» (p. 304).
La produzione musicale del M. attende di essere studiata nel suo complesso. Essa comprende perlopiù musica sacra e devozionale, prevalentemente in stile concertato: una decina di messe, «memorabili – secondo Canuti, p. 10 – per la molta profondità, e per una dolce sensibilità, onde furono composte: dignitose ed insieme brillanti; di uno stile nobile, pieno e fiorito» (la più antica data al 1776, anno di nomina a sostituto del maestro di cappella in S. Francesco), e oltre 300 tra parti di messa, mottetti e altre composizioni liturgiche, tra cui responsori per la settimana santa e Magnificat. Il 6 apr. 1792 nella bolognese Arciconfraternita di S. Maria della Morte venne eseguito l’oratorio del M. La Passione di Gesù Cristo Signor Nostro, su testo metastasiano (una seconda versione data al 1806).
«Sullo stile del Cimarosa» (Canuti, p. 10), e dunque non estranea a influenze napoletane, è l’unica opera in musica del M., La bottega del libraio (libretto di F. Nicoli), eseguita nel seminario della città emiliana durante il cardinalato di A. Gioannetti; tra le altre musiche profane figurano inoltre arie, cantate e cori (a titolo di curiosità, si ricordi Già di catene, o Felsina, per due tenori, bassi e orchestra, eseguito nel luglio 1799 in piazza Maggiore, all’ingresso delle truppe austriache in Bologna). Tra la musica strumentale, si vedano in particolare le 27 sinfonie (parziale edizione moderna: Five symphonies, a cura di R.M. Longyear, New York-London 1980), di cui in qualche caso si conservano anche più redazioni, che il M. compose per accompagnare i servizi liturgici festivi nella basilica di S. Francesco (1778-98), la celebrazione annuale dell’Accademia filarmonica (dal 1799) e le cerimonie d’inaugurazione del Liceo filarmonico (1804); a volte in tre, ma più di sovente in un solo movimento di ampie proporzioni e in forma-sonata, con o senza introduzione lenta.
Le musiche del M. sono perlopiù conservate a Bologna (numerosi gli autografi) nel Museo internazionale e Biblioteca della musica e nella Biblioteca del convento di S. Francesco; se ne trovano anche nell’Accademia filarmonica, nella Biblioteca Ambrosini delle Collezioni d’arte e di storia della Cassa di risparmio e nell’Archivio musicale della basilica di S. Petronio, oltre che ad Assisi, Bergamo, Correggio, Firenze, Loreto, Lucca, Milano, Napoli, Padova, Parma, Venezia, Vicenza, Berlino, Dresda, Glasgow, Monaco di Baviera, Regensburg e Vienna.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Corporazioni religiose soppresse, Minori conventuali di S. Francesco, Partiti e consigli, 266/4398, cc. 36, 86v, 98r, 105r, 115, 188v; ibid., Minori conventuali di S. Francesco della Riccardina, 5/4446: Ordini, Atti di visite, Libro de consegli, pp. 212 s.; Bologna, Arch. generale arcivescovile, Cancelleria vecchia, Ordinazioni, 204-205, cc. n.n.; Registri battesimali della cattedrale, 203 (1750), c. 32r; Ibid., Biblioteca del convento di S. Francesco, 60-61; Ibid., Museo internazionale e Biblioteca della musica, H.72.39; G. Della Valle, Elogio storico del p. G. Martini da Bologna min. conv., in Antologia di Roma, gennaio 1785, pp. 241-245; Id., Memorie storiche del p.m. G. Martini minor conventuale di Bologna, celebre maestro di cappella, Napoli 1785, passim; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica, Parma 1812, pp. 178-180; F. Canuti, Vita di S. M., Bologna 1829; Osservazioni sulla «Vita di S. M.» scritta dall’avvocato F. Canuti, Reggio Emilia 1830; J.-A. de La Fage, Memoria intorno la vita e le opere di S. M., p. minorita bolognese (1839), a cura di C. Pancaldi, in Vite ed elogi di accademici filarmonici di Bologna, I, Bologna 1970, pp. 263-312; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I-V, Bologna 1890-1943, ad ind.; L. Busi, Il padre G.B. Martini, musicista-letterato del sec. XVIII, Bologna 1891, pp. 416-421; G. Tebaldini, L’archivio musicale della Cappella Antoniana in Padova. Illustrazione storico-critica, Padova 1895, p. 87; D. Sparacio, Musicisti minori conventuali, in Miscellanea francescana, marzo-giugno 1925, n. 178, p. 88; C. Sartori, Il Regio Conservatorio di musica «G.B. Martini» di Bologna, Firenze 1942, passim; G. Zanotti - M. Pollastri, Biblioteca del convento di S. Francesco di Bologna. Catalogo del fondo musicale, I-III, Bologna 1970-84, ad ind.; R.M. Longyear, Dal classicismo al romanticismo: le due versioni della sinfonia in re minore di S. M., in Riv. italiana di musicologia, XV (1980), pp. 189-203; M. Marx-Weber, Neapolitanische und venezianische Miserere-Vertonungen des 18. und frühen 19. Jahrhunderts, in Archiv für Musikwissenschaft, XLIII (1986), pp. 153 s., 161 s.; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio: maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 224-229, 331; F. Vatielli, La Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, Bologna 1989, pp. 16-19; Storia della musica al Santo di Padova, a cura di S. Durante - P. Petrobelli, Vicenza 1990, pp. 134, 137, 144 s.; L. Callegari Hill, L’Accademia filarmonica di Bologna, 1666-1800: statuti, indici degli aggregati e catalogo degli esperimenti d’esame nell’archivio, con un’introduzione storica, Bologna 1991, pp. 75, 247; O. Gambassi, L’Accademia filarmonica di Bologna. Fondazione, statuti e aggregazioni, Firenze 1992, pp. 355-360, 444; Gli scritti rossiniani di F. Hiller, a cura di G.J. Joerg, in Boll. del Centro rossiniano di studi, XXXII (1992), pp. 76-79, 92-95; O. Mischiati, Promemoria circa la biblioteca musicale annessa, in Un chiostro per la musica. Storia e attualità del conservatorio «G.B. Martini» di Bologna, a cura di P. Mioli, Bologna 2004, pp. 51 s.; E. Pasquini, L’«Esemplare, o sia Saggio fondamentale pratico di contrappunto». Padre Martini teorico e didatta della musica, Firenze 2004, pp. 13-16 e passim; L. Verdi, L’eredità dell’archivio di padre Martini e padre M., in Martini docet. Atti del Convegno… 2004, a cura di P. Mioli, Bologna 2007, pp. 1-39; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, pp. 24-26.