PRZYBYSZEWSKI, Stanisław
Scrittore polacco, nato a Lojewo in Posnania il 6 giugno 1868, morto il 23 novembre 1927 presso Inowrocław. Figlio di un istitutore, studiò architettura, medicina e psicologia. Stabilitosi a Berlino, v'inizia l'attività letteraria con i saggi Zur Psychologie des Individuums (Chopin und Nietzsche e Ola Hannson), cui seguono altre opere tra il poema in prosa e il romanzo, come Vigilie, Homo Sapiens, De Profundis, I figli di Satana, ecc., che lo fanno partecipe del gruppo d'avanguardia tedesco. Egli sta per diventare esclusivamente scrittore tedesco, quando, dopo aver viaggiato in Francia, in Spagna e in Italia, decide di stabilirsi nel 1898 a Cracovia, e, con la direzione della rivista d'avanguardia Życie (La Vita) passa senz'altro nel campo della letteratura polacca.
Cominciò col tradurre, o meglio col rifare in polacco, le sue opere già apparse in tedesco, ma ben presto opere nuove si aggiunsero a quelle: nel 1899 Z cyklu Wigilij (Dal ciclo delle Vigilie) e Nad morzem (Sul mare); nel 1900 Na drogach duszy (Sulle vie dell'anima) e il dramma Dla szczęścia (Per la felicità); nel 1901 Androgyne e i drammi Taniec miłosci i śmierci (La danza dell'amore e della morte), Złote runo (Il vello d'oro) e Goście (Gli ospiti); nel 1902 Matka (La madre); nel 1903 Śnieg (La neve); tra il 1904 e il 1914 i romanzi Synowie ziemi (I figli della terra) e Mocny człowiek e i drammi Odwieczna baśń (L'eterna favola), Śuby (I voti), Gody Życia (Il festino della vita), Topiel (Il vortice), Miasto (La città) e altre opere minori. Durante la guerra mondiale e nel dopoguerra si dedicò a lavori di carattere teorico e biografico, come Szlakiem duszy polskiq (Sull'orma dell'anima polacca, 1917), Ekspresjonizm, Słowacki i Genezis z ducha (L'espressionismo, Słowacki e la genesi dallo spirito), Moi współcześni (I miei contemporanei, 1929-1930) e Moja autobiografia, 1928.
Già violentemente discusso durante il periodo della sua creazione in lingua tedesca, P. continuò a esserlo anche in seguito, e con non minore ripercussione, date le numerose traduzioni delle sue opere, negli ambienti artistici europei. Ma se in Germania, e in generale nell'Europa occidentale, egli rientrò nel quadro delle nuove correnti, in Polonia la sua situazione fu del tutto speciale, perché le correnti rinnovatrici non avevano ancora una direttiva precisa. L'affermazione dello scrittore che solo attraverso l'arte è possibile arrivare alla vera conoscenza dell'anima umana, cioè dell'Assoluto, divenne per alcuni anni il vangelo delle nuove generazioni, rivolte nuovamente, dopo i decennî di positivismo, verso le lontane tradizioni romantiche, con cui P. parve essere, almeno in parte, legato. E fu questo legame, forse inconscio, che creò in qualche modo la sua momentanea, ma potente influenza sugli spiriti, nonostante gli eccessi della sua concezione del dominio dell'elemento sessuale su quello razionale. Ma sia il romanzo sia il dramma przybyszewskiano non sono privi del tutto di scorci realisti. Il valore simbolico degli urti tra l'anima come ente astratto e la vita come realtà concreta si riflette in uno stile immaginoso, che il P. attinse senza dubbio al simbolismo occidentale, p. es., in Huysmans, ma trasformò istintivamente con elementi originarî della sua razza.
Trad. ital.: Androgine di G. Prampolini, Lanciano 1926; De Profundis e Vigilie di S. Sacurdaef e L. Misuraca, ivi 1916; La psicologia dell'individuo, di C. Conigliani, ivi 1923; Il Giudizio di E. Lo Gatto, Napoli 1919; Homo sapiens, di N. Romanovska, Milano 1932; Neve di C. Castelli, ivi 1924; Offerta al Sole di G. Prampolini, ivi 1922; Per la felicità di L. Kociemski, ivi 1921; Il vello d'oro di O. Borowska, ivi 1924.
Bibl.: K. Czachowski, Bibliografia pism S. P., in Ruch literacki, 1928, n. 7; Z. Debicki, Portrety, I, Varsavia 1927; K. Klein, P. i Dehmel, in Ruch lit., 1928, n. 7; Z. L. Zaleski, in Attitudes et destinées, Parigi 1932.