startupparo
s. m. Chi riesce a dar vita a un’impresa, a fondare una startup.
• il popolo degli «startuppari» è eterogeneo. Viaggiando si incontra di tutto, anche chi il posto a tempo indeterminato lo ha lasciato per il sogno della propria azienda web-based, come Giacomo Bastianelli di Travellution e Marco Iacuaniello di We-sport. E non sembrano essere i soli. (Massimo Sideri, Corriere della sera, 11 marzo 2012, p. 14, Primo Piano) • Tanti progetti sono partiti in questi anni e tante idee si sono attivate: ricordo che in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, nel 2011, arrivarono oltre duemila domande, non solo relative al Web ma anche all’energia, all’ambiente, alla salute. Si può dire che «Wcap» (oggi si chiama così, in omaggio al linguaggio di Twitter), è stato uno dei propellenti che ha innescato quel movimento di giovani «startuppari» che oggi attraversa il Paese e che è stato oggetto anche di un pezzo del decreto sviluppo del governo Monti. (Riccardo Luna, Repubblica, 18 maggio 2013, p. 37, Club) • La app di Qurami è abbastanza elementare [...] le aziende non solo risparmiano tempo e soldi, ma anche una quantità di big data su utilizzi, orari di punta, preferenze. È interessante vedere lo startupparo sul campo. (Michele Masneri, Foglio, 22 dicembre 2016, p. 2).
- Derivato dal s. ingl. startup ‘nuova impresa’ con l’aggiunta del suffisso -aro.