‛ALAWITI, Stato degli
Stato autonomo della Siria sotto mandato francese. ‛Alawī (v.), aggettivo relativo arabo da ‛Alī (francese alaouite; ted. e ingl. alawi) significa in questo caso "devoto di ‛Alī". Applicata allo stato di cui qui si tratta, la denominazione non ha alcun fondamento storico, ma è un'invenzione dell'amministrazione francese (v. voce prec.).
Lo stato degli ‛Alawiti comprende la regione del Giabal Anṣāriyyah, catena di monti parallela alla costa, fra Tripoli e al-Lādhiqiyyah (Laodicea), e amministrativamente consta dei due sangiaccati di al-Lādhiqiyyah (con i qaẓā di al-Lādhiqiyyah, al-Ḥaffah, Giablah, Bānyās e Maṣyāf) e di Ṭarṭūs (con i qaẓā di Ṭarṭūs, Ṣāfītā, Tell Kalak). Superficie kmq. 6200, popolazione (censimento del 1921-22) 261.162. Secondo il rapporto ufficiale francese, gli ‛Alawiti sono 153.000 contro 108.000 di altre fedi, e in tutto il territorio sotto mandato sono 190.000. Un giornale siriano dà invece per lo stato degli ‛Alawiti le seguenti cifre approssimative: ‛Alawiti 101.000 Sunniti 94.000, Ismā‛īliti 5000, Cristiani 34.000.
Lo stato degli ‛Alawiti fu proclamato stato separato, col nome di territorio degli ‛Alawiti, il 2 settembre 1920, staccandolo dal Libano. Sembra che i Cristiani libanesi desiderassero disfarsene, per conservare a sé la maggioranza assoluta nel Libano; gli ‛Alawiti, minoranza battagliera e intollerante, la cui storia è tutta una lotta contro i Musulmani sunniti, accolsero con gioia l'autonomia. Gli ‛Alawiti e i Sionisti, è stato osservato, sono forse le sole popolazioni soddisfatte del sistema dei mandati.
Poiché la popolazione è assai primitiva, il territorio è amministrato da un funzionario francese (i due primi amministratori furono colonnelli), che rappresenta il potere esecutivo; assistito da consiglieri tecnici francesi, egli compila il bilancio, lo fa approvare dall'Alto Commissario, e approva i bilanci locali. Vi è poi una commissione amministrativa di quindici membri indigeni: otto ‛Alawiti, tre cristiani, tre musulmani sunniti e un ismailita.
Il 1° luglio 1922 lo stato prese il nome di stato ‛Alawita (addawlah al-‛alawiyyah). Nel dicembre entrò a far parte della Federazione siriana, e venne ridotto a vilāyet. Subito vi si manifestò un movimento per uscire dalla Federazione e ottenere l'indipendenza sotto il protettorato francese. Nel gennaio 1924 i deputati ‛alawiti votarono contro l'ordine del giorno del Consiglio Federale per la formazione di uno stato unitario siriano. Il 5 dicembre un decreto dell'Alto Commissario ricostituì il territorio degli ‛Alawiti (bilād al-‛alawiyyīn) autonomo, con capitale al-Lādhiqiyyah, direzioni della giustizia e delle finanze, consiglio rappresentativo, servizî postali e doganali proprî. Fin dal 1922 aveva tribunali speciali per i seguaci della setta; per i ricorsi in cassazione mette capo provvisoriamente al Grande Libano.
La regione è poco produttiva; al-Lādhiqiyyah (7.000 abitanti) ha il porto mezzo interrato, in piena decadenza. Esporta piccole quantità di tabacco, bestiame e prodotti agricoli. Esistono presso al-Lādhiqiyyah giacimenti di asfalto di cui viene iniziato ora lo sfruttamento.
L'amministrazione francese ha costruito nello stato ‛alawita tre strade importanti: Tripoli-al-Lādhiqiyyah, Bānyās-Qadmūs-Hamāh e al-Lādhiqiyyah-Aleppo.
La popolazione delle città è tranquilla e devota alla Francia; nella montagna vi sono stati, specie nel 1920-21, ribellioni e torbidi, fomentati, secondo i Francesi, dal re dell'‛Irāq Faịsal e dal governo di Angora. Il fanatismo degli ‛Alawiti dà luogo ad attriti con la popolazione di altre fedi: nel 1925 si ebbe un caso di profetismo anti-musulmano, con morti e feriti.
Alla rivolta siriana del 1925-26 lo stato ‛alawita è rimasto quasi del tutto estraneo.
Bibl.: H. Lammens, La Syrie et son importance géographique, Lovanio 1904, I, p. 184; II, pp. 138 e 179; L. Stein, Syria, pp. 48-49; R. Dussaud, Histoire et Religion des Nosaïris, Parigi 1900; A. J. Toynbee, Survey of International Affairs, 1925 (I. The Islamic World since the Peace Settlement). Si vedano specialmente le riviste Oriente moderno e Asie française.