GADIO, Stazio
Nacque a Mantova intorno agli anni Ottanta del sec. XV da Federico e probabilmente dalla seconda moglie di questo, Francesca da Dovara. Ebbe sei fratelli, Elisabetta, Margherita, Bonifacio, Pirrino, Taddeo e Girolamo. A giudicare dalla sua buona conoscenza della lingua latina e dal linguaggio colto con cui si esprimeva nelle lettere in lingua volgare, dovette ricevere un'educazione di tipo umanistico-letteraria che gli permise di entrare ben presto tra gli addetti della Cancelleria gonzaghesca. La sua prima sottoscrizione come cancelliere marchionale compare infatti in un decreto del 30 apr. 1505. In quello stesso anno Mario Equicola lo poneva nella lista dei colti interlocutori del Nec spe nec metu, un'operetta in forma di dialogo ambientata alla corte di Isabella d'Este e scritta in onore della marchesa.
Il primo incarico di un certo rilievo, assegnato al G. nel maggio del 1510 da Isabella d'Este, attesta la piena fiducia che in lui riponeva la marchesa; infatti egli fu scelto per il delicato compito di seguire come maestro di casa e segretario particolare il primogenito Federico Gonzaga, allora appena decenne, inviato come ostaggio presso la corte romana di Giulio II in cambio della liberazione del padre Francesco dalla prigionia veneziana.
Il soggiorno di Federico presso la corte pontificia si prolungò dal 1510 al 1513; durante tale periodo il G. servì fedelmente il giovane principe nel corso di tutti i suoi spostamenti all'interno dello Stato pontificio, relazionando il tutto a Isabella d'Este con vivaci e colte descrizioni nelle quali traspare per intero la mondanità della corte romana di Giulio II.
Nel marzo 1513 in seguito alla morte del papa, di cui il G., in una lettera a Isabella d'Este del 3 marzo 1513, descriveva scrupolosamente i solenni funerali, Federico faceva rientro a Mantova dopo aver ottenuto la licenza dal Collegio cardinalizio. Nelle lettere scritte dal G. durante quella esperienza numerose sono le testimonianze dei rapporti intercorsi con artisti e letterati dell'epoca, da Raffaello a Michelangelo a Giulio Romano: assieme con quest'ultimo il G. avrebbe più tardi sottoscritto numerosi decreti marchionali dopo che l'artista ebbe assunto la sovrintendenza delle fabbriche mantovane.
Dopo il ritorno a Mantova, tutta la carriera del G. si svolse al servizio del Gonzaga di cui continuò a godere per tutta la vita la stima e la protezione. Nell'ottobre 1515 il G. accompagnò, ancora una volta con l'incarico di maestro di casa, il quindicenne erede dello Stato, inviato da Francesco a Milano per omaggiare Francesco I re di Francia, recente conquistatore del Ducato milanese. Il G. seguì il giovane signore anche a Bologna per l'incontro tra Leone X e lo stesso sovrano, incontro di cui egli redasse una dettagliatissima cronaca inviata ai marchesi a Mantova. Da Milano poi l'8 genn. 1516 il G. si mise in cammino con Federico il quale si era unito al seguito di Francesco I diretto a Parigi: una scelta, questa, operata sia perché una tale richiesta era stata avanzata espressamente dal sovrano, sia perché essa venne considerata dai Gonzaga la decisione più conveniente dal punto di vista delle alleanze politiche del momento.
Parigi venne raggiunta solo il 4 ottobre dopo aver peregrinato per nove mesi attraverso la Provenza, Marsiglia, Lione, la Savoia e dopo numerosi trasferimenti tra i vari castelli della Loira. Da tutte le località toccate, il G. inviava a Mantova preziosissime relazioni che riferivano non solo riservate notizie politiche (spesso redatte in cifra), ma anche del carattere e della personalità di Francesco I, nonché della vita della sua corte. Come ha recentemente notato M.H. Smith, alcuni particolari descritti dal G. nelle sue lettere offrono nuovi elementi sulla datazione dei lavori allora in corso del castello di Blois. Il compito svolto dal G. in quella missione comportò tuttavia per lui notevoli spese, avendo dovuto più di una volta sopperire di persona alle necessità economiche di Federico rimasto spesso in gravi difficoltà finanziarie. Tali suoi sforzi gli vennero, comunque, ben presto riconosciuti con l'assegnazione già il 1 febbr. 1516 di una lettera patente firmata dallo stesso Federico per il vicariato di Suzzara, patente che verrà poi confermata il 10 febbr. 1524 e il 3 marzo 1529 fino al 7 sett. 1532 quando egli venne sostituito.
Conclusasi alla fine di marzo 1517 quella prima esperienza francese, il G. fece rientro in Italia con Federico Gonzaga fermandosi a Casale Monferrato; lì il Gonzaga celebrò le proprie nozze con Maria Paleologo, la figlia di appena otto anni dei marchesi del Monferrato. Da allora in poi i suoi spostamenti seguirono fedelmente quelli del giovane signore. Nel maggio lo incontriamo con compiti di rappresentanza a Venezia; quindi a Ferrara per omaggiare Alfonso d'Este, zio materno di Federico. L'anno successivo in aprile il G. era di nuovo in Francia con Federico invitato da Francesco I al battesimo del delfino.
Durante l'estate del 1520, mentre il nuovo marchese Federico II (Francesco era morto nel 1519), per il tramite del suo ambasciatore a Roma Baldassarre Castiglione, si assicurava da Leone X la promessa del bastone di capitano generale della Chiesa, altre pratiche venivano avviate in Francia dove venne inviato il G. alla fine di settembre. La missione del G. ebbe successo solo in parte: riuscì a ottenere il benestare del re di Francia solo per la carica di gonfaloniere, ma senza il concorso del sovrano francese alle spese.
Pubblicati il 1 luglio 1521 i capitoli in cui si nominava Federico Gonzaga gonfaloniere, il G. lo seguì nelle successive operazioni di guerra condotte dalle truppe pontificie schieratesi nel frattempo contro gli ex alleati francesi i quali allora occupavano, oltre al Ducato di Milano, anche Parma e Piacenza. Nella sua veste di segretario del marchese di Mantova il G. dovette certamente rimanere al fianco del suo signore anche in battaglia: anche se non si rivelò un vero e proprio soldato, tuttavia prese parte alla successiva conquista di Milano e alla coraggiosa difesa di Pavia attuata nell'aprile 1522 dalle truppe comandate dal Gonzaga. Di quel seguito faceva parte anche il sovrintendente della Cancelleria marchionale, l'umanista Mario Equicola, amico e collaboratore fraterno del G. con il quale già in passato aveva condiviso l'incarico di segretario del marchese. Una nuova opportunità si offrì al G. nel 1525 proprio con la morte dell'Equicola, avvenuta il 26 luglio; infatti le due cariche di Cancelleria che il celebre umanista aveva unito fino ad allora nella sua persona, quella del Registro e quella della Segreteria, vennero divise tra il castellano Giovanni Giacomo Calandra, cui fu affidato il Registro e il G. che andò a ricoprire la carica vacante della Segreteria.
In segno di riconoscimento per i servizi resi ai marchesi di Mantova il G. fu ricompensato spesso con donazioni di terre o diritti sull'esazione di alcune tasse. Così il 12 maggio 1521 gli vennero donate 150 biolche mantovane di terra con esenzione di tasse, in una contrada in territorio di Ostiglia che ancora oggi, dal suo nome, viene denominata "Le Gazzine". Il 23 genn. 1527 gli fu concesso di costruire, senza il pagamento di alcun tributo, sul fiume Oglio sulla riva verso Gazzuolo; nel 1531 venivano concessi al G. e ai suoi eredi gli affitti in territorio di Marcaria, sempre sul fiume Oglio. A giudicare dalle numerose registrazioni notarili a suo nome, il G. fu inoltre molto attivo nell'acquisto di numerosi altri possedimenti fondiari, soprattutto nel territorio di Suzzara di cui era vicario marchionale. Fu anche nominato conte da Federico Gonzaga; si ignora tuttavia quando ottenne tale titolo che compare nel suo testamento.
Nel 1531 svolse la sua ultima missione al di fuori del territorio mantovano accompagnando Federico Gonzaga, creato duca dall'imperatore Carlo V l'anno precedente, alle solenni nozze con Margherita Paleologo, sorella della defunta Maria, che il suo signore celebrò in Casale Monferrato il 3 ottobre.
Di ritorno dal Monferrato il G. dovette ammalarsi piuttosto gravemente se nell'aprile del 1532 sentì la necessità di fare testamento. Rimessosi dalla sua infermità, ma forse non completamente, il G. riprese il proprio posto di segretario ducale continuando ad assolvere scrupolosamente ai propri compiti fino all'estate del 1534, periodo al quale appartengono gli ultimi decreti da lui sottoscritti. Morì molto probabilmente nel corso di quello stesso 1534 a Mantova, dove fu sepolto nella chiesa di S. Agnese.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 633 s., 636, 746 s., 859-861, 1077, 1147 s., 1246, 1369 s., 1641 s., 1647, 1894 s., 1898, 1901, 2192-2194, 2479, 2482, 2494-2499, 2503 s., 2926-2930, 2995 s.; Ibid., Libri delle patenti 5; Libri dei decreti 35, 37-39; Ibid., Libri dei mandati 14-20, 22 s., 25-27, 29, 31; Ibid., Registrazioni notarili: anno 1526, nn. 316, 443-446, 595, 911-913, 1485; anno 1527, n. 1307; anno 1528, n. 282; anno 1529, nn. 61, 756, 1813, 1891; anno 1530, n. 443; anno 1531, nn. 485, 1041, 1042, 1044 s.; anno 1532, nn. 215, 304, 609, 1063, 1558, 1577; Ibid., C. D'Arco, Delle famiglie mantovane, IV, pp. 291, 293; M. Equicola, Nec spe nec metu. Dialogus ad Iulianum Medicem, [Mantova] 1513, pp. 7 s., 11, 13-16, 19-25, 27 s., 31, 35-37; A. Luzio, Federico Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II, in Arch. della R. Società romana di storia patria, IX (1886), pp. 9-12, 16 s., 19 s., 22-24, 31 s., 34-36, 38-40, 42-44, 46 s., 49, 51 s., 75-77; S. Davari, Federico Gonzaga e la famiglia Paleologa del Monferrato (1515-1533), in Giornale ligustico, XVIII (1891), pp. 5-7, 9, 11 s., 22, 76 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, Roma 1908-12, ad indicem; A. Luzio, Isabella d'Este di fronte a Giulio II negli ultimi tre anni del suo pontificato, in Arch. stor. lombardo, s. 4, XVII (1912), pp. 247, 259 s., 262-264, 270, 272, 277-279, 281, 316, 319, 323, 325-329; XVIII (1912), pp. 68 s., 85, 93, 97 s., 121, 123, 126, 129, 412-418; B. Castiglione, Le lettere, a cura di G. La Rocca, I, Milano 1978, ad ind.; M.H. Smith, François Ier, l'Italie et le château de Blois. Nouveaux documents, nouvelles dates, in Bulletin monumental, CXLVIII (1989), pp. 307, 309-317, 319-321; Id., Familiarité française et politesse italienne au XVIe siècle. Les diplomates italiens juges des manières de la cour des Valois, in Revue d'histoire diplomatique, CII (1988), pp. 199, 203 s., 226; S. Kolsky, Mario Equicola, the real courtier, Genève 1991, ad ind.; R. Tamalio, Federico Gonzaga alla corte di Francesco I di Francia nel carteggio privato con Mantova (1515-1517), Paris 1994, ad indicem.