STAZIO (Eustache) GALLO
STAZIO (Eustache) GALLO. – Originario della Francia, non è nota la data di nascita; nei pochi documenti che lo riguardano si dichiara figlio di un certo Simone.
Lo si ritrova a Ferrara nel 1471 come tipografo, in società con un altro francese, il piccardo André Belfort, il quale, dopo aver svolto dal 1470 il mestiere di copista nella città estense, vi importò la stampa. Il nome di Stazio, tuttavia, non figura mai nelle edizioni ferraresi. Che i due fossero soci emerge da un documento del 17 ottobre 1471, che li definisce «sotii et impressores librorum ad stampam». In quella data, in contrada S. Croce, presso l’abitazione di André Belfort, venne sottoscritto un contratto tra questi e il suo socio Stazio Gallo da un lato e il maestro di grammatica Tommaso Ferrando, originario di Treviglio, ma bresciano di adozione, dall’altra. Quest’ultimo intendeva introdurre l’arte tipografica a Brescia, ma essendo privo delle necessarie competenze tecniche, si rivolgeva a due tipografi già affermati. Quali motivi abbiano condotto Ferrando a Ferrara non sono tuttavia chiari.
Il contratto prevedeva che uno dei due tipografi ferraresi si trasferisse a Brescia entro il dicembre di quell’anno, al fine di insegnare al maestro «omnia secreta huius artis fideliter ac fraterne ac sine ulla occultatione». A Ferrando rimaneva in capo l’assunzione di un «sotius sive famulus», un aiutante, e la fabbricazione di un torchio, mentre i caratteri tipografici sarebbero stati portati da Ferrara. La durata della collaborazione veniva fissata in tredici mesi, al termine dei quali i tipografi francesi non avrebbero più potuto stampare a Brescia se non in società con Ferrando.
Fu proprio Stazio a trasferirsi a Brescia, mentre Belfort continuò la sua attività a Ferrara, sottoscrivendo, oltre a una serie di edizioni per lo più di carattere umanistico, un contratto di collaborazione con il cartaio Bernardo Carnerio, datato 10 giugno 1473, per la stampa delle Institutiones giustinianee, pubblicate quell’anno (ISTC, ij00509600). Nel documento non si fa menzione di altri che di Belfort.
Frutto della collaborazione tra Ferrando e Stazio sono le prime rudimentali edizioni prodotte a Brescia, viziate da grossolani errori di composizione tipografica, prove di un’attività ancora in fase sperimentale. Tra queste però ci sono due editiones principes: L’Acerba di Cecco d’Ascoli (ISTC, ic00357900, esemplare unico a Manchester, John Rylands Library) e il De rerum natura di Lucrezio (ISTC, il00332900), cui si sommano il De viris illustribus di Sesto Aurelio Vittore (ISTC, ia01384600) e le Epistulae di Falaride (ISTC, ip00551000).
Alla scadenza del contratto, Stazio continuò a lavorare con Ferrando fino al febbraio del 1474, quando rilevò la sua officina, proseguendo la sua carriera a Brescia con il tedesco Enrico da Colonia, arrivato quell’anno in città. È probabile che il primo prodotto della nuova società sia un Valerio Massimo, Facta e dicta memorabilia, privo di sottoscrizione, ma databile entro il novembre del 1474 (ISTC, iv00025000). Ai due si deve senza dubbio, invece, l’importante editio princeps dell’Iliade, nella traduzione latina di Lorenzo Valla, recante al colophon, oltre ai nomi dei due soci, la data del 24 novembre 1474 (ISTC, ih00311000). Si tratta di un’edizione problematica: alcuni esemplari, infatti, hanno gli ultimi fascicoli ricomposti e non presentano il colophon.
Alla società si devono forse anche le Satyrae di Giovenale e Persio uscite a Brescia senza data, ma intorno al 1475 (ISTC, ij00636400) e la Quadriga spirituale di Niccolò da Osimo, sine notis (ISTC, in00055500), di dubbia attribuzione, che sarebbe l’unica edizione in volgare pubblicata dai due stampatori. Nel 1475, entro agosto, il solo Stazio stampò e sottoscrisse a Brescia tre edizioni di marcato orientamento umanistico: le Elegantiae linguae latinae di Valla, uscite il 23 marzo (ISTC, iv00053000), la Grammatica latina di Gaspare da Verona (ISTC, ig00109200, esemplare unico a Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai) e gli Opera di Sallustio, datati 26 agosto (ISTC, is00060000). Un altro manipolo di edizioni prive di dati editoriali, ma probabilmente bresciane e presumibilmente uscite in quell’anno, sono a lui attribuibili sulla base del carattere impiegato: i Phaenomena et prognostica latini di Arato (ISTC, ia00943500), un paio di edizioni di Cicerone (ISTC, ic00618600 e ic00584400, esemplare unico ad Augsburg, Staats- und Stadtbibliothek) e le Epistulae di Tommaso Ferrando (ISTC, if00105000).
A partire dalla seconda metà del 1475 il nome di Stazio scompare e non si trova in nessun’altra edizione. L’officina bresciana fu rilevata da Enrico da Colonia, che proseguì a stampare fino al 1477, impiegando un nuovo carattere gotico. La serie romana usata da Stazio nelle sue edizioni bresciane ricompare però nelle Regulae grammaticales di Guarino Veronese, stampate a Ferrara nel 1475 (ISTC, ig00534700, esemplare unico a Venezia, Biblioteca Marciana). L’edizione è attribuita all’anonimo tipografo cui si devono anche le Elegantiolae di Agostino Dati pubblicate a Ferrara il 1° marzo 1479 (ISTC, id00066200), che sarebbe dunque da identificare con Stazio. È possibile, allora, che questi avesse lasciato Brescia per tornare nella città estense, dove avrebbe aperto una propria officina. L’edizione di Guarino Veronese sarebbe così da collocare tra l’agosto e il dicembre del 1475.
Alla nuova bottega di Stazio si dovrebbero attribuire, sempre sulla base del carattere impiegato, altre quattro edizioni, l’ultima delle quali, il Cherubino da Siena, Regola della vita spirituale, è datata agosto 1481 (ISTC, ic00437000). La modesta attività della tipografia porta a ipotizzare che Stazio si dedicasse solo occasionalmente alla stampa, oppure che egli lavorasse in società con qualche altro stampatore locale, impiegando sporadicamente la serie di caratteri già in uso a Brescia.
L’ultima edizione nota impressa con il carattere di Stazio reca come luogo di edizione Verona e come data 29 luglio 1483 (ancora le Elegantiolae di Dati, ISTC, id00071000). Si può ipotizzare, allora, che Stazio avesse compiuto un ultimo trasferimento nella città scaligera, dove sarebbe morto dopo il luglio 1483.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Ferrara, Notarile, Tommaso Meleghini, b. 1, cc. 29v-30v; Giacomo Della Mela, II, 10 giugno 1473, cc. 33v-34r.
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