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ŻEROMSKI, Stefan

di Giovanni Maver - Enciclopedia Italiana (1937)
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ŻEROMSKI, Stefan

Giovanni Maver

Scrittore polacco, nato il 10 novembre 1864 a Strawczyn presso Kielce, morto a Varsavia il 20 novembre 1925. Trascorse l'infanzia, lieta e serena, in mezzo al suggestivo paesaggio delle Góry Świętokrzyskie, che con nostalgia e intenso sentimento della natura non si stancherà di rievocare fino ai suoi ultimi anni (Puszcza jodłowa, Foresta di abeti, 1925). Figlio di genitori già benestanti, ma rovinati dalla rivolta del 1863, conobbe ben presto le durezze della povertà: di salute malferma e costretto a guadagnarsi la vita, non riuscì a condurre a compimento gli studî secondarî (ginnasio-liceo russo di Kielce, 1876-1887), e breve fu il suo soggiorno a Varsavia, dove, iscritto all'Istituto di veterinaria (1887-88), sconta con qualche settimana di prigione la sua partecipazione alle segrete organizzazioni politiche. Precettore in provincia tra il 1889 e il 1892, ottiene poi, grazie all'aiuto di buoni amici, un posto di bibliotecario nel Museo nazionale dell'emigrazione polacca a Rapperswil in Svizzera (1892-96), donde passa alla Biblioteca Zamojski di Varsavia (1897-1904). Nel frattempo, con una serie di novelle (quattro raccolte: Rozdzióbią nas kruki wrony, Ci divoreranno i corvi, le cornacchie, 1895; Opowiadania, Narrazioni, 1896; Utwory powieściowe, Racconti, 1898; Aryman mści się, Godzina, A. si vendica, L'ora, 1904) e con i tre primi romanzi (Syzyfowe prace, Le fatiche di S., 1898; Ludzie bezdomny, I senza tetto, 1900; Popioły, Le ceneri, 1904), Ż. ha assunto un posto preminente nella letteratura polacca. Le sue angustie finanziarie sono definitivamente superate ed egli può dedicarsi ormai esclusivamente all'opera letteraria. Soggiorna spesso all'estero (a un primo viaggio alla riviera italiana e in Corsica del 1902, segue un più lungo soggiorno in Italia nel 1906-1907, v. Dziennik podróży, Diario di viaggio, 1933; tra il 1908 e il 1912 vive soprattutto a Parigi), continua a scrivere racconti (Echa leśne, Echi del bosco, 1905), e romanzi (Dzieje grzechu, Storia di un peccato, 1908; Uroda życia, La bellezza della vita, 1912; Wierna rzeka, Il fiume fedele, 1913); tenta altri generi: "rapsodie" in prosa poetica (Powieść o Udałym Walgierzu, Il racconto del prode W., 1906; Duma o hetmanie, 1908) e drammi (Róża, Rosa, 1909; Sułkowski, 1910). Dopo gli anni di guerra, trascorsi a Zakopane e durante i quali scrisse la trilogia Walka z szatanem (Lotta con Satana, 1916-1919), Ż. indugia volentieri su problemi culturali (Snobizm i postęp, Snobismo e progresso, 1923), senza trascurare però l'attività artistica. Sono, infatti, di quest'ultimo periodo i racconti Wszystko i nic (Tutto e nulla, 1919) e Wiatr od morza (Vento dal mare, 1922, ciclo di racconti epico-storici sulla Pomerania polacca), nonché il romanzo Przedwiośnie (Albori di primavera, 1925) e una serie di opere drammatiche, fra cui Ponad śnieg bielszym się stanę (Diventerò più bianco della neve, 1921) e la riuscita commedia Uciekła mi przepióreczka (Mi è sfuggita la quaglia, 1924).

Possente e saldamente unita in un sol blocco, se presa nell'insieme, l'opera di Ż. presenta strane e quasi volute incongruenze, ove ci si rivolga ai racconti di maggior mole; per riapparire poi di nuovo di una forza e armoniosità elementari e suggestive, quando si fissi lo sguardo sulle novelle brevi e compatte, o si scenda a scene particolari, nelle quali si dispiega, senza urtanti intromissioni dal di fuori, il suo innato, robusto talento creativo. Tempra, nello stesso tempo, di poeta lirico e di pubblicista, il quale sempre di nuovo assurge a portavoce del suo tempo e del suo popolo, egli non riesce, laddove si mette a costruire di proposito (per es. ne Le ceneri, che ritrae la vita dei Polacchi combattenti negli eserciti di Napoleone, nella Storia di un peccato, ne La bellezza della vita, o in Albori di primavera, ecc.), ad accordare queste due molle principali della sua ispirazione. Altri contrasti si aggiungono a questo fondamentale: un gioioso attaccamento a ogni forma di vita e un macabro bisogno di affondare avidamente mente e cuore negli orrori della morte (per es. ne La storia di un peccato); una grande capacità di rendere vivo, con rapidi tocchi, un personaggio, e un impulso, raramente domato, a non lasciarlo vivere la vita che gli è propria, e sovrapporglisi, e talvolta persino ridurlo a pallido schema di un'idea. Non sempre questi contrasti risultano dannosi alla sua opera, che spesso, anzi se ne avvantaggia; tanto più che proprio in essi Ż. rivela le sue grandi doti di artista delle sfumature, che ha sempre a sua disposizione un linguaggio prodigiosamente ricco. Grande nei suoi pregi e nei suoi difetti, Ż. ha lasciato su ogni sua creazione l'impronta di un genio; e anche le servitù che egli ha imposte alla sua arte, hanno contribuito a fare di lui la guida spirituale della Polonia contemporanea.

Traduz. ital.: Fiume fedele, di G. Gromska, Milano 1916; 2ª ed., 1926; La bellezza della vita, di V. Dambska, ivi 1920; Gli echi del bosco, di L. Kociemski, ivi 1923; Tutto e nulla, di Cr. Agosti Garosci, Torino 1928; Ceneri, di Cr. Agosti Garosci e Cl. Garosci, ivi 1930.

Bibl.: St. Piołun-Noyszewski, St. Ż. Dom., dzieciństwo i młodość (St. Ż. La casa, l'infanzia e la giovinezza), Varsavia 1928; St. Adamczewski, Serce nienasycone (Cuore insaziabile), Poznań 1930; Wł. Jampolski, St. Ż. duchowy wódz pokolenia (St. Ż., guida spirituale della generazione), 2ª ed., Cracovia 1930; St. Baley, Osobowość twórcza Żeromskiego (La personalità creatrice di Ż.), Varsavia 1936; St. Piołun-Noyszewski, Zarys myśli politicyzno-społecznei St. Żeromskiego (Disegno del pensiero politico-sociale di St. Ż.), ivi 1937; St. Brzozowski, O St. Żeromskim. Studjum (Saggio su St. Ż.), ivi 1904; J. Matuszewski, Studja o Ż. i Wyspiańskim (Studî su Ż. e W.), ivi 1921; J. Ujejski, Ostatni wajdelota (L'ultimo W.), ivi 1927; W. Borowy, tre saggi in Dziś i wczoraj (Oggi e ieri), ivi 1934; K. Czachowski, Obraz współczesnej literatury polskiej (Quadro della lett. pol. contemporanea), II, Leopoli 1934; Z. L. Zaleski, Etienne Ż., in Attitudes et destinées, Parigi 1932; E. Lo Gatto, St. Ż., Studio critico, Roma 1926; N. Nucci, Alcuni elementi sociali e nazionalisti dell'opera letteraria di St. Ż., ivi 1932.

Vedi anche
Polonia Stato dell’Europa centro-orientale, che si affaccia per circa 500 km sul Mar Baltico. I confini terrestri corrono a S lungo la linea spartiacque delle catene montuose dei Sudeti e dei Beschidi, che separano la Polonia dalla Repubblica Ceca e dalla Slovacchia; a O, lungo il corso dell’Oder e del suo affluente ... Andrzej Wajda Regista cinematografico polacco (n. Suwałki 1926), uno dei maggiori del cinema polacco. Ha trattato temi della storia recente e della vita contemporanea polacca con alte qualità espressive e autentica tensione morale. Tra i film: Pokolenie ("Una generazione", 1954); Kanal (I dannati di Varsavia, 1957); ... Varsavia (pol. Warszawa) Città capitale della Polonia (1.711.466 ab. nel 2009; 2.225.000 ab. considerando l’intera agglomerazione urbana). Sorge in un punto in cui si raccordano vie commerciali e di comunicazione storiche e attuali, sulle due rive della Vistola, lungo le quali si dispongono i quartieri residenziali ... poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ...
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