Sandrelli, Stefania
Attrice cinematografica e televisiva, nata a Viareggio (Lucca) il 5 giugno 1946. Grazie a una bellezza semplice, ma sensuale, un'apparenza ingenua dai risvolti ora tragici ora umoristici, una leggerezza e una versatilità di interprete spesso al servizio del miglior cinema d'autore, dagli anni Sessanta la S. ha rappresentato un modello di donna oggetto del desiderio maschile, sottomessa, fragile, arrendevole ma altrettanto determinata, sessualmente indipendente, ironica e sensibile. Nonostante le ottime prove offerte nel corso della sua lunga carriera sotto la direzione di grandi registi quali Pietro Germi, Ettore Scola, Bernardo Bertolucci e Mario Monicelli, la S. ha vinto solo tre tardivi David di Donatello: nel 1989 come miglior attrice protagonista per Mignon è partita (1988) di Francesca Archibugi, nel 2001 come miglior attrice non protagonista per L'ultimo bacio di Gabriele Muccino e nel 2002 per Figli/Hijos (2001) di Marco Bechis.
Lanciata da concorsi di bellezza e da rotocalchi, la S. esordì nel cinema appena quindicenne, nel 1961, in due ruoli minori in Gioventù di notte di Mario Sequi e Il federale di Luciano Salce. Ma fu con Divorzio all'italiana (1961) di Germi che si impose come attraente 'Lolita' in grado di sovvertire la quiete familiare del barone Fefè Cefalù (Marcello Mastroianni). In seguito con Sedotta e abbandonata (1964) sempre di Germi e soprattutto con Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli la S., dimostrando un talento sfaccettato e una professionalità non prevaricati dal pur prorompente fascino fisico, divenne una delle interpreti più significative del cinema, ma anche della società e del costume italiani nel periodo del boom economico. L'aspirante stellina del film di Pietrangeli, concupita da uomini volgari e svilita dall'infido mondo dello spettacolo, sembra inizialmente uno stereotipo da commedia ma si trasforma in modo repentino in un personaggio complesso e drammatico, segnato da una leggerezza e un'ingenuità ai limiti dell'autolesionismo, oltre che dal retaggio provinciale e dal profondo senso di solitudine. Spiritosa e simpatica, nonché disinvolta e spontanea, la S. si trovò a suo agio, da perfetta creatura moraviana, in contesti severi e cupi come quelli evocati in Il conformista (1970) di B. Bertolucci, ma anche in altri apertamente comici come Brancaleone alle Crociate (1970) di Monicelli. La mentalità e l'ostinazione della ragazza di origini popolari vengono rese in maniera ineccepibile e convincente in Delitto d'amore (1974) di Luigi Comencini, dove l'attrice restituisce un ritratto limpido dell'operaia meridionale sognatrice e sfortunata, vittima della fabbrica in cui tuttavia ha conosciuto l'amore. La conferma di questa capacità di aderire con schiettezza a figure femminili tutt'altro che convenzionali arrivò con C'eravamo tanto amati (1974) di Scola dove la S., che divide e unisce tre amici (Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Stefano Satta Flores), si rivela figura di riferimento non solo delle scelte individuali ma anche di un intero quadro storico-sociale in cui emergono speranze e ideali traditi. E, sempre negli anni Settanta, oltre alla parte a lei pienamente congeniale della fervente attivista politica moglie del contadino Olmo (Gérard Depardieu) in Novecento (1976) di Bertolucci, risultarono notevoli e sapientemente disinibiti i suoi ruoli, al fianco rispettivamente del prete (Alberto Sordi) e dell'ex marito (Ugo Tognazzi), nell'episodio di Comencini L'ascensore di Quelle strane occasioni (1976) e nell'episodio Sarò tutta per te firmato da Mauro Bolognini di Dove vai in vacanza? (1978).
Negli anni Ottanta la quarantenne S., con assoluta disinvoltura, ha ottenuto un notevole successo personale scegliendo di apparire in una serie di film erotici inaugurata da La chiave (1983) di Tinto Brass e proseguita fra gli altri, con Jamón jamón (1992; Prosciutto, prosciutto) e Volavérunt (1999) entrambi diretti da J.J. Bigas Luna. Ma contemporaneamente ha affrontato film e personaggi di notevole spessore in Segreti segreti (1985) di Giuseppe Bertolucci, in Speriamo che sia femmina (1986) di Monicelli e in particolare in La famiglia (1987) dove Scola è tornato a dirigerla magistralmente nella parte della moglie comprensiva, ma in fondo più matura e intelligente del velleitario capofamiglia (Vittorio Gassman). Tre ruoli di madre, estremamente diversi tra loro ma resi con grande sensibilità, disegnati rispettivamente in Mignon è partita (diretta dalla Archibugi, per la quale avrebbe successivamente interpretato Con gli occhi chiusi, 1994, ancora nella parte di una madre succube e rassegnata), Figli/Hijos e L'ultimo bacio, sono stati accolti con grande favore dal pubblico e dalla critica che ha voluto evidenziare ancora una volta la naturalezza espressiva dell'attrice.
Sin dagli anni Ottanta la S. ha alternato con estrema duttilità cinema e televisione, partecipando a serie di successo. Moglie del regista Giovanni Soldati, è madre di Amanda Sandrelli (n. 1964), anch'essa attrice, nata dal suo precedente legame con il cantante Gino Paoli.
G. Fofi, Più stelle che in cielo: il libro degli attori e delle attrici, Roma 1995, pp. 182-86; E. Girlanda, Stefania Sandrelli, Roma 2002.