AZZI, Stefano
Miniatore, attivo a Bologna nella seconda metà del sec. XIV e nel primo decennio del XV, figlio di Alberto di Prendiparte A., anch'egli miniatore, come ricordano i documenti, ma del quale non ci sono pervenute opere. Forse anche Prendiparte fu miniatore, ma non è accertato.
Dell'A. si hanno notizie in documenti a partire dal 1363 fino al 1402, mentre la sua attività di miniatore è ricordata per la prima volta nel 1368. Il padre abitava in cappella di San Lorenzo, a Bologna; l'A. nel 1363 risulta come appartenente "cappelle sancti Proculi"; rivestì anche cariche pubbliche.
La prima menzione è del marzo-aprile 1363, quando viene citato come teste in un processo. Nel 1368 (24 novembre) gli sono pagate 17 lire per la decorazione di due messali per il Collegio di Spagna (Filippini-Zucchini). Nel gennaio 1379 è testimone in un processo per una rissa avvenuta nella sacrestia di San Petronio e ancora viene citato come teste il 10 febbr. 1381; l'11 nov. 1383 è eletto podestà delle terre di Ceretolo, Lauro, Predosa e San Martino in Casola; nel 1385 risulta possessore di tre case nella parrocchia di San Procolo (cioè quella dove abitava); l'11 apr. 1387 vende una delle case. Il 7 genn. 1394 (Filippini-Zucchini) risulta miniatore, per il Comune, delle nuove tavole del Consiglio dei Seicento; lo stesso anno, il 4 febbraio, sempre per il Comune, decora con due miminiature, rappresentanti il Paradiso e l'Inferno,ilLibro dei Defraudanti. Nel Libro dei Creditori di Monte per il 1395 è annotato come creditore di nove luoghi di Monte. L'11 febbr. 1400 risulta esecutore testamentario assieme a certo Niccolò di Ghillino, sarto, per conto di Bencivenne di Giovanni Flavi, e il 4 giugno è menzionato per un deposito di 500 lire fatto a tale Giovanni di Giovanni, "strazzarolo" (Filippini-Zucchini). Il 1º dic. 1402 vende una casa a Domenico della Seta nel Borgo delle Tovaglie.
Le opere ricordate più sopra nei pagamenti sono andate perdute: rimane invece notizia per due altre, che costituiscono la base per la ricostruzione della sua attività e per attribuzioni ulteriori.
L'opera più antica documentata è la decorazione dello Statuto della Società dei notai, per la quale viene pagato nel 1382 con 8 lire e 7 soldi, anche a titolo di rimborso delle spese avute per acquisto di cinabro per la coloritura dei paragrafi dei capoversi (fatica generalmente affidata al calligrafo). Il codice, conservato dell'Archivio di Stato di Bologna, è ornato da una miniatura rappresentante un notaio seduto in cattedra in atto di scrivere su una pergamena.
Nel 1387 viene pagato 3 lire per aver decorato la Matricola della stessa Società (anni 1286-1530: Bologna, Archivio di Stato) con quattro mezze figure di notai (il resto della decorazione è più tardo).
Sulla base di queste opere certe il Malaguzzi Valeri, seguito dagli studiosi successivi, ha attribuito all'A. anche lo Statuto della Società dei barbieri (Bologna, Mus. Civico)del 1376 - che quindi sarebbe la prima opera finora nota dell'A. - e lo Statuto dell'Arte della seta (Bologna, Archivio di Stato) del 1410, con una miniatura con le figure dei Santi Petronio, Pietro e Michele che atterra il drago; al di sotto sono gli stemmi della Società e del Comune bolognese, su campo nero e racchiusi da un fregio d'oro.
Il Malaguzzi Valeri (nella voce redatta per il Thieme-Becker) definisce l'A. come scolaro di Niccolò di Giacomo: se l'artista non ne fu tuttavia proprio discepolo, ne subì certo l'influenza determinante dei modi, che si manifesta nell'inclinazione a coloriti biaccosi e terrei nei carnati, a colori squillanti e spesso troppo vistosi, con un appesantimento della forma rispetto a Niccolò dovuto alla durezza del tratto troppo marcato. Con altri artisti del tempo, l'A., pur conservando una propria efficacia decorativa, divulgò, ripetendole, le forme del maestro, senza riuscire, tuttavia, a raggiungere originalità e autonomia di linguaggio.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Atti del Podestà, n. 299; Bologna, Archivio del Collegio di Spagna, Libro di spese (1368), cc. 1, 29; Archivio di Stato di Bologna, Atti del podestà Giovanni Frattani, n. 4, cc.32a, 33b; Bologna, Archivio Comunale, Società dei Notai, Libro di spese (1381-1395), cc. 13v, 14v, 108v, Ibid., Memorie di Giacomo di Bartolomeo da Scanello (1382), secundorum, c. 32v; Ibid., Consiglio generale e speciale e di credenza. Elezione di ufficiali (1383), c. 14r; lbid., Libro Possidenze e Estimi (1385), c. 437; Ibid., Provvisione di Niccolò da Folca (1402), c. 10v; M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigymnasii bononiensis Professoribus..., I, Bologna 1888, p. 111 n. s; U. Dallari, I Rotuli dei Lettori legisti e artisti dello Studio bolognese, Bologna 1891, III, p. VII; F. Malaguzzi Valeri, I codici miniati di Niccolò di Giacomo e della sua scuola, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 3, XI, 1-2-3 (1893), pp. 6, 38-40 dell'estr.; Id., La collezione di miniature nell'Archivio di Stato di Bologna, in Arch. stor. dell'arte, VII (1894), pp. 8-10; Id., La miniatura in Bologna..., in Arch. stor. ital., s.5, XVIII (1896), pp. 243 ss.; Id., Catalogo delle miniature e dei disegni posseduti dall'Archivio di Stato di Bologna, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 3, XV (1898), pp. 23, 24, 35; Id., Il palazzo e la cappella dei Notai in Bologna, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXI (1898), p. 184; R. Baldani, La pittura a Bologna nel sec. XIV, in Documenti e Studi della R. Deputazione di storia patria per la Romagna, III (1908), p. 423 (p. 51 dell'estr.); M. Salmi, La miniatura, in Tesori delle Biblioteche d'Italia, I,Emilia e Romagna (a cura di D. Fava), Milano 1932, p. 310; F. Filippini-G. Zucchini, Miniatori e pittori a Bologna, Documenti dei sec. XIII e XI V, Firenze 1947, pp. 4, 221 s.; P. D'Ancona, E. Aeschlimann, Dict. des Miniaturistes..., Milan 1949, p. 17; M. Salmi, La miniatura italiana, Milano 1956, p. 20; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, II, p. 295.