D'ANDREA, Stefano
Nacque a Genova (presumibilmente intorno alla metà del sec. XVII), dove sposò la cugina Brigida D'Andrea. Ancora giovane, si trasferì con la famiglia in Belgio, dove iniziò l'attività di banchiere. Nel 1682 lo troviamo ad Anversa, dove succede nella carica di ammiraglio della Schelda a don Antonio D'Acuna y Andrada. Nel 1694 ricopre la carica di console della Repubblica di Genova (ma è probabile che avesse ricevuto l'incarico già parecchi anni prima).
Si tratta in ambo i casi di uffici di alto prestigio, che lasciano intravedere la presenza di una fitta rete di rapporti con le autorità politiche locali e con gli ambienti economici internazionali. Le ricerche storiche sull'ammiragliato dimostrano infatti che questa carica era affidata a persone che oltre a godere della fiducia dei politici potevano anche contare sull'appoggio degli armatori, dei commercianti e dei finanzieri.
Come banchiere il D. svolse soprattutto il ruolo di agente di cambio, ma non disdegnò l'attività commerciale, facendosi. fornitore di merci pregiate per i clienti più affezionati. Nel suo lavoro sfruttò la stima di cui godeva presso la colonia italiana e la posizione di prestigio che gli derivava dall'ammiragliato. Tra i suoi clienti troviamo il marchese Angelelli, il conte Giovanni Carafa, il conte Bolognetti, il conte Pecori, il prevosto Giacomo Maria Barca e molti speculatori e finanzieri genovesi. Il rapporto più documentato è quello che intrecciò col Gasparini, ricco finanziere veneziano, col quale mantenne a lungo un continuo giro di operazioni di credito. Sul finire del secolo un'errata valutazione del Gasparini sull'opportunità d'importare in Belgio grano italiano provocò un violento tracollo finanziario che coinvolse in parte anche il D. che in quel momento aveva verso di lui molti crediti arretrati.
L'attività del D. e del Gasparini è tra l'altro legata alle vicende della fondazione del teatro dell'Opera di Bruxelles meglio conosciuto come Théâtre de la Monnaie.
Nel 1681 G. B. Petrucchi e G. B. Cartelli, usufruendo di un prestito di 24.000 fiorini accordato dal D., fecero costruire in quai de Foin un teatro d'opera sullo stile di quelli parigini. I due non riuscirono però a saldare il debito sicché il D. fece sequestrare l'arredamento e tramite il nipote G. M. Armirotti acquistò lo stabile per 10.000 fiorini. Il 12 maggio 1683 lo rivendette per 20.000 fiorini ad A. Borgioni, che avrebbe dovuto pagare la metà della somma entro la fine del 1683 e il resto in rate quinquennali. Anche il Borgioni non riuscì a mantenere l'impegno e il teatro tornò così nelle mani del D. che continuò ad affittarlo. Nel 1691 la sala fu affittata a P. Fariseau che l'adibì a fienile. Nel frattempo il D. aveva affidato per procura la gestione del teatro al figlio Giovanni Antonio. In questo periodo iniziarono nuove trattative d'affitto con P. Fiocco, compositore veneto, e P. Bombarda, uomo d'affari romano. Nella conduzione dell'affare ebbe grande importanza la mediazione del Gasparini (cognato del Fiocco e socio del Bombarda), che in quel periodo era già in buoni rapporti col D'Andrea. L'affare andò in porto e il teatro riaprì i battenti il 15 nov. 1694. Lo stesso Gasparini ne assunse la gestione amministrativa, il Fiocco quella artistica, il Bombarda ne fu il finanziatore e il direttore generale. Il teatro restò aperto fino al 1699. Visto il successo di pubblico e di critica ottenuto con la gestione artistica del Fiocco, il Bombarda e il Gasparini decisero di costruire un nuovo e più funzionale edificio vicino al vecchio. Il D. preoccupato di non riuscire più ad affittare il suo teatro, cercò prima di dissuaderli e poi di vendere loro il vecchio stabile: sembra che riuscisse in quest'ultima impresa ottenendo dalla cessione 11.000 fiorini. Il nuovo teatro costruito dagli architetti Paolo e Pietro Bezzi e decorato dal Servadoni iniziò la sua attività nel 1701.
In quello stesso anno il D. moriva malato di gotta. L'amministrazione del patrimonio familiare e la carica di ammiraglio passavano al figlio Giovanni Antonio. Questi, sposatosi nel 1682 con Francesca Pavan, che gli aveva portato una ricca dote, era rimasto vedovo nel 1694. Dalla Pavan aveva avuto tre figli: Stefano Carlo, Nicola Giovanni, Maria Cristina. I dispiaceri datigli dal primogenito, che sperperò parte del patrimonio, quelli dovuti ad alcuni investimenti sbagliati e alla difficoltà d'incassare alcuni crediti arretrati, ed infine un violento attacco di gotta, lo condussero alla morte nel 1705. Secondo il Battistini con la sua morte cessò l'attività finanziaria della famiglia.
Il Battistini ricostruisce la vita dei D'Andrea attraverso la corrispondenza ritrovata nell'archivio privato del Gasparini che si trova depositato nell'Archivio di Stato di Bruxelles. Il Liebrecht aveva invece precedentemente utilizzato le carte dell'Archivio del teatro de la Monnaie.
Bibl.: H. Liebrecht, Histoire du théâtre français à Bruxelles au XVII et au XVIII siècle, Paris 1923, passim; M.Battistini, S. e G. A. D'Andrea, di Genova, ammiragli della città di Anversa (secc. X VII e XVIII), in Giorn. stor. e lett. della Liguria, XVIII (1942), 3-4, pp. 150-169.