D'ARRIGO, Stefano
Scrittore, nato ad Alì Marina (Messina) il 10 ottobre 1919. Laureatosi con una tesi su Hölderlin, ha esercitato la critica d'arte, e nel 1957 ha pubblicato Codice siciliano (nuova ed. accr. 1978), raccolta di poemetti in cui rivivono, in un'atmosfera magica, immagini e miti della Sicilia. Nel 1958 una giuria formata da C. Bo, V. Sereni, E. Montale, E. Vittorini, gli ha conferito un premio per scrittori inediti: l'opera premiata è stata poi pubblicata da E. Vittorini, con il titolo I giorni della fera, nella rivista Il Menabò (1960, n. 3), suscitando grande interesse da parte della critica.
Si trattava del primo nucleo del romanzo che sarebbe poi apparso in edizione definitiva nel 1975, dopo una gestazione durata quindici anni, con il titolo Horcynus Orca. Intorno al racconto del ritorno in Sicilia del marinaio 'Ndrja Cambria dopo la disfatta del 1943, D'A. ha costruito un mondo singolare di apparizioni reali e fantastiche, che culminano nella descrizione della feroce orca, creatura mitica e favolosa, in agguato nello stretto di Messina: mediante un variare continuo dei registri stilistici e dei piani narrativi, viene proposta dall'autore una concezione del mondo come metamorfosi, descritta attraverso lo sconvolgimento del paesaggio, della natura, delle coscienze. Frutto di una lunga e complessa rielaborazione, soprattutto sul piano linguistico, il libro ha interessato e diviso la critica proprio per il tipo di scrittura, il cui plurilinguismo sperimentale si serve di neoformazioni, arcaismi, preziosismi, sicilianismi, parasinteti, forme risuffissate, di una sintassi giustappositiva con forti presenze dialettali.
Nel 1985 D'A. ha pubblicato Cima delle nobildonne (premio Elsa Morante e premio Brancati), romanzo in cui si fondono fantasia, storia e scienza, intorno al tema centrale della placenta, elemento primario e mitico nella storia dell'umanità. In quest'ultima opera D'A. si è servito di un linguaggio diverso, ricorrendo a un lessico comune e a una sintassi elementare, allontanandosi volutamente dal linguaggio composito di Horcynus Orca.
Bibl.: E. Vittorini, Notizia su S. D'Arrigo, in Il Menabò, 3 (1960); G. Mariani, La giovane narrativa italiana tra documento e poesia, Firenze 1962, pp. 174-76; I. Baldelli, Dalla ''Fera'' all'''Orca'' (1975), in Conti, glosse e riscritture, Napoli 1988, pp. 267-95; S. Lanuzza, Su S. D'Arrigo. Il linguaggio dello Scill'e Cariddi, in Carte segrete, 35 (1977), pp. 101-29; N. D. D'Agostino, Prime perlustrazioni di ''Horcynus Orca'', in Nuovi Argomenti, n.s. 56 (1977), pp. 27-52; E. Giordano, Ripensando a ''Horcynus Orca'' di S. D'Arrigo, in Misure Critiche, 22 (1977), pp. 86-95; C. Marabini, Lettura di D'Arrigo, Milano 1977; G. Raboni, D'Arrigo e il capolavoro, in Letteratura italiana. Novecento, a cura di G. Grana, vol. 10°, Milano 1979, pp. 9235-51; G. Pontiggia, Introduzione a Horcynus Orca, Milano 1982; E. Giordano, ''Horcynus Orca'': il viaggio e la morte, Napoli 1984; L. Mondo, Anni settanta: tre outsider, in AA. VV., L'arte dell'interpretare. Studi critici offerti a Giovanni Getto, Cuneo 1984, pp. 803-10; S. Lanuzza, Scilla e Cariddi. Luoghi di ''Horcynus Orca'', Acireale 1985; G. Pampaloni, in Il Giornale, 1 dicembre 1985; G. Amoroso, S. D'Arrigo, in AA. VV., La realtà e il sogno. Narratori italiani del Novecento, a cura di G. Mariani e M. Petrucciani, i, Roma 1987, pp. 223-31; W. Pedullà, ''Cima delle nobildonne'' di Arrigo, in Letteratura italiana. Novecento, a cura di G. Grana, Integrazioni e aggiornamenti, vol. 11°, t. 2°, Milano 1989, pp. 969-73.