BUONO, Stefano del (Stefano da Prato, Stefano di Geri)
Nacque da Geri in data imprecisata nella seconda metà del sec. XIV a Prato. Entrato, pare per interessamento dello zio Ludovico Aliotti, arcivescovo di Atene e poi vescovo di Volterra, negli ambienti della Curia, si distinse presto al servizio della Camera apostolica. Tra le sue carte si conservano infatti numerosi documenti finanziari del cardinal camerlengo E. Minutolo, alle cui dipendenze dirette il B. dovette agire nei primi anni del suo soggiorno in Curia, e del tesoriere pontificio, che vanno dal 1401 al 1415. Nel 1401 risulta chierico del Sacro Collegio, due anni più tardi scrittore delle lettere apostoliche, carica dalla quale fu destituito da Gregorio XII il 1º ott. 1408, probabilmente per aver aderito, come lo zio Aliotti, alla fazione, formatasi in seno al Collegio cardinalizio con l'intento di por fine allo scisma, che durava ormai da trent'anni, mediante un concilio. Concluso il concilio di Pisa con l'elezione di un terzo papa, Alessandro V, il B. poté tornare alle sue funzioni. Giovanni XXIII comunque, succeduto dopo pochi mesi ad Alessandro V, gli riconfermò l'ufficio, di scrittore e anche quello, molto più redditizio, di registratore delle lettere pontificie (28 ag. 1411) che il B. aveva già esercitato durante il breve pontificato di Alessandro V.
Lo stesso papa nominò il B., il 27 ag. 1411, vescovo di Volterra, come successore di Giovanni Scolari, che a sua volta era succeduto allo zio del B., morto il 6 aprile dello stesso anno a Siena. L'elevazione alla dignità vescovile non significò tuttavia l'interruzione della sua attività nella Camera, che anzi proprio in quel periodo pare abbia intensificato, assumendo il ruolo di principale consigliere finanziario di Giovanni XXIII (lo troviamo qualificato, nei documenti come "consiliarius Camerae"). Quest'ultimo il giorno dopo la sua elezione a vescovo di Volterra non solo gli aveva confermato la carica di registratore, ma lo aveva nominato anche suo cubiculario, affidandogli in tal modo l'amministrazione dei fondi che erano a disposizione personale del pontefice.
Nell'autunno del 1414 seguì il papa in Germania per partecipare al concilio di Costanza, dove Giovanni XXIII perse presto ogni influenza. La fuga del pontefice da Costanza (21marzo 1415), dopo essere stato costretto alla rinuncia, e la sua deposizione da parte del concilio (19 maggio 1415) segnarono anche la fine della carriera del B. in Curia. Egli infatti non aveva esitato a schierarsi dalla parte del papa deposto e aveva lasciato Costanza subito dopo di lui. Al seguito di Giovanni XXIII il 7 apr. 1415 era a Lauffenburg, dove gli rese i conti di tutte le entrate "ex proventu bulle et registri". Era del resto troppo compromesso. Nel corso del processo istruito dal concilio contro Giovanni XXIII gravi accuse furono mosse anche contro il Buono. Numerosi testimoni riferirono che egli, che pure nel dicembre del 104 aveva presentato al concilio un suo memoriale, contenente tra l'altro proposte per la riforma della Curia, approfittando del suo ufficio di registratore aveva venduto apertamente benefici e cariche ecclesiastiche al migliore offerente.
Tornato in Italia, il B. riuscì a interessare i Fiorentini alla sua sorte. Gli ambasciatori del Comune, incaricati di salutare il nuovo papa Martino V al suo ritorno in Italia (ottobre1418), avevano anche istruzioni di raccomandarlo al pontefice per ottenere possibilmente la sua riammissione nella carica di registratore, ma non ebbero il minimo successo. Ancora nel 1423, dopo ripetuti e inutili interventi fiorentini in favore del B., Palla Strozzi fu incaricato di supplicare "la sua Santità che si degni... averlo nella sua grazia raccomandato favorevolmente, ed all'ufficio et amministrazione del Registro, al quale fu meritamente già deputato, deputare e porre..." (Guasti, p. 25), ottenendo però solo la vaga promessa che al B. sarebbe stata restituita la carica, appena si fosse liberato un posto; ma questo caso, evidentemente, non si verificò mai.
Un ritorno in Curia si prospettò al B. solo dopo la morte di Martino V: Eugenio IV il 12 nov. 1434 lo nominò suo vicario "in spiritualibus" a Roma. Ma era troppo tardi. La morte lo colse a Roma, nell'esercizio di questa carica, il 10 settembre del 1435.
I resti del suo archivio, di notevole interesse storico, che oggi sono raccolti in dodici volumi conservati nella Biblioteca Roncioniana di Prato, contengono, oltre ai già menzionati documenti finanziari relativi alle entrate e uscite della Camera apostolica, documenti relativi al concilio di Costanza (tra l'altro il memoriale presentato a Costanza, che è pubblicato in Arch.stor. ital., s. 4, XIII [1884], pp. 353-359), al vicariato del B. a Roma, e all'amministrazione della diocesi di Volterra durante il suo vescovato.
Fonti e Bibl.: Commissioni di Rinaldo degli Albizzi per il Comune di Firenze dal 1399 al 1433, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, p. 299; Acta Concilii Constanciensis, a cura di H. Finke, III-IV, Münster i. W., 1926-28, ad Indicem (sub voce Vulterranus episcopus); C. Guasti, Gli avanzi dell'archivio di un pratese vescovo di Volterra che fu al concilio di Costanza, in Archivio storico italiano, s. 4, XIII (1884), pp. 2041, 171-209, 313-372; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden, Rom 1914, pp. 81, 227; P. D. Partner, Camera Papae: Problems of Papal Finance in the Later Middle Ages, in The Journal of Ecclesiastical History, IV (1953), p. 64; Id., The Papal State under Martin V, London 1958, pp. 133, 139; C. Eubel, Hierarchia catholica, I, Monasterii 1913, p. 56.