STEFANO di Nardo
STEFANO di Nardò. – L’unica informazione che si ha su Stefano dice che nel 1325 fu accolto nella comunità di Nardò (Lecce), allora governata dall’abate Bartolomeo, cui era legato da un rapporto di familiarità.
Nel 1355 ricevette il compito di trascrivere un «Libro de omne donazione et privilegio facto a la ecclesia, et uno autro de omne bene tene et ave la nostra ecclesia» (Chronicon neritinum..., 1738, col. 906). Nel 1361 prese la guida del monastero neritino di S. Maria di Monte Alto. L’anno successivo fu eletto abate di Nardò Guglielmo, che gli diede l’incarico (a quanto si legge nel titolo dell’operetta) di scrivere il Chronicon neritinum.
La prima parte della cronaca, che registra le vicende dell’abbazia, governata prima dai monaci basiliani poi dai benedettini, dal 1090 al 1412, si conclude con l’anno 1368: è plausibile che le successive undici annotazioni siano state scritte (o immaginate scritte) da altri. Non si hanno altre notizie del compilatore e l’unico documento che attesta l’esistenza dell’abate Stefano è proprio la cronaca a lui attribuita.
Gli studi di Ferrante Tanzi prima (1903, 1905) e poi di Giuseppe Chiriatti (1910), che ne curò una nuova edizione, dopo quella muratoriana, hanno dimostrato sufficientemente l’inattendibilità del testo nel suo complesso. Si tratta infatti di un apocrifo compilato da Giovanni Bernardino Tafuri e da lui annotato, con il ricorso a testimonianze in parte anche autentiche, che l’erudito salentino pensò di poter pubblicare nella raccolta curata da Ludovico Muratori (lettera del 19 agosto 1728). Questi nutrì dubbi sulla genuinità dei documenti speditigli da Tafuri, sicché solo dieci anni più tardi cedette alle sue insistenze. Il Chronicon uscì nel 1738, con una prefazione nella quale, forse in via cautelare, Muratori trascriveva alla lettera la nota accompagnatoria del salentino. L’abile contraffattore, tra le altre cose, citava una altrimenti ignota, e a suo dire inedita, Descrizione della città di Nardò di Scipione Puzzovivo, nella quale sarebbe nominato e lodato come fededegno il documento in questione (Chronicon neritinum, cit., col. 887).
Fonti e Bibl.: Chronicon neritinum, sive brevis historia monasterii neritini [...], e manuscripto codice clarissimi viri Johannis Bernardini Tafuri, in RIS, XXIV, Mediolani 1738, coll. 883-910; Opere di Angelo, Stefano, Bartolomeo, Bonaventura, Giovanni Bernardino e Tommaso Tafuri di Nardò, a cura di M. Tafuri, I, Napoli 1848, pp. 375-402.
F. Soria, Memorie storico-critiche degli storici napolitani, Napoli 1781, p. 669; L. Giustiniani, La biblioteca storica e topografica del Regno di Napoli, Napoli 1793, p. 49; E. Aar (= L.G. De Simone), Studi storici in Terra d’Otranto, in Archivio storico italiano, s. 4, III (1879), pp. 276-306 (in partic. p. 293); B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napoletane dal 568 al 1500, a cura di O. Mastrojanni, Napoli 1902, pp. 125 s.; F. Tanzi, Il “Chronicon neritinum”, in Rivista storica salentina, I (1903), pp. 240-274, II (1905), pp. 17-27; G. Chiriatti, Di G.B. Tafuri e di due altre sue probabili falsificazioni entrate nella Raccolta muratoriana, in Archivio muratoriano, I (1910), 9, pp. 413-506 (in partic. pp. 467-496); W. Holtzmann, Aus der Geschichte von Nardò in der normannischen und staufischen Zeit, in Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in Göttingen. I. Philologisch-historische Klasse, 1961, pp. 35-82; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III: Fontes C, Romae 1970, p. 393.