DOTTORI (de Doctoribus), Stefano
Nacque a Padova verso la fine del sec. XIV da famiglia nobile.
A differenza dei fratelli Benedetto e Daniele, l'uno dottore in entrambi i diritti e collaboratore di Francesco Zabarella al concilio di Costanza, l'altro dottore in diritto civile -, scelse lo studio della medicina. Fu compagno di Michele Savonarola e come lui legato a Galeazzo Santasofia, che ritornò a Padova da Vienna dopo il 1405: il 12 genn. 1407 il Savonarola e il D. furono infatti testimoni all'acquisto della casa in contrada S. Matteo in cui egli abitò fino alla morte. Il D. si laureò in arti il 13 maggio 1409, promotori i tre più illustri maestri dello Studio tra Tre e Quattrocento, ossia il Santasofia, Giacomo Della Torre da Forlì e Biagio Pelacani da Parma, e iniziò la carriera universitaria, conseguendo alcuni titoli in artibus, tra il 1412 e il 1419- Promotori della sua laurea in medicina, il 31 luglio 1419, furono invece i nuovi maestri dello Studio: Antonio Cermisone, successore del Della Torre e gia "monarca" della medicina, Bartolomeo Montagnana e Bartolomeo Santasofia, fratello di Galeazzo, destinati a lunghe carriere padovane e a una feconda produzione, il Savonarola e Niccolò da Brugine.
L'amicizia col Savonarola e col Cermisone influenzò profondamente la vita e gli studi del Dottori. La sua carriera di professore di medicina si svolse all'ombra del Cermisone: dopo due anni di lettura straordinaria con stipendio di 35 e poi 50 ducati, nel 1424 fu nominato suo sostituto alla cattedra di teorica ordinaria in primo luogo.
Egli doveva cioè leggere in supplenza del Cermisone quando questi, come spesso avveniva, era fuori Padova, a Venezia o altrove, per esigenze professionali; il suo stipendio di 65 ducati era ricavato dagli stipendi degli altri professori. Singolare privilegio, la concessione del sostituto fu revocata il 3 genn. 1428, ripristinata il 21 sett. 1434, quando al Cermisone fu concesso, in considerazione della sua eccezionale fama, di leggere senza concorrente, e abolita definitivamente nel 1436, poiché le lamentele degli studenti indussero il Senato a reintegrare anche per lui il normale regime delle due letture concorrenti.
Da sostituto il D. divenne così concorrente del Cermisone nella lettura di teorica, ma proprio a questo punto la sua carriera fu troncata da una condanna per motivi politici: egli risultò infatti coinvolto, insieme coi fratelli, nella congiura antiveneziana del 1439 e fu confinato per due anni a Venezia. Al ritorno, nel 1441, non riebbe più la cattedra, ma per un decennio fu ancora promotore in arti e in medicina; il suo allievo più illustre fu Panfilo Castaldi, laureatosi il 24 luglio 1451.
Un ulteriore legame con l'ambiente universitario fu costituito dall'incarico, affidatogli per testamento nel 1446 dal dottore in arti e medicina Francesco Engleschi da Firenze, di fondare un collegio studentesco. Il collegio Engleschi accoglieva ogni anno quattro studenti poveri di arti e medicina, di cui due o tre padovani, e a esso il D. fu così legato che nel testamento del 24 giugno 1456 dispose che, in mancanza di eredi maschi, sorgesse anche nella propria casa un collegio siffatto.
Insieme col Savonarola e con Sigismondo Polcastro il D. fu uno dei rappresentanti più attivi dei giovani medici padovani legati all'insegnamento del Cermisone e seguaci della sua pratica. La loro amicizia è documentata in un primo testamento del D., del 1428: in esso egli lasciava parte dei propri libri al Cermisone, da cui ricordava di averne avuti anche in prestito, e al Polcastro, e volle commissari quest'ultimo e il Savonarola. L'influenza del Cermisone è evidente anche nell'unico scritto del D., il Consilium contra epidimialem pestem conservato manoscritto a Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., Lat. 13, f. 214v). Una annotazione del medico ed umanista tedesco Hartmann Schedel, che scrisse il manoscritto tra il 1464 e il 1472, avverte che tale Consilium è il resoconto dei rimedi con cui il D. aveva salvato dalla peste se stesso e la propria moglie, rimedi desunti dai vari consigli contro la peste del Cermisone e condivisi poi dal Savonarola nella Canonica de febribus, nella Practica e nel De preservatione a peste.
L'esperienza della peste indusse il D., legato come i suoi fratelli all'osservanza francescana e in particolare al convento di S. Chiara, a patrocinare l'ospedale del convento di S. Francesco Grande: a favore di esso dispose infatti generosi lasciti in un testamento del 1449.
Vari documenti testimoniano poi relazioni del D. con altri maestri di medicina padovani, in particolare con Pietro Ragionieri da Fossombrone e la sua famiglia, Bono Dal Fiume e Paolo Bagellardo, e anche coi giurista Francesco Beningrada.
Il D. morì a Padova nell'ottobre 1463
Bibl.: Indicazione archivistiche e resoconto bibliogr. in T. Pesenti, Professori e promotori di medicina nello Studio di Padova dal 1405 al 1509, Padova-Trieste 1984, pp. 115 s., cui vanno aggiunti S. Collodo, Religiosità e assistenza a Padova nel Quattrocento. L'ospedale e il convento di S. Francesco Grande, in Il complesso di S. Francesco Grande di Padova, Padova 1982, p. 46; Id., Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova 1990, pp. 512, 524, 533.