ASSEMANI, Stefano Evodio
Erudito maronita italianizzato, nato a Tripoli di Siria il 15 apr. 1711. Nipote di Giuseppe Simonio Assemani per parte della madre, sorella di lui, lo zio gli conferì senza formalità il proprio cognome, mentre il cognome della famiglia 'Awwād (stirpe insigne tra i Maroniti, donde era uscito anche un patriarca, zio paterno di Stefano), italianizzato in Evodio (si trova anche la forma Avodio) e da lui dapprima portato in Italia, fu poi usato come secondo nome personale. Giuseppe Simonio lo chiamò a sé ancora fanciullo e lo fece entrare nel 1720 nel Collegio dei Maroniti di Roma donde uscì nel 1730, e subito ordinato sacerdote occupò nella Biblioteca Vaticana il posto di scrittore per il siriaco e l'arabo rimasto vacante in seguito alla promozione dello zio a secondo custode.
Inviato al Libano al principio del 1734 come latore del pallio al nuovo patriarca maronita, vi si trattenne durante la,missione dello zio presso il concilio nazionale, destreggiandosi in maneggi non in tutto chiari, e ritornò in Italia qualche mese dopo di lui, insignito dell'alta dignità di arcivescovo titolare di Aparnea conferitagli dal patriarca subito dopo la conclusione del concilio. Riassunto l'ufficio di scrittore nella Vaticana, a principio del 1741 fu mandato a Firenze da papa ClementeXII per un'inchiesta sui miracoli attribuiti a Giuseppe Calasanzio in occasione della causa di beatificazione di lui; ivi con straordinaria rapidità compose e fece stampare il catalogo dei manoscritti orientali della Laurenziana, liqpziato già ai primi di luglio di quell'anno, e curato amichevolmente dal noto erudito fiorentino Anton Francesco Gori, e preparò quello dei manoscritti della Riccardiana, a dir vero~ assai più icarsi di numero (nel codice Vat. lat. 8225, ff. 254-291 v).
La restante sua vita, interamente dedicata a occupazioni erudite e a qualche funzione di rappresentanza, non sembra aver avuto vicende notevoli, salvo le nomine a consultore della Congregazione dei Riti e ad aggiunto della Congregazione del Concilio, conferitegli ambedue da ClementeXIII nel 1764. Fu eletto pastore in Arcadia col nome allusivo alla sua patria di Libanio Biblio. Superate alquante difficoltà di carattere amministrativo, riusci a ottenere la coadiutoria dello zio, con futura successione, e dopo la morte di Giuseppe Simonio (13 genn. 1768) la nomina a primo custode della Vaticana: questo ufficio tenne per quattordici anni, senza particolare risonanza. Morì a Roma il 24 nov. 1782 e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo in Borgo.
Quanto della sua produzione erudita sia dovuto ai consigli o alla collaborazione dello zio, intento a promuoverne la carriera con un nepotismo non insolito, a quel tempo, tra i Maroniti e altri, è difficile stabilire con sicurezza: èsintomatico che dopo la morte di Giuseppe Simonio l'attività scientifica dell'A. cessi del tutto, perfino nella pubblicazione del catalogo dei manoscritti vaticani, e che la più debole delle sue opere sia il catalogo dei manoscritti orientali della Laurenziana, nel quale non ebbe certamente parte lo zio; è anche verosimile che il trovarsi il suo nome al primo posto nel titolo del catalogo dei manoscritti vaticani non significhi punto che egli ne sia stato l'autore principale, ma risponda all'intenzione del più anziano e già celebre primo custode della Biblioteca Apostolica di attribuire meriti singolari al nipote perspianargli la via alla successione. Non possono negarsi all'A. prontezza e vivacità d'ingegno, conoscenze non comuni di lingue, di letterature, di istituzioni ecclesiastiche; ma ogni suo lavoro reca l'impronta spiacevole della fretta e della superficialità.
La prima opera a stampa dell'A. è, come si è detto, il Bibliothecae Mediceae Laurentianae et Palatinae Codicum MSS. Orientalium Catalogus, Florentiae 1742.Già prima dell'A. i manoscritti erano stati esaminati dal gesuita maronita Pietro Benedetti (Mubārak), cui sembra alluda sprezzantemente l'A. con le parole (p. IX) "nescio quis, homo linguarum Orientalium, praeterquarn Syriacac..., plane rudis atque ignarus"; ma gli errori suoi, specialmente nella descrizione di opere islamiche, sono numerosi e gravi.
Seguirono gli Acta SS. Martyrum Orientalium et Occidentalium in duas partes distributa ... S.E.A.... chaldaicum textum recensuit, notis vocalibus animavit, Latine vertit, adinonitionibus, perpetuisque adnotationibus illustravit, Romae 1748. I testi sono preceduti da una lunga introduzione e accompagnati da note copiose: l'A. riconosce di dover molto alla Bibliotheca Orientalis dello zio. Tanto l'edizione quanto la traduzione sono state giudicate molto severamente dagli studiosi del sec. XIX, i quali poi contestano l'attribuzione a Marutha di Maiperqat della prima parte (martiri di Persia: la seconda è una porzione dell'antica versione siriaca dei "Martiri di Palestina" di Eusebio). L'opera è dedicata al re del Portogallo Giovanni V.
Oltre alla parte. avuta dall'A. nella composizione del catalogo dei manoscritti vaticani ebraici e siriacil che, come si è visto, non è determinabile con sicurezza, A. Mai gli attribuisce il catalogo dei manoscritti arabi e quello dei così detti "codici assemaniani", già proprietà privata degli Assemani e poi acqulstati dalla Biblioteca Vaticana. Ma per i prirm vale l'osservazione fatta per la parte del catalogo stampata (che la minuta del catalogo arabo sia di mano dell'A. non significa che anche la ricognizione e la descrizione siano sue), e dei secondi esiste (nel codice Vat. Lat.8994) un catalogo trascritto calligraficamente per essere esaminato in previsione dell'acquisto da parte della Biblioteca Vaticana subito dopo la morte di Giuseppe Simonio, catalogo che è verosimile fosse stato composto da questo alquanto tempo innanzi (il giudizio degli esperti è del 13 ag. 1768, di pochi giorni anteriore all'incendio che distrusse alcuni manoscritti).
Accanto al Catalogo della Biblioteca Chigiana giusta i cognomi degli autori ed il titolo degli anonimi...,Roma 1764, sono da ricordare altri brevi scritti occasionali, per lo più orazioni tenute dall'A. in relazione ai suoi uffici ecclesiastici (tali quella Delle lodi di Giovanni V re fedelissimo di Portogallo recitata in Arcadia,1751;la Laudatio in funere Frederici Augusti Regis Poloniae,1764;la De Pontifice Maximo Post obitum Clementis XIII eligendo oratio,1769);l'elenco ne è dato nel Dict. d'Archéol. chrétienne.
Bibl.: G. Graf, Geschichte der christliclien arabischen Literatur, III, Città del Vaticano 1949, pp. 455-457; E. Tisserant, in Oriens Christianus,XXIX (1932), pp. 264-276; P. Rajphaël, Le rôe du Collège maronite romain dans l'orientalisme aux XVIIe et XVIIIe siècles, Beyrouth 1950, pp. 137-139; Dict. d'Archéol. chrét. et de Liturgie,I,2,col. 2979 s., con elenco delle opere.