GIORGI (de Georgiis, Georgius), Stefano (Stephanus, Steffaninus)
Si ignora la data di nascita di questo stampatore, avvenuta probabilmente intorno alla metà del Quattrocento a Pavia o nel suo contado, ove i Giorgi erano numerosi già agli inizi di quel secolo, così da lasciare il loro cognome ai toponimi di tre località: Castellaro de' Giorgi, Petra de' Giorgi e Rocca de' Giorgi. Potrebbe essere un antenato dello stampatore lo "Stefaninus de Georgiis" figlio di Giovanni e "legum scholaris" nell'ateneo della stessa città, come risulta da un atto del notaio Giacomazzo Sedazzi in data 25 febbr. 1408 (cfr. Maiocchi).
Dalla "confessio" rogata da Bernardino Giorgi nel chiostro di S. Michele Maggiore il 22 nov. 1474 risulta che un certo Stefanino e sua madre Marietta Sacchi, vedova "magistri Haymerici de Georgiis", versarono 24 soldi al prete Gian Antonio Zagani per l'affitto annuo della loro abitazione, posseduta dai canonici di S. Maria in Pertica. Si trattava di una casa in mattoni con il tetto in tegole, ubicata nei pressi della stessa chiesa a porta S. Pietro. Non si conoscono però documenti che possano convalidare l'ipotesi che lo Stefanino Giorgi menzionato in tale atto notarile sia la stessa persona dello stampatore.
Non sappiamo dove il G. abbia appreso l'arte della stampa, introdotta (il 29 ott. 1472) dal milanese Giovanni Sedriano a Pavia, dove in breve tempo sorsero diverse stamperie, tutte molto attive nel pubblicare testi in uso presso lo Studio cittadino. L'ipotesi di un apprendistato a Pavia e a Milano non è suffragata dalla citazione del suo nome negli atti finora pubblicati sulla storia dell'attività tipografica nelle due città lombarde, neppure tra i testimoni. Non è da escludere l'ipotesi di un apprendistato a Venezia o a Padova, soprattutto se si considera che in quest'ultima città operò, in qualità di libraio e miniatore, per conto esclusivamente dell'editore veneziano Antonio Strata, quel "magistro Christophoro de Papia q. Giniforti [sic] miniatore librorum, habitatore Padue in contrata Domus Dei" menzionato in atti notarili padovani del 2 maggio 1476 e del 15 marzo 1482. Osservando "che spesso i librai si trasformavano in tipografi o facevano l'uno e l'altro mestiere", Antonio Sartori avanzò l'ipotesi che questo "Christophoro" potesse essere identificato con Cristoforo Cane, futuro socio del G. nella conduzione a Pavia di un'officina tipografica; ipotesi divenuta certezza in un successivo contributo di Giuseppe Dondi. Secondo Dondi l'avvio a Pavia di una nuova officina da parte del G. e del Cane sarebbe da collegare "con la chiusura di quella di Giuliano de Zerbo, dalla quale i due soci avrebbero ereditato anche i caratteri". In effetti, come aveva già dimostrato Robert Proctor (An index to the early printed books in the British Museum…, London 1898, p. 484), i due caratteri tipografici, 93G per il testo e 103G per i titoli, usati inizialmente nella stamperia consociale sono gli stessi di Giuliano de Zerbo, la cui attività, a partire dal 1482, era cessata ben presto con l'edizione, datata 16 febbr. 1484, della Lectura super titulo De iure emphiteotico di Giasone del Maino, finanziata dal libraio Stefano Nebbia di Borgofranco. Il G. e il Cane dovettero venire in possesso di quei caratteri poche settimane dopo l'uscita della Lectura, in quanto con la data "decimo septimo kalendas augusti" [16 luglio] dello stesso anno apparve la loro prima edizione: l'Opus, seu Lectura super Authenticis di Angelo Ubaldi (Hain, II, 2, n. 15876). Dalla sottoscrizione colofonica sappiamo che i due soci realizzarono il volume grazie al finanziamento di un committente editoriale, di cui ignoriamo il nome ("Explicit D. Angeli de Ubaldis - arte enea chartis, per christoforum de canibus: et stephanum de Georgiis consocios diligenter papie demandatum"). Inoltre nel colofone i due stampatori ossequiavano il duca milanese, ricordando che la stampa era stata eseguita "Regnante Illustrissimo et excellentissimo domino Iohanne Galeaz Maria Sfortia Vicecomite: Insubrium duce sexto felicissimo. Ad sumi [sic] et eterni dei laudem et gloriam". Come risulta dalla caratteristica "B" gotica della filigrana, la carta di questa edizione in folio di 144 pagine venne fornita da Antonio e Gian Domenico Belloni, principali "folatores a papiro" della città ticinese.
Si ignora il ruolo svolto dal G. nella stamperia, ove il lavoro in quei primi mesi di attività fu particolarmente intenso, dato che il 25 luglio dello stesso anno (solo nove giorni dopo l'uscita della Lectura super Authenticis dell'Ubaldi) apparve la prima parte della Summa super novem libris Codicis et quatuor Institutionum di Azzone (Gesamtkatalog der Wiegendrucke [= GW], 3145).
Questa voluminosa edizione è la prima ad avere le tre appendici chiamate extraordinaria: la Summa del Digesto, opera ritenuta per lungo tempo di Giovanni Bassiano o di Ugolino, ma che la critica più recente ritiene "di formazione, per dir così, alluvionale, in cui dovettero aver parte Bulgaro, Giovanni, lo stesso Azzone, e a cui diede l'ultima mano Ugolino" (P. Fiorelli, Azzone, in Diz. biografico degli Italiani, IV, Roma 1962, p. 778); la Summa dei Tres libri del Codice, iniziata dal Piacentino e continuata, ma non portata a termine, da Pillio; le Collationes ad libellum Novellarum, seu Authenticorum, scritte da Giovanni Bassiano, con le addizioni di Francesco Accorso. L'edizione pertanto "veniva a comprendere tutte quante le parti del Corpus iuris, anche se una, il Digesto, non aveva per la verità una trattazione proporzionata alla sua importanza e alla sua mole. Si spiega bene, quindi, come questa Summa ampliata, che dava nella forma migliore e definitiva un'esposizione più o meno sistematica, titolo per titolo, di tutti i testi giustinianei, poté essere considerata come un blocco e, in quanto tale, esser messa accanto e alla pari della Glossa d'Accursio, che dava, pure in forma definitiva, l'esegesi analitica, legge per legge, parola per parola, di quei medesimi testi" (ibid.). La prima parte del volume è costituita da 318 carte e comprende, oltre al Registrum repertorii, la Summa super Codice et Institutis di Azzone. Nella sottoscrizione colofonica i due soci evidenziarono che, grazie a loro, l'edizione della Summa era stata "maxima cum diligentia emendata correctissimeque impressioni tradita". Tale espressione era accompagnata dalle lettere "S.N.D.B.", iniziali del libraio pavese Stephanus Nibia De Burgofranco, che, con ogni probabilità, sostenne finanziariamente l'impresa. A distanza di due mesi (25 settembre) apparve la seconda parte della Summa relativa Ad Pandectas et Tres libros Codicis ac super Novellarum, seu Authenticorum. Le due parti hanno la stessa impostazione grafica e la sequenza delle segnature dei fascicoli non risulta interrotta. Il colofone, a carta [398], loda a sua volta la bravura degli stampatori nel portare a compimento l'edizione della Summa: "In regia civitate studiorum matre Papie: per eosdem artis impressorie viros primarios transumpta".
Il 9 giugno 1485 dai torchi del G. e del Cane uscì il Commentum super leges "Admonendi", "Frater a fratre", "Si arrogator", "Autem novissima", "Quotiens", "Si quando" di Giasone del Maino "in felici gymnasio ticinensi iuris cesarei ordinariam legentem comentata". Il volume, di 86 carte in folio (Hain, 10969), edito a spese di Battista Scarabelli "legum scholaris", era accompagnato dalla Tabula e dal Carmen in laudem auctoris operis dei giureconsulti Ambrogio Terzago e Niccolò Tedeschi.
Il 13 luglio 1485 apparve il Consilium in favorem populi Florentini di Gerolamo Torti (Indice generale degli incunaboli [=IGI], 9691). L'opera, stampata con il nuovo carattere 88G in sole dieci carte in folio, è preceduta dall'Epistola ad lectorem ove Paride Ganio, già alunno del Torti e finanziatore dell'edizione, loda tra l'altro "Stephanum Georgium nec non Cristophorum de Canibus papienses consocios in hoc arte impressoria omnipotentis Dei munere data permissaque expertissimos et dilligentes. Quibus multum debemus quod huius operis nobis copiam fecerint".
È da collocare cronologicamente verso la fine dello stesso anno la stampa dell'Expositio cum quaestionibus in primum librum Canonis Avicennae del forlivese Giacomo Della Torre [Iacobus de Forlivio]. L'edizione in folio (Hain, 7241) venne finanziata da Girolamo Duranti, altro stampatore pavese. Ne fu revisore Francesco Bobbio "ordinariam medicinam legentem in felici gymnasio papiensi".
Successivamente i due soci stamparono le Decisiones Rotae Romanae, raccolte da Bernardo Bosqueto e Tommaso Falstof, trascritte da Giovanni Molendino con la revisione del padovano Francesco Pavini. All'edizione (70 carte in folio), finanziata dal nobile pavese Gasparino de' Fiamberti, è premessa la lettera del milanese Giovanni Luigi Toscani allo stesso Pavini. Il volume fu pubblicato in due parti, con rispettivi colofoni: la prima vide la luce il 19 luglio 1485 (cc. 1-13r) la seconda, con le Decisiones, sive Conclusiones veteres (cc. 13v-54), il 15 giugno dell'anno seguente. È questo l'ultimo libro in cui appare il nome del G. accanto a quello di Cristoforo Cane, che continuò invece l'attività tipografica fino alla fine del secolo.
Non risulta che il G. abbia esercitato in proprio o con altri l'attività tipografica dopo il 15 giugno 1486. Si ignora la data della sua morte, ma, per l'improvvisa interruzione della sua attività, non è azzardato presumere che sia avvenuta nel secondo semestre del 1486, durante la pestilenza che colpì Milano, Lodi e Pavia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pavia, Fondo notarile di Pavia, Notaio Giorgi Bernardino, b. 626 (22 nov. 1474), c. 361; S. Comi, Memorie bibliografiche per la storia della tipografia pavese del sec. XV, Pavia 1807, passim; K. Burger, The printers and publishers of the XV century, Berlin 1902, p. 370; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 290; R. Maiocchi, Codice diplomatico dell'Università di Pavia, II, 1, Pavia 1913, p. 109; D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1953, p. 96; E. Gualandi, La tipografia in Pavia nel secolo XV, in Boll. della Società pavese distoria patria, LIX (1959), pp. 43-83; A. Sartori, Documenti padovani sull'arte della stampa nel sec. XV, in Libri e stampatori in Padova. Miscellanea di studi storici in onore di mons. G. Bellini - tipografo, editore, libraio, Padova 1959, pp. 137 s., 191 s.; G. Dondi, Cane, Cristoforo, in Diz. biografico degli Italiani, XVII, Roma 1974, p. 790; Catalogue of books printed in the XV century, now in the British Museum, VII, pp. LIX, 1007 s.