GOLINELLI, Stefano
Nacque a Bologna il 26 ott. 1818 da Pietro e da Margherita Biancoli. Rivelate precocemente spiccate attitudini musicali, ancora fanciullo fu avviato privatamente allo studio del pianoforte. Entrato nel liceo musicale di Bologna, tra il 1827 e il 1833 fu allievo per il pianoforte di B. Donelli; nel 1839 si trasferì a Milano, ove studiò composizione con N. Vaccaj.
Frattanto, il 27 ott. 1836, forse anche per interessamento di G. Rossini, era stato accolto fra "i maestri compositori onorari" dell'Accademia filarmonica di Bologna, città in cui tornò definitivamente e nella quale nel 1838 intraprese con grande successo la carriera concertistica. Particolarmente apprezzato dal pubblico e dalla critica, nel 1842 fu esortato da F. Hiller ad affrontare la carriera internazionale. Dopo essersi esibito in varie città italiane, tra cui Napoli (1843), Milano (teatro alla Scala, 1844), Firenze e Genova (1845), Ferrara (1846) e Palermo (1847), fu quindi a Parigi e a Londra (1851) e in varie città della Germania, ove tornò più volte.
Nel 1840, su proposta di Rossini, allora direttore del liceo musicale di Bologna, gli era stata affidata la cattedra di pianoforte, che mantenne ininterrottamente sino al 1871. Particolarmente attiva fu la sua partecipazione alla vita musicale italiana; tra l'altro aderì alla Società del quartetto di Firenze, fondato nel 1862, e partecipò al tavolo della presidenza del secondo congresso musicale di Bologna. Nel 1868 fu accolto tra i soci dell'Istituto filotecnico italiano di Milano e fu più volte tra i sostenitori di iniziative di giovani compositori italiani, facendo, tra l'altro, una donazione di 400 lire da destinarsi al primo premio del concorso di composizione indetto nel 1875 dall'Istituto musicale di Firenze per le celebrazioni dedicate a B. Cristofori, iniziativa poi rinnovata in un altro concorso bandito nel 1882 dalla stessa istituzione. Ritiratosi dall'insegnamento nel 1871 con la qualifica di professore onorario, continuò a dedicarsi alla composizione.
Il G. morì a Bologna il 3 luglio 1891.
Considerato uno dei più rappresentativi esponenti del pianismo italiano dell'Ottocento, la figura del G. si colloca in quella rinascita strumentale che caratterizzò il mondo musicale italiano nella seconda metà del secolo. Grande virtuoso e didatta, formò numerosi allievi destinati a luminosa carriera, tra cui vanno citati Adolfo Crescentini, Gustavo Tofano e, soprattutto, Eugenio Pirani. Stimato sin dagli inizi da Rossini, nel 1842 il G. fu giudicato da Hiller il migliore pianista italiano del suo tempo sulla Revue et gazette musicale de Paris (cfr. Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti). Ancor più lusinghiero il giudizio di R. Schumann, che nel 1844, a proposito degli Studi op. 15, lo indicò come un segno improvviso di vita per l'Italia (Neue Zeitschrift für Musik, V [1844], n. 34), sottolineando così le sue qualità di compositore e di didatta attento alle nuove istanze romantiche.
In particolare, al G. va riconosciuto il merito di aver dato impulso a un rinnovamento della tradizione strumentale italiana, in linea con il fermento determinato dalla sensibilità romantica; la sua seppur tarda adesione a stilemi tipici del romanticismo europeo fu determinante anche per tutta una schiera di compositori minori che cercarono, seppur con diversi risultati, di tenersi al passo con i tempi, manifestando il desiderio di un più consapevole recupero dei modelli formali mitteleuropei.
La sua produzione, quasi interamente dedicata al pianoforte, vastissima e difforme per carattere e stile, comprende, in una prima fase, parafrasi e fantasie d'opera, in cui seguendo un tipico filone virtuosistico, il G. si allineò con le tendenze tipiche del pianismo ottocentesco di intonazione salottiera, per poi passare a forme più meditate, legate alla corrente più colta e innovativa del pianismo del secondo romanticismo italiano dell'Ottocento.
Al G. si deve soprattutto l'aver ristabilito un legame tra il gusto di stampo classicistico e quello romantico, esperienza da ricollegare anche al carattere di recupero culturale impresso alla sua opera didattica. In tale senso va altresì intesa la sua attività di compositore, oscillante tra la produzione di toccate, sonate di ampio respiro (famosa tra tutte quella dedicata a S. Thalberg del 1849), fantasie, nonché le "Ricordanze di un tempo che fu, tra le zuccherose e ovvie delicatezze sentimentali di addii, gioie perdute, capricci non capricciosi": Martinotti, 1965, pp. 187 s., in cui tuttavia - accanto alle reminiscenze di uno Chopin o di uno Schumann - si avverte, pur nella pagina bozzettistica e immediata, nel pezzo di genere, una vasta e non inerte esperienza culturale, in cui si esprime forse la visione più intima e poetica dell'ultimo romanticismo.
La produzione del G., comprendente 234 numeri d'opera, fu pubblicata prevalentemente dall'editore Ricordi, e in parte da Lucca (Milano), Canti (Milano e Torino) e Guidi (Firenze). Per un primo tentativo di catalogo si rimanda al saggio di G. Ciabattini (1980). Le composizioni per pianoforte, circa 200 (tutte pubblicate a Milano da Ricordi, salvo diversa indicazione), comprendono: 5 sonate: op. 30 (1845), op. 53 (1850), op. 54 (1850), op. 70 (1852) e op. 140 (1858); sette toccate: op. 16 (1844), Toccata pastoraleop. 38 (1847), op. 48 (1867), op. 130 (1860), op. 145 (1860), op. 186 (1866), op. 232; 12 Studiop. 15 (dedicati a F. Hiller, 1843); tre serie di preludi: 24Preludi op. 23 (dedicati a Rossini, 1845), 24 Preludiop. 69 (1852), 24 Preludi senza ottaveop. 177 (1864), 2 Studi da concertoop. 47 (1847), 3 Notturni op. 7 (1842), Nocturneop. 60 (1851), Album op. 11 (dedicato a S. Mercadante, 1843), 2 Fantasie romantiche,op. 50 (1851) e op. 76 (1852), Fantasia elegiacaop. 75 (1852), le tarantelle Un sovvenire di Napoliop. 14 (1843) e Rimembranze della Siciliaop. 33 (1846), 2 Capricciop. 4 e op. 9 (s.d.), Pensieri intimiop. 179 (1865), 6 preludi per principianti, Le violemammole op. 39 (1847), Barcarola op. 35 (1846), il notturno Amore e mestizia op. 51 (1850), Variazioni in fa maggioreop. 1 (s.d.), 2 melodie Adèle e Virginie op. 34 (1846), 2 Canti pateticiop. 142 (1860), Villanella, ricordocampestreop. 152 (1861), Pensieri op. 155 (1861), Fantasia liricaop. 163 (1862), Ricordanze d'un tempo che fuop. 231 (I-II, s.d.). Particolarmente copiosa è la produzione di fantasie, dai titoli Rimembranze, Reminiscenze, Souvenir, Divertimento, Ricordo, Fantasia, Melodia, Pensieri, ecc., su temi di opere di G. Donizetti (op. 10, 19, 81), V. Bellini (op. 6, 18, 27, 66, 94), Rossini (op. 13, 21, 28, 41, 95), G. Verdi (op. 25, 32, 36, 43, 44, 77, 79, 80, 85, 89, 92, 93, 99, 149, 150, 174, 199), Mercadante (op. 42, 87), Vaccaj (op. 45), G. Foroni (op. 82), F. Petrocini (op. 84), C. Gambini (op. 83), G. Pacini (op. 86), G. Meyerbeer (op. 88), E. Petrella (op. 131, 136); vari pezzi da salotto, tra cui Il sospiro d'unagiovanettaop. 115, Non v'ha rosa senza spineop. 125, Pensiero affettuosoop. 103, Dolore e gioiaop. 107,La violettaop. 108 (notturno), Una dolce rimembranzaop. 90, Io vo' scherzare, vo' ridere, vo' saltare: Allegria per pianoforte op. 147 (1860), e altri pezzi caratteristici; per pianoforte a 4 mani: Divertimento sulla Lucia di Lammermoor op. 3 (s.d.), la sonatina La buona fanciulla op. 97 (1854), 3 quartetti (2 violini, viola e violoncello) op. 100 (1854), 2 Morceaux desalonop. 124 (clarinetto e pianoforte, 1857); Rimembranze del Trovatore di Verdi op. 98 (flauto e pianoforte, s.d.), i pezzi sacri per soprano e pianoforte Ave Maria e Salve Regina; liriche. Inoltre numerose opere, sempre per pianoforte, catalogate senza numero d'opus, pubblicate da Ricordi, tra cui vari pezzi caratteristici, studi e trascrizioni. Curò infine, sempre per Ricordi, la revisione dell'opera pianistica di F. Chopin.
Fonti e Bibl.: S. G.: XII studii per pianoforte dedicati aF. Hiller, op. 15, in Neue Zeitschrift für Musik, I (1844), p. 134; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, II, Napoli 1882, p. 73; E. Pirani, S. G., in Gazzetta musicale di Milano, XLIX (1894), pp. 452-454; G. Tacchinardi, Relazione del segretario… e cenni necrologici degli accademicidefunti, in Atti dell'Accademia del Regio Istituto musicale di Firenze, XXX (1892), pp. 10 ss.; L.A. Villanis, L'arte del pianoforte in Italia, Torino 1907, pp. 186-190; G. Depanis, Concerti popolari a Torino, II, Torino 1914, p. 147; A. Farinelli, Il romanticismo e la musica, in Rivista musicale ital., XXXIII (1926), 2, pp. 161-180; A. Brugnoli, La musicapianistica italiana dalle origini al Novecento, Torino 1932, p. 96; E. Respighi, O. Respighi, Milano 1954, p. 10; M. Mila, La vita della musicanell'800 italiano, in Belfagor, XII (1957), 5, p. 499; S. Martinotti, Poetiche epresenze nel pianismo italiano dell'Ottocento, in Quaderni della Rassegna musicale, 1965, n. 3, pp. 184, 186-188; Due secoli di vita musicale. Storia delteatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 50, 62, 66, 100, 102, 133; S. Martinotti, Ottocento strumentale italiano, Bologna 1972, pp. 480 s. e passim; G. Ciabattini, Contributo a un riesame delle composizioni di S. G., tesi di laurea, Univ. di Firenze, fac. di lettere, a.a. 1975-76; Storia del teatro Regio di Torino, II, A. Basso, Il teatro della città dal1788 al 1936, Torino 1976, p. 445; G. Ciabattini, Per una riscoperta di S. G. (1818-1891), in Nuova Riv. mus. italiana, XIV (1980), 1, pp. 52-61; E. Fazio, Bottesini, i salotti privati e le società cameristiche e orchestrali italiane nel secondo '800, ibid., XIX (1985), 4, pp. 609-611; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl., I, p. 398; C. Schmidl, Diz. univ. deimusicisti, I, p. 644; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 261 s. (F. Bussi); The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, p. 113.