STEFANO I Báthory, re di Polonia
Nacque nel 1533, morì a Grodno il 12 dicembre 1586. Nel 1571, dopo la morte di Giovanni Sigismondo Zápolyai, divenne principe di Transilvania, e della sua patria seppe consolidare l'indipendenza effettiva con grande abilità e energia. Contro il partito asburgico combatté strenuamente e lo sgominò; di fronte ai Turchi, invece, si mostrò più arrendevole: riconobbe la sovranità del sultano, ma nello stesso tempo cominciò ad agitare vasti progetti per la completa emancipazione dello stato ungherese da ogni vassallaggio. Le relazioni dinastiche tra la Polonia e la Transilvania (la prima moglie di Sigismondo il Vecchio era Barbara Zápolyai, e madre di Giovanni Sigismondo Zápolyai era Isabella Jagellone, figlia di Sigismondo il Vecchio e di Bona Sforza), la sua avversione agli Asburgo e, più ancora, la fama delle sue grandi qualità politiche e militari, lo misero in prima fila tra i candidati al trono polacco, rimasto vacante dopo la fuga di Enrico di Valois. Scartati gli altri candidati, fra i quali c'era anche Alfonso II d'Este, la nobiltà - in opposizione all'alta aristocrazia, favorevole agli Asburgo - proclamò re Stefano Báthory, assegnandogli per moglie Anna Jagellone, sorella di Sigismondo Augusto (gennaio 1576). Dinnanzi alla minaccia di Massimiliano II, eletto re a sua volta dal partito dei magnati, appoggiati dal nunzio Laureo, Báthory non mise tempo di mezzo: prima di partire dalla Transilvania prestò giuramento ai pacta conventa, trasmise il potere al fratello Cristoforo, e si recò subito a Cracoia, dove sposò Anna e si fece coronare dal vescovo di Cuiava. Massimiliano II morì poco dopo e tutta la Polonia, ad eccezione di Danzica, si schierò intorno a Báthory.
Al trionfo iniziale seguì una serie di successi, tanto nel campo militare, quanto in quello politico. Prudente e meticoloso nella preparazione delle sue azioni, ma rapido ed energico nella loro esecuzione; dotato di un sicuro senso delle possibilità momentanee e nello stesso tempo ardimentoso nella concezione di disegni di ampia portata, Báthory si cattivò anzitutto gli animi della nobiltà che, dopo qualche riluttanza iniziale, lo seguì docilmente nelle sue imprese; domò in pochi mesi la rivolta dei Danzichesi; e condusse poi a termine, tra il 1579 e il 1582, la guerra per la Livonia contro Ivan il Terribile, riprendendo alla Russia la Livonia e le terre di Plock e riaffermando nella zona baltica per quasi un secolo la superiorità della Polonia sulla Russia.
Nel campo della politica interna gli atti più importanti del suo governo furono la repressione della ribellione dei fratelli Zborowski, la limitazione della portata del famoso articolo de non praestanda oboedientia, la riforma dei tribunali e l'organizzazione dei Cosacchi passati al soldo del re.
Ma Báthory, forte all'interno e all'estero, mirava molto più lontano: la Russia avrebbe dovuto associarsi, in un'unione personale, alla Polonia, e il nuovo stato, dominatore assoluto nell'oriente europeo, si sarebbe assunto il compito di liberare l'Ungheria dalla Turchia e d'iniziare una nuova lotta del mondo cristiano contro i musulmani. Papa Sisto V accolse il piano e lo aiutò moralmente e finanziariamente. Ma prima di poter accedere alla realizzazione del suo ardito disegno, Báthory morì improvvisamente.
Bibl.: A. Pawiński, St. Báthory pod Gdańskiem (St. B. a Danzica), Varsavia 1872; Zakrzewski, St. B., Cracovia 1887; P. Pierling, B. et Possevino, Parigi 1887.