STEFANO IV
Figlio di un Marino, apparteneva ad una delle più nobili famiglie romane, da cui nel corso del IX secolo sarebbero usciti altri due papi (Sergio II, Adriano II). Fu allevato ed educato fin dall'infanzia nel patriarchio lateranense, il complesso di uffici amministrativi della Chiesa romana, cui erano annesse scuole e collegi, dove entrò durante il pontificato di Adriano. Fu notato dal successivo papa Leone III che lo consacrò suddiacono e poi diacono. Il biografo papale mette in rilievo la sua abilità nel predicare al popolo e la solerzia nell'amministrazione degli affari ecclesiastici. Alla morte di Leone III venne eletto a succedergli e ricevette la consacrazione il 22 giugno 816, solo dieci giorni dopo la morte del predecessore. Non sono evidenti le ragioni di questa tempestività; gli ultimi anni di Leone III erano stati contrassegnati da agitazioni a Roma, determinate anche dagli atteggiamenti autoritari di quel papa, ed è possibile che la nobiltà romana, che gli era stata ostile, favorisse l'elezione di un proprio esponente, che peraltro si era segnalato sotto il papa defunto, e poteva quindi essere accetto anche agli ecclesiastici che governavano la Chiesa romana. Sembra però che le preoccupazioni immediate di S. riguardassero soprattutto i rapporti del papato con l'Impero carolingio, che probabilmente attraversavano un periodo di incertezza. Carlomagno, che non si era più recato a Roma dopo l'anno dell'incoronazione imperiale (800), nell'813 si era associato nell'Impero il figlio Ludovico il Pio, con una cerimonia singolare: deposta una corona sull'altare della chiesa palatina di Aquisgrana, aveva invitato il figlio a cingerla se si sentiva in grado di governare l'Impero cristiano. Perciò Ludovico il Pio si era praticamente incoronato da sé, mentre il papato, che aveva avuto un ruolo determinante nel riportare in Occidente la dignità imperiale proprio con l'incoronazione di Carlomagno, era stato escluso dalla sua trasmissione. Ludovico il Pio, succeduto al padre nell'814, aveva subito preso iniziative di riforma della Chiesa franca, ancora senza interpellare il papato. D'altra parte i rapporti dei due imperatori carolingi con Leone III erano stati freddi e sospettosi, mentre con l'elezione di S. si poneva per la prima volta il problema delle loro eventuali prerogative nella designazione e nell'insediamento di un nuovo papa. Forse per questo S., appena giunto al pontificato, fece giurare fedeltà all'imperatore da tutto il popolo romano, e inviò messi a Ludovico il Pio: secondo una fonte franca per giustificare il modo in cui era avvenuta la sua elezione; certamente per annunciargli l'intenzione di recarsi in Francia ad incontrarlo, e ricostituire anche sul piano personale i rapporti tra il papato e l'Impero. Il biografo papale dice che il papa intendeva con ciò rinsaldare la pace e l'unità della Chiesa cattolica. Ludovico il Pio incaricò il nipote Bernardo, allora re in Italia, di accompagnare il papa, che si mise in viaggio appena due mesi dopo la sua elezione, giungendo in Francia alla fine del settembre 816, accolto da una delegazione di alti ecclesiastici franchi che lo accompagnarono a Reims, dove l'imperatore lo attendeva con la corte. L'incontro avvenne probabilmente il 2 ottobre presso il monastero di S. Remigio di Reims: un luogo ricco di suggestioni simboliche, dato che ivi era avvenuto il battesimo di Clodoveo e dei Franchi. Le fonti franche sono ricche di particolari, anche se non sempre concordano tra loro. L'imperatore, sceso da cavallo, si sarebbe prostrato tre volte davanti al papa salutandolo con le parole del "Benedictus"; il papa avrebbe risposto benedicendo a sua volta Dio che gli consentiva di vedere un secondo Davide. Successivamente il clero romano che accompagnava il papa avrebbe cantato le acclamazioni liturgiche per l'imperatore. Già in quel primo incontro S. avrebbe esposto le ragioni della sua venuta. I seguenti due giorni furono passati in grandi banchetti, accompagnati da scambi di doni e probabilmente da trattative il cui contenuto non viene però riportato dalle fonti. La successiva domenica 5 ottobre, durante la messa, S. impartì a Ludovico il Pio l'unzione sacra, coronandolo imperatore con una preziosissima corona portata da Roma, della quale si diceva che fosse quella di Costantino. Nella stessa occasione, S. benedisse ed incoronò anche la moglie di Ludovico il Pio, Ermengarda. La cerimonia di Reims ristabilì il principio che l'imperatore dell'Impero cristiano doveva essere incoronato dal papa e ricevere da lui una speciale consacrazione sacramentale. Essa va dunque considerata un successo del papa. Le fonti sono del resto concordi nell'affermare che S. ottenne da Ludovico il Pio tutto ciò che aveva chiesto. Questa notazione si riferisce probabilmente anche ad altri aspetti del rapporto tra papato e Impero. S. ottenne infatti da Ludovico anche un patto che confermava i diritti del papato e la loro difesa da parte dell'imperatore. Di tale patto non è rimasto il testo, ma è probabile che esso fosse simile a quello che l'anno seguente lo stesso Ludovico il Pio stipulò con il successore di S., Pasquale. Il patto sanzionava l'autorità e l'autonomia, giurisdizionale ed economica, del papato nei territori attribuiti alla Chiesa romana da Pipino e da Carlomagno, e riconosceva alcune prerogative ancora discusse, come l'esercizio dell'alta giustizia e la libera elezione canonica del papa da parte del clero e del popolo romano. Peraltro l'imperatore si attribuiva, insieme con il dovere di proteggere il papato, anche la facoltà di intervenire in Roma, soprattutto nell'amministrazione della giustizia e, probabilmente, un indiretto controllo sull'elezione papale, che una volta canonicamente avvenuta, doveva essere comunicata all'imperatore e doveva comportare il rinnovo del patto di amicizia tra la Chiesa romana e l'Impero. L'accordo raggiunto tra S. e Ludovico il Pio includeva anche un provvedimento che doveva servire alla pacificazione interna di Roma; il papa ottenne infatti il rilascio dei nobili romani esiliati in Francia per le violenze compiute contro Leone III fin dall'anno 800. Ludovico il Pio fece grandi doni al papa, tra cui la tenuta fiscale di Vandoeuvre, presso Troyes. Terminato l'incontro lo fece riaccompagnare a Roma, dove S. giunse probabilmente alla fine di ottobre, ma dove poco dopo morì, il 24 gennaio 817. La breve durata del pontificato, appena sette mesi, impedì che svolgesse una significativa attività in Roma; sono tuttavia attestate donazioni di vasellame liturgico e parati sacri ad alcune chiese, particolarmente S. Pietro in Vincoli. Fu sepolto in S. Pietro. Fonti e Bibl.: Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1955², pp. 49-51; Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, Lipsiae 1885, pp. 316-18; Thegan, Vita Hludowici imperatoris, cc. 16-8, a cura di R. Rau, in Quellen zur Karolingischen Reichsgeschichte, I, Berlin 1955, pp. 224-26; Anonimo (Astronomo), Vita Hludovici imperatoris, c. 26, a cura di R. Rau, ibid., pp. 296-98; Ermoldo Nigello, Carmen in honorem Hludowici augusti, in M.G.H., Poëtae Latini Medii Aevi, II, a cura di E. Dümmler, 1883-84, pp. 30-8. F.X. Seppelt, Geschichte der Päpste, München 1955², pp. 199-202; A.M. Drabek, Die Verträge der fränkischen und deutschen Herrscher mit dem Papsttum von 754 bis 1020, Wien 1976, pp. 33 s.; J. Fried, Ludwig der Fromme, das Papsttum und die fränkische Kirche, in Charlemagne's Heir. New Perspectives on the Reign of Louis the Pious (814-840), a cura di P. Godman-R. Collins, Oxford 1990, pp. 231-73; P. Engelbert, Papstreisen ins Frankenreich, "Römische Quartalschrift", 99, 1993, pp. 77-113, in partic. pp. 97-101.