LAMBERTI, Stefano
Nacque a Brescia nel 1482. Il padre, Piero (Fenaroli, p. 278), è forse da identificarsi con un notaio attivo a Brescia nella seconda metà del XV secolo (P. Guerrini, p. 83).
Rimane altresì da verificare l'identificazione del L. con lo Stefano Lamberti notaio, già defunto nel 1548, di cui si fa menzione in quello stesso anno nel Libro d'oro della nobiltà bresciana a proposito dell'iscrizione all'estimo civico di suo figlio Prospero, proposta da P. Guerrini (p. 82) e accolta dubitativamente da Peroni (p. 800) e senza riserve dalla letteratura successiva.
Nulla si conosce in merito alla sua formazione artistica che, secondo Fenaroli (p. 278), dovette avvenire con l'intagliatore milanese Bernardino di Coyri, citato dallo stesso L. in un estimo del 1517 quale suo creditore.
Al 1502 risale la monumentale cornice lignea che racchiude la pala di Girolamo Romanino raffigurante una Madonna in trono con Bambino e santi, posta sull'altare maggiore della chiesa di S. Francesco a Brescia, prima opera attribuibile con buona probabilità al L., sulla base di puntuali riscontri stilistici con altri lavori documentati.
La cornice, recante un'iscrizione con la data di esecuzione e il nome del committente, il generale dell'Ordine francescano Francesco Sanson, fu realizzata ben prima che vi fosse alloggiato il dipinto di Romanino, databile verso il 1516-17, forse per accogliere un dipinto di Leonardo. Il L. vi esibisce un ventaglio di soluzioni strutturali e decorative che costituiranno il repertorio costante della sua opera di intagliatore, moltiplicando i dettagli ornamentali, assai prossimi al corredo che impreziosisce le pareti della Loggia di Brescia, ed elaborando una complessa macchina architettonica capace di suggerire un forte effetto di continuità con l'ambiente circostante cui si accorda lo spazio finto della pittura. La parte figurata della cornice comprende, all'interno di tre tondi, due busti di Santi vescovi nei semipennacchi e una Pietà che sormonta il fregio superiore, derivata da una placchetta del Moderno (Agosti, p. 78 n. 36).
Nel 1509, come attesta il contratto siglato il 13 febbraio di quell'anno (Fenaroli, pp. 279 s.), il L. eseguì la cornice lignea del Compianto su Cristo morto realizzato da Bernardo Zenale per la cappella della Scuola del Sacramento in S. Giovanni Evangelista a Brescia.
Primo lavoro documentato del L., la "soasa", probabilmente posteriore al dipinto (Fusari), presenta, nella sua imponente plasticità, analogie con il protiro della chiesa bresciana di S. Maria dei Miracoli, nell'apparato ornamentale e nella morfologia complessiva. Il L. arricchì inoltre la decorazione collocando un'Ultima Cena in forte rilievo nella parte inferiore della cornice e Angeli con i simboli della Passione e Dio Padre nella sezione superiore.
Il 30 maggio 1513 gli fu commissionata dalla Magnifica Comunità di Brescia un'ancona lignea, costituita da due registri e sei nicchie con statue raffiguranti Mariae iss. Cristoforo, Giuseppe, Francesco, Rocco, Apollonio, sormontate da Dio Padre probabilmente a mezza figura ed entro un sottarco.
L'opera, perduta, venne collocata dapprima nella chiesa di S. Rocco, distrutta nel 1516 per ragioni militari per ordine del governo veneto, e poi in S. Giuseppe a Brescia ove rimase fino al 1668. Il lavoro venne saldato solo nel 1548 al fratello Salvatore, cui si richiedeva il completamento di alcune dorature (Boselli, 1962, pp. 21-24).
Nello stesso 1513 ricevette da un membro della famiglia Brunelli l'incarico di intagliare una statua di S. Rocco, attualmente conservata nella sagrestia della parrocchiale di Bassano Bresciano e di cui è nota la quietanza datata all'anno successivo (Peroni, p. 800).
Tra il 1509 e il 1514 il L. realizzò per la parrocchiale di Condino un S. Antonio Abate ligneo.
La prima ipotesi di attribuzione, poi accettata quasi all'unanimità dagli studiosi, fu avanzata da Papaleoni (p. 52), che propose di identificare con il L. lo Stefano cui fu commissionata l'opera da due rappresentanti del Comune di Condino.
In un periodo compreso tra il 1515 e il 1518 intagliò per il duomo vecchio di Brescia la cassa dell'organo, sostituito tra il 1539 e il 1540 e trasferito prima del 1668 nella chiesa di S. Maria in Valvendra a Lovere, dove attualmente si conserva. Collocabile in questi anni è anche la cornice della Madonna in trono con Bambino e santi, realizzata nel 1514 da Romanino per la chiesa padovana di S. Giustina e ora conservata nei Musei civici agli Eremitani.
La tradizionale ascrizione al catalogo del L. è stata recentemente discussa rilevando caratteri difformi rispetto alla consueta pratica decorativa, che risulta in questo caso assai meno esuberante rispetto alle altre opere note (Attardi; Bayer, p. 249).
Tra il 1518 e l'anno successivo il L. intagliò la cornice, ora andata perduta, per una tavola di Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, raffigurante una Madonna col Bambino e databile al 1516, conservata nella cappella della Madonna del Tabarrino nella chiesa bresciana di S. Giovanni Evangelista (S. Guerrini, 1986, p. 15). Tra la fine del secondo e il terzo decennio si collocano alcune opere lignee la cui attribuzione, mancante del conforto di supporti archivistici, non è sempre pacifica.
Si data generalmente a questo periodo il Cristo risorto tra i ss. Giovanni Battista e Martino della parrocchiale di Vezza d'Oglio, assegnato al L. già da Boselli (1951, p. 4).
Verso il 1520 deve verosimilmente collocarsi l'esecuzione di una Madonna con Bambino in trono per la chiesa di S. Girolamo di Gottolengo, attribuibile al L. per via stilistica.
Un documento reso noto da S. Guerrini (1978, p. 33) informa che, in quell'anno, il capitolo dei frati carmelitani di S. Girolamo aveva nominato tra i suoi procuratori il notaio "Stephanum de Lambertis" di Brescia. Il testo, in cui non si fa cenno alcuno al mestiere di intagliatore, non manca tuttavia di riproporre il problema della dubbia duplice qualifica professionale e dell'ipotetica identificazione del L. con il notaio.
Nel corso del terzo decennio si pone anche l'ancona della chiesa di S. Lucia a Giustino, di attribuzione assai dibattuta.
Contesa tra il L. e Maffeo Olivieri, l'opera è stata riassegnata dubitativamente al L. da Spada Pintarelli (p. 72), sulla scorta di analogie formali con la Madonna della chiesa di S. Rocco a Passirano, tradizionalmente ascritta allo stesso, e soprattutto del controverso documento del 1520. La confusione, spesso avvenuta nelle attribuzioni, tra il L. e Olivieri è da imputarsi non solo a una certa coincidenza di stile, ma anche alla corrispondenza delle policromie, dovute probabilmente allo stesso pittore, "Zuan Antonio del lago Dalugano" o forse Paolo da Caylina il Giovane (Spada Pintarelli - Arrighetti Tomasoni, p. 83).
Nel 1530 uno "Stefano intaiador", identificato con il L. già da Papaleoni (pp. 65 s.), ricevette un pagamento di 400 lire per la realizzazione di una Pietà posta sull'altare della Scuola del Sacramento nella parrocchiale di Condino.
Agli anni della sua maturità Passamani propone di ascrivere il S. Martino in trono della parrocchiale di Corteno Golgi, in ragione anche dell'attribuzione al L. per via stilistica di una Madonna in trono con Bambino, conservata nella stessa chiesa (Peroni, p. 807), ma di recente assegnata, con buoni argomenti, a Tiburzio Del Maino e datata tra il 1524 e il 1529 (Casciaro, p. 342).
Da segnalare infine l'ipotesi di inscrivere nel corpus ristretto del catalogo del L. un S. Rocco, ritrovato solo nel 1986 nella chiesa dei Ss. Nazaro e Celso a Brescia e databile all'inizio del XVI secolo (S. Guerrini, 1992), da altri più cautamente e opportunamente lasciato anonimo (Begni Redona; Agosti, p. 70).
Nel 1530 il L. subentrò ad Agostino Castelli in qualità di architetto civico di Brescia, carica che ricoprì fino alla morte. Ricevette nello stesso anno la commissione di elaborare un modello per il nuovo ingresso alle sale inferiori del palazzo della Loggia, poi eseguito da Nicolò da Grado, e fu incaricato di portare avanti i lavori al forte della Garzetta e le riparazioni delle mura cittadine.
Secondo quanto riporta il cronachista bresciano cinquecentesco Pandolfo Nassino il L. morì a Brescia il 23 nov. 1538 (Boselli, 1957, p. 359).
Fonti e Bibl.: S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani (1877), Brescia 1996, pp. 163-166, 278-280; G. Papaleoni, Le chiese di Condino prima del 1550, in Archivio trentino, IX (1890), pp. 52, 65 s.; P. Guerrini, I Lamberti di Brescia, in Riv. del Collegio araldico, XXII (1924), pp. 82-85; C. Boselli, Sculture lignee bellezze ignote, in Brescia, II (1951), 7-8, pp. 4-8; Id., L'architetto comunale di Brescia nel secolo XVI, in Atti del V Convegno nazionale di storia dell'architettura, Perugia… 1948, Firenze 1957, pp. 353-367; Id., S. L. a Brescia e l'ancona lignea di S. Rocco, in Arte lombarda, VII (1962), pp. 21-24; A. Peroni, L'architettura e la scultura nei secoli XV e XVI, in Storia di Brescia, II, Milano 1963, pp. 788-791, 800-807; S. Guerrini, Un'inedita Madonna di S. L. a Gottolengo, in Brixia sacra, XIII (1978), pp. 26-31, 33; Id., Per S. L., il Moretto, e per la storia del monastero di S. Giovanni a Brescia, ibid., XXI (1986), pp. 13-16; A. Bayer, La "soasa" a Brescia: le cornici della prima metà del Cinquecento, in Alessandro Bonvicino il Moretto (catal.), Brescia 1988, pp. 247-252; A. Bacchi, S. Antonio AbateeCristo morto tra la Vergine e s. Giovanni, in Imago lignea. Sculture lignee del Trentino dal XIII al XVI secolo (catal.), a cura di E. Castelnuovo, Trento 1989, pp. 190, 192; L. Attardi, Girolamo da Romano detto Romanino, Madonna con il Bambino e santi, in Da Bellini a Tintoretto (catal., Padova), a cura di A. Ballarin - D. Banzato, Roma 1991, p. 119; G. Agosti, Sui gusti di Altobello Averoldi, in Il polittico Averoldi di Tiziano restaurato (catal.), a cura di E. Lucchesi Ragni - G. Agosti, Brescia 1991, pp. 70, 78 n. 36; P.V. Begni Redona, Pitture e sculture in Ss. Nazaro e Celso, in La collegiata insigne dei Ss. Nazaro e Celso in Brescia, Brescia 1992, p. 176; S. Guerrini, Masseo Olivieri e il monumento Averoldi, in Civiltà bresciana, I (1992), p. 11; V. Frati - I. Gianfranceschi - F. Robecchi, La loggia di Brescia e la sua piazza, II, Brescia 1995, pp. 91 s., 98, 162 n. 8, 182 s., 257 nn. 46, 47, 49; B. Passamani, S. Martino in trono, in Nel lume del Rinascimento. Dipinti, sculture ed oggetti dalla diocesi di Brescia (catal.), Brescia 1997, p. 71; S. Spada Pintarelli - E. Arrighetti Tomasoni, S. L. e Maffeo Olivieri: questioni di stile e di tecnica, in La scultura lignea nell'arco alpino. Storia, stili e tecniche 1450-1550. Atti del Convegno, Udine-Tolmezzo… 1997, a cura di G. Perusini, Udine 1999, pp. 71-88 (con bibl.); R. Casciaro, La scultura lignea lombarda del Rinascimento, Milano 2000, pp. 184, 342, 359, 371; G. Fusari, in Il Cinquecento lombardo. Da Leonardo a Caravaggio (catal.), a cura di F. Caroli, Milano 2000, p. 96; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 256.