PELLATI, Stefano Nicola
PELLATI, Stefano Nicola (Nicola, Niccolò, Nicolò). – Nacque a Gamalero (Alessandria) il 20 aprile 1835 da Laurenzio e da Francesca Maria Pistarino.
Dopo aver compiuto studi classici, nel 1859 conseguì la laurea in ingegneria e architettura civile all’Università di Torino; fu assunto nel Regio corpo delle miniere e, come era allora consuetudine, venne inviato a specializzarsi presso l’École des mines di Parigi dove, nel 1860, ottenne il brevetto.
Tornato in patria al termine del periodo di specializzazione, in qualità di ispettore delle miniere fu inviato in missione di studio nelle regioni metallurgiche di Stiria e Carinzia, in Austria, e presso la regione mineraria di Harz, in Germania. Nel 1864 ricevette l’incarico governativo della sorveglianza sulla fabbricazione in Inghilterra del materiale ferroviario. Durante questo lungo periodo formativo Pellati, oltre che delle questioni tecniche, organizzative e industriali legate all’attività mineraria, si interessò anche agli aspetti geologici, completando così la sua preparazione nel settore.
Riprese il suo regolare servizio di ruolo presso il Regio corpo delle miniere e, dal 1868, fu direttore del distretto minerario di Agordo e docente di geologia e mineralogia presso il locale istituto minerario fino al 1871. Ad Agordo fondò, nel 1868, la prima sezione dolomitica del Club alpino italiano. L’anno successivo pubblicò una breve guida dal titolo Itinerario da Venezia ad Agordo, di ausilio per gli alpinisti viaggiatori. In seguito, Pellati diresse il distretto minerario di Iglesias e, nel 1875, fu trasferito a Roma su richiesta di Felice Giordano.
I suoi primi lavori scientifici riguardano le tecnologie metallurgiche applicate all’industria bellica (Notizie sulla fabbricazione dei cannoni d’acciaio fuso, Torino 1862; Sulla fabbricazione delle lastre di corazzatura, Torino 1864). Pubblicò alcuni lavori sull’attività estrattiva di materie prime (I giacimenti lignitiferi della Provincia di Teramo (Abruzzi), in Bollettino del Regio comitato geologico d’Italia, 1873, vol. 4, pp. 154-158; I travertini della campagna romana, ibid., 1882, vol. 13, pp. 196-221), ricerca che continuò ad approfondire con particolare riguardo allo sfruttamento delle materie prime energetiche (Sulla zona antracitifera alpina, in Rassegna mineraria della industria chimica e delle industrie mineralurgiche e metallurgiche d’arti, scienze, economia e finanza affini, 1902, vol. 16, pp. 299 s.).
Nel 1903 coordinò l’importante Studio geologico-minerario sui giacimenti di antracite delle Alpi occidentali italiane (Memorie descrittive della carta geologica d’Italia, XII, Roma, p. 232) che raccoglie le memorie di sette autori, tra i più illustri geologi e ingegneri minerari dell’epoca (Secondo Franchi, Augusto Stella, Calogero De Castro, Domenico Zaccagna, Ernesto Oreglia, Ettore Mattirolo, Paolo Peola).
Pellati iniziò a scrivere lavori a tema geologico durante la sua permanenza ad Agordo, quando pubblicò Sulla geologia del distretto di Agordo nel Veneto (in Bollettino del Club Alpino, n. 18, ristampato poi nel Bollettino del Regio comitato geologico d’Italia, 1872, vol. 3, pp. 269-273). Proseguì la sua attività in ambito geologico in occasione del secondo Congresso internazionale di geologia, che si tenne a Bologna nel 1881, quando presentò un’interessante relazione sulle formazioni ofiolitiche in Italia (Studii sulle formazioni ofiolitiche dell’Italia, ibid., 1881, vol. 12, pp. 458-467).
La carriera di Pellati nel Regio Corpo delle miniere fu particolarmente rapida, in virtù della sua ampia preparazione tecnico-scientifica; alla tragica morte di Giordano nel 1892, gli subentrò come direttore del Regio Ufficio geologico, allora sezione dello stesso corpo. Divenne quindi responsabile del progetto di realizzazione della Carta geologica d’Italia alla scala di 1:100.000. Il suo lavoro non si limitò al controllo e alla revisione delle attività di rilevamento eseguite dagli ingegneri e geologi rilevatori, bensì partecipò attivamente, con lunghe e impegnative missioni in campagna, alle dirette attività di rilevamento geologico.
In questo fu il perfetto erede dei predecessori Quintino Sella e Giordano, e come loro voleva rendersi conto personalmente delle difficoltà operative, dei problemi e delle scoperte scientifiche individuate durante i rilievi.
Nell’ambito del secondo Congresso geografico italiano, che si tenne a Roma nel 1895, presentò una relazione sullo stato della cartografia (Sulla formazione e pubblicazione della carta geologica del Regno: conferenza dell’ing. Niccolò Pellati, in Atti del II Congresso geografico italiano… 1895, Roma 1896, pp. 111-127).
Nel 1904 pubblicò un’importante Contribuzione alla storia della cartografia geologica in Italia (in Atti del Congresso internazionale di scienze storiche… 1903, Roma 1904, pp. 131-163) nella quale, sintetizzando e integrando le relazioni fatte in precedenza da Sella, Igino Cocchi, Pietro Zezi e Giordano, riportò con precisione il vasto patrimonio cartografico posseduto, fino a quel momento, dal Regio Ufficio geologico; quel documento rappresenta, ancora oggi, la più solida base per la ricostruzione della storia della cartografia nel nostro Paese, oltre che la base conoscitiva del patrimonio cartografico storico posseduto dall’attuale biblioteca dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che ha ereditato il patrimonio bibliocartografico dell’Ufficio geologico.
Fu socio fondatore della Società geologica italiana, più volte consigliere e vicepresidente; nella Società lavorò alacremente per mantenere rapporti di stretta collaborazione tra i sodali e, dalla sua nomina a presidente, nel 1900, operò al mantenimento di un’armonia di intenti e di cooperazione tra la Società e l’Ufficio geologico, finalizzata al comune obiettivo di realizzazione della Carta geologica del Regno.
Celebre è la riunione estiva della Società geologica svoltasi ad Acqui, sotto la sua presidenza, che fu presenziata dal presidente del Consiglio provinciale di Alessandria, Giuseppe Saracco (cognato di Sella), oltre a numerosi deputati e senatori: durante la riunione fu acclamato socio onorario il duca degli Abruzzi, a dimostrazione degli ottimi rapporti e delle entrature di Pellati nel mondo politico.
Ricevette importanti incarichi da parte del ministero dell’Agricoltura, dal quale Pellati dipendeva direttamente, ma anche da quelli dei Lavori pubblici e delle Finanze. Fu membro delle commissioni permanenti al ministero delle Finanze, al ministero dei Lavori pubblici, alla Commissione superiore metrica. Fece parte delle commissioni d’inchiesta sulle acciaierie di Terni e per la sistemazione del Lungotevere a Roma. Fu insignito della Gran croce della Corona d’Italia, della commenda dei Santi Maurizio e Lazzaro e della Legion d’onore francese.
Non trascurò mai il suo obiettivo principale: la Carta geologica d’Italia, incoraggiando i suoi collaboratori a partecipare alle grandi Esposizioni universali (Parigi, 1900; St. Louis, 1904) dove i prodotti cartografici realizzati dall’Ufficio ottennero numerosi e importanti premi.
All’Esposizione universale di Parigi del 1900 partecipò al Congresso internazionale delle miniere e della metallurgia con tre relazioni: la prima sul trattamento meccanico dei minerali metallici in Sardegna (La preparation mecanique des minerais metalliques en Sardaigne, Saint-Étienne 1900), la seconda, piuttosto corposa, sulla lavorazione dei minerali di zolfo in Sicilia (Sur le traitement de minerais de soufre en Sicile, Saint-Étienne 1900), e una terza sull’uso del filo elicoidale per il taglio del marmo.
Uomo dal comportamento austero e modesto, Pellati rimase attivo fino alla morte, avvenuta a Roma il 19 giugno 1907.
L’anno precedente aveva compiuto numerose escursioni sulle Alpi liguri insieme agli ingegneri Domenico Zaccagna e Luigi Baldacci, suo successore alla direzione del Regio Ufficio geologico, per verificare personalmente l’avanzamento del progetto di cartografia geologica.
Fonti e Bibl.: Necrologi: L. Baldacci, N. P., in Bollettino della Società geologica italiana, XXVI (1907), 2, pp. CXIV-CXVIII; N. P., in Nuova Antologia, CCXIV (1907), 854, p. 601.
F. Faoro, Alpinismo e turismo nella società bellunese dell’Ottocento, in La montagna veneta in età contemporanea. Storia e ambiente, uomini e risorse, a cura di A. Lazzarini - F. Vendramini, Roma 1991, pp. 265 s; P. Corsi, La Carta geologica d’Italia: agli inizi di un lungo contenzioso, in Four centuries of the word geology. Ulisse Aldrovandi 1603 in Bologna, a cura di G.B. Vai - W. Cavazza, Bologna 2003, pp. 271-299; D. Brianta, Europa mineraria. Circolazione delle élites e trasferimento tecnologico, Milano 2007, passim.
Si ringrazia Fabiana Console per le ricerche anagrafiche. La voce è stata redatta con la collaborazione di Alessio Argentieri.