NUTRIZIO, Stefano
NUTRIZIO, Stefano (Nino). – Nacque a Traù in Dalmazia il 10 febbraio 1911 da irredentisti dalmati, Luigi e Bianca Zacevich. La sorella Maria Carmen fu una nota stilista (Mila Schön).
Lasciata Trieste dove era cresciuto, esordì poco più che ventenne nel giornalismo, collaborando col Giornale di Genova. Tra la fine del 1932 e l’inizio del 1933 entrò nella redazione sportiva del Secolo XIX e successivamente divenne direttore del settimanale Genova Sport. Assunto nel 1936 al Popolo d’Italia di Vito Mussolini, figlio di Arnaldo, fu a capo dei servizi sportivi e si occupò dei campionati mondiali di calcio del 1938 e di ciclismo.
Chiamato alle armi nel dicembre 1940 col grado di tenente, fu inviato come corrispondente di guerra in marina. A bordo dell’incrociatore Pola, affondato nella battaglia di Capo Matapàn del 27 marzo 1941, si buttò in mare alle dieci di sera e, quasi assiderato, fu salvato dal cacciatorpediniere inglese Mohawk e fatto prigioniero. Tra i pochi che non vollero firmare l’atto di adesione al governo Badoglio, rimase in prigione cinque anni a Yol in India «riuscendo a rimpatriare tra gli ultimi, mal ridotto e mal guardato» (I. Montanelli, Il Giornale, 21 ottobre 1988).
Non avendo mai rinnegato la passata adesione al fascismo, una volta giunto a Milano, alla vigilia del Natale 1946, ebbe qualche difficoltà a trovare un nuovo impiego. Finalmente, nel 1947, grazie all’aiuto di un collega, Emilio Colombo, riuscì a lavorare come dirigente della squadra di calcio Inter. Quindi collaborò con il Corriere di Milano di Filippo Sacchi, allora direttore di quel giornale che, pur antifascista, «sapeva distinguere il buono dal cattivo» (G. Afeltra, Corriere della sera, 21 ottobre 1988) e in seguito divenne capo dei servizi sportivi al Corriere lombardo di Benso Fini. Collaborò con varie testate, come la Settimana Incom, L’Europeo, Il Tempo, Epoca, Oggi, Il Candido, la Rivista Pirelli. Tra i più popolari e stimati giornalisti sportivi, legò tuttavia il suo nome soprattutto a La notte, il quotidiano milanese del pomeriggio comparso in edicola il 6 dicembre 1952, che diresse per 26 anni.
Il giornale, nato per iniziativa dell’industriale del cemento Carlo Pesenti e di alcuni settori del clero ambrosiano, in particolare Ernesto Pisoni, direttore del quotidiano cattolico L’Italia, nelle intenzioni dei suoi fondatori sarebbe dovuto durare solo per il periodo della campagna elettorale per le elezioni legislative del 1953. In particolare, avrebbe dovuto assicurare il consenso dell’opinione pubblica alla legge elettorale maggioritaria allora varata per volere della Democrazia cristiana (DC), ma fortemente osteggiata dall’opposizione che la bollò come ‘legge truffa’ in quanto assegnava il 65% dei seggi della Camera al partito o al gruppo dei partiti che avessero raggiunto il 50% più uno dei voti.
A un esordio piuttosto difficile (i mezzi erano limitatissimi, il corpo redazionale ridotto al minimo) fece seguito un crescente successo. Fronteggiata la concorrenza degli altri tre quotidiani del pomeriggio da tempo radicati a Milano (Milano sera, Corriere lombardo e Corriere d’informazione), La notte raggiunse rapidamente una tiratura assai elevata (250.000 copie, 20.000 delle quali diffuse a Milano) e rimase presto l’unico quotidiano del pomeriggio, riuscendo a ben interpretare le aspirazioni della città e a soddisfare i gusti dei suoi lettori. «La notte – affermava Gaetano Afeltra in un’intervista – fu in un certo modo un prodotto della Milano in quegli anni, una città bellissima... una città sfarzosa» (R. Pezzini, Ha saputo creare un giornale come lui col cuore in mano, intervista a G. Afeltra, in La notte, 21 ottobre 1988, p. 4) con una vita notturna intensissima e la cui classe dirigente pensava al successo e allo svago.
In questo contesto la pagina degli spettacoli della Notte così come la creò Nutrizio, con i programmi delle sale cinematografiche e il giudizio sui film espresso graficamente, fu considerata un colpo di genio.
Imitata in seguito da molti altri giornali, la rubrica provocò allora una tale reazione da parte dei proprietari delle sale da costringere Nutrizio a un’autodifesa pubblicata con grande rilievo in un lungo articolo (Gli asterischi della verità scatenano contro il nostro giornale le sanzioni dei grossi proprietari di cinema, 1-2 luglio 1953).
Scarsi all’inizio furono gli interventi da lui firmati: soprattutto articoli sportivi. Celebrò, per esempio, nell’estate del 1953 l’impresa di Fausto Coppi, «il più grande di tutti i tempi», quando vinse il quinto Giro d’Italia, mentre stroncò la squadra nazionale di calcio quando perse vergognosamente una partita contro l’Ungheria. Talvolta utilizzava il linguaggio calcistico anche per la politica: Domani l’arbitro sei tu si intitolava un pezzo da lui pubblicato il giorno prima delle elezioni del 1953 (6-7 giugno).
Mai dalla parte del potere, attraversò una lunga stagione della storia italiana come alfiere non tanto di ideologie politiche preconcette, quanto di solidi principi conservatori cui non abdicò mai, ma che difese ostinatamente ai limiti della provocazione, con un linguaggio semplice e forte, sorretto da una titolazione che spesso evocava irrazionali reazioni del lettore. Saldamente anticomunista, mostrò talvolta un’inclinazione verso certe forme di qualunquismo venate dal rimpianto per una classe dirigente scomparsa (soprattutto di fine Ottocento e del primo Novecento), un profondo fastidio per uno Stato ‘impiccione’, un disprezzo per la litigiosità dei partiti.
Fortemente ostile a qualsiasi ipotesi di avvicinamento del Centro ai socialisti, diede vita, nel 1963 con i suoi editoriali, a un’aperta campagna contro il centrosinistra e, in particolare, contro Aldo Moro. In occasione delle elezioni del 1963 invitò apertamente i suoi lettori a votare per i liberali (Per cosa si vota domani, in La notte, 27-28 aprile 1963). Filoamericano, vide negli Stati Uniti i difensori della libertà nel mondo soprattutto durante la guerra del Vietnam anche nel momento in cui era cominciata con il massimo vigore l’escalation militare (La balena arenata, ibid., 8 febbraio 1968). Ostile, nel 1968, al movimento degli studenti, che riteneva fossero una minoranza ultrapoliticizzata a sinistra, o al più una minoranza di ‘goliardi’, tentò tuttavia di dialogare con loro (Monito ai giovani: costruire anziché protestare, ibid., 9 marzo 1968). Sempre meno in linea con il mondo della fine degli anni Sessanta, prese una dura posizione contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia peraltro più volte prevista (Perdere la faccia o l’impero?, ibid., 31 agosto 1968, e Distensione: io mi distendo e tu mi passi sopra con i carri armati, ibid., 3 settembre 1968), non esitò ad affrontare temi scottanti, quali l’apartheid, con la consueta volontà, a tratti spregiudicata, di andare controcorrente nel sostenere tesi oltranziste (“Sviluppo separato” fino al raggiungimento di una completa civiltà, ibid., 6 febbraio 1964, e Sulla bocca di tutti una parola: razzisti. Quando verrà a galla la verità?, ibid., 14 febbraio 1969). Né esitò a dire la sua sulla strage di piazza Fontana del 1969 a Milano, frutto a suo avviso del clima di odio e di violenza di una ‘maledetta politica’ che troppo timidamente difendeva le forze dell’ordine.
Dopo aver assicurato al suo quotidiano una solida posizione di mercato, ne lasciò la direzione nel 1979 «con la coscienza di aver dato il meglio della botte» (In bocca al lupo, ibid.15 gennaio 1979) e si ritirò nella sua casa di campagna a Bagno di Ripoli, appena fuori Firenze, continuando a collaborare con alcune testate, tra cui Il Giornale del suo amico Indro Montanelli.
Si sposò due volte, con la ballerina di danza classica Luciana Novaro e poi con Elsa Robotti. Fu insignito dell’onorificenza di commendatore della Repubblica.
Morì a Bagno di Ripoli il 20 ottobre 1988.
Fonti e Bibl.: G. Vaccaro, Panorama biografico degli italiani d’oggi, II, Roma 1956, p. 360; Il chi è? nel giornalismo italiano, Milano 1971, ad vocem; P. Murialdi, La stampa italiana del dopoguerra, 1943-1972, Roma-Bari 1974, pp. 234 s.; La stampa italiana del neocapitalismo, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, Roma-Bari 1976; M.R. Boensch, La libertà si difende, intervista a Nino N.,in Il Borghese, XXVIII (1977), p. 101; La stampa italiana nell’età della TV 1975-1994, a cura di V. Castronovo - N. Tranfaglia, Roma-Bari 1994; G. Ruggeri, Berlusconi. Gli affari del presidente, Milano 1994, p. 130; P. Murialdi, La stampa italiana dalla Liberazione a fine secolo, Roma-Bari 1998, pp. 106, 214; C. Cederna, Il lato debole,a cura di G. Borghese - A. Cederna, Milano 2000, p. 126; A. Papa - G. Panico, Storia sociale del calcio in Italia, Bologna 2002, p. 208; D. Buzzati, Il giornale segreto, Milano 2006, p. 35; M. Canella, Sport e fascismo, a cura di S. Giuntini, Milano 2009, ad indicem.