PASINI, Stefano
PASINI (Pasino), Stefano. – Nacque a Brescia, probabilmente intorno al 1599; suo zio materno fu il rinomato compositore Giovanni Ghizzolo. Non sono noti i nomi dei genitori.
Varie informazioni si ricavano dalle lettere dedicatorie delle opere musicali (quasi tutte riportate in Mischiati, 1992). Particolarmente significativa l’epistola (trascritta in Guerrini, 1922, p. 109) premessa a Le quattro parti delle tre Magnificat… Opera nona del 1679, edizione un tempo presente nell’Archivio della cattedrale di Brescia, ma oggi irreperibile: l’autore dichiara di essere nato «nella nobilissima città di Brescia» e di aver appreso «i primi elementi musicali» dal «Sig. Turini», identificabile con il compositore Francesco Turini, nato nel 1590 e organista in Duomo almeno dal 1621 (Mischiati, 1992, p. 810). Con l’appoggio di Ghizzolo, che dal 1618 al 1622 fu maestro di cappella a Ravenna alle dipendenze del cardinale Pietro Aldobrandini, Pasini venne «da lui condotto in Roma», si presume nel 1623. È dubbia la notizia riportata da François-Joseph Fétis (1864, p. 460) che sia stato attivo anche a Cona, vicino a Chioggia.
Nel 1624 uscì a Venezia, con dedica a Carlo Emanuele Madruzzo, futuro principe e vescovo di Trento, la prima raccolta a stampa di Pasini: Messa et salmi concertati a cinque voci con il basso continuo. In questa fonte, solo recentemente localizzata nella Biblioteca universitaria di Gand, «Stefano Pasino detto il Ghizzolo» si dichiarò «cittadino bresciano e organista della egregia comunità di Ghedi», paese della Bassa bresciana. Undici anni più tardi, in una pubblicazione di Messe a quatro da concerto e capella, et per li defunti,… Opera quarta (1635, ristampa 1642), l’autore era invece «organista della magnifica comunità di Lonato», cittadina nei pressi del basso lago di Garda. Pasini dedicò queste altre composizioni al cardinale milanese Teodoro Trivulzio: anche se all’epoca l’organista non conosceva di persona il porporato, riuscì nondimeno a conquistarne la fiducia e divenne infine suo maestro di cappella. La raccolta di Motetti a 2, 3, 4 concertati… Opera sesta, edita nel 1651, attesta una fase di transizione: in quell’occasione il musicista si qualificò come «maestro di capella di Salò», ma ancora una volta rese omaggio al precedente patrono con un Pater noster «composto a commando del… Card. Trivultio» quand’era ancora alle sue dipendenze.
L’incarico nel Duomo di Salò coincise con un periodo turbolento e infelice. Preso congedo da Trivulzio, Pasini ricorda, nella citata lettera autobiografica del 1679, di «essere stato chiamato dagli infortuni» della sua famiglia a «fermarsi in Salò», dove fu esposto «a fiere persecutioni de’ nemici mal viventi», che sarebbero giunti perfino a minacciarlo di morte. Dai documenti degli archivi salodiani risulta che Pasini era stato eletto maestro di cappella il 26 dicembre 1638 (Sartori, 1969, p. 181). Nel 1653 inoltrò ai deputati al culto divino varie suppliche per cercare, ma senza esito, di migliorare l’esigua retribuzione (Guerrini, 1922, p. 109). Nonostante tutto, sembra che abbia continuato a vivere a Salò, anche se, oppresso da tante preoccupazioni, non riuscì a dare alle stampe nessuna composizione per oltre un ventennio. Si dovette attendere il 1677 perché vedesse la luce a Venezia l’Opera settima (Guida e consequenti dell’opra composta in canoni… cioè Salmi a 4 voci… e due Sonate a tre instrumenti similmente in canoni con alcune curiosità spirituali), un’ambiziosa raccolta di salmi in forma di canone e altre «curiosità spirituali», dedicata all’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, grande cultore di musica e compositore egli stesso.
Tra le «curiosità spirituali» dell’Opera settima si trova un canone a due voci in moto contrario dal significato simbolico: una parte rappresenta la Beata Vergine con l’«oprar ben» e l’altra il demonio con «il peccar».
All’anno successivo risale una non meno singolare collezione di sonate violinistiche da camera, dedicata con immensa gratitudine ai «deputati sindaci e consiglieri di Lonato», lo stesso luogo che aveva accolto Pasini da giovane e in cui ora l’anziano musicista poteva finalmente ritrovare pace e serenità. Questa Opera ottava contiene Sonate a 2, 3, 4 instrumenti de’ quali una è composta in canone et un’altra ad immitatione di versi che sogliono fare diversi animali brutti (Venezia 1679).
A seconda dei componimenti sono prescritti organici per archi (due violini, «violetta alto», «viola basso» e basso continuo) o per fiati (due cornetti, trombone tenore e trombone basso), con precise caratteristiche idiomatiche. Nella Sonata La Grega compaiono imitazioni di diversi animali («rosignolo, galinazzo, galine, rospo, cucù»), eco tardiva della moda inaugurata dal Capriccio stravagante di Carlo Farina, poi diffusa anche in area tedesca.
All’indomani della menzionata Opera nona (Le quattro parti delli tre Magnificat a 4, 5 voci da capella in tre stili differenti, Venezia 1679, perduta), con dedica ai canonici del Duomo di Brescia, si perdono le tracce di Pasini. Si presume che sia morto a Lonato.
Compositore assai poco noto al di là dell’ambito locale, Pasini ben s’inserisce, con contributi originali e talora bizzarri, nel ricco tessuto musicale del Seicento bresciano. L’adozione dello stile concertato nella musica sacra e l’interesse per la sonata violinistica ne fanno un degno contemporaneo del più famoso Biagio Marini. Tra i suoi tratti distintivi vi fu una notevole erudizione letteraria e un raro interesse per gli artifici canonici.
Su un totale di nove raccolte a stampa, risultano oggi irreperibili i dati bibliografici delle opere seconda, terza e quinta.
Non vi è motivo di credere che vi fosse una parentela tra Pasini e Giovanni Battista Pasino, autore dell’Officio et Messa per li morti (Brescia 1630), che sul frontespizio dell’opera si dichiara ‘cremonese di Casalbuttano’.
Fonti e Bibl.: Salò, Archivio del Duomo, Deliberazioni degli Otto Deputati al Culto divino (12 aprile 1642 - dicembre 1655); F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, Paris 1864, pp. 460 s.; P. Guerrini, S. P. musicista bresciano del Seicento, in Brixia sacra, VII (1916), pp. 79 s.; Id., La cappella musicale del duomo di Salò, in Rivista musicale italiana, XXIX (1922), pp. 81-112; C. Sartori, Bibliografia della musica strumentale italiana stampata in Italia fino al Settecento, Firenze 1952, pp. 492-494; Id., La cappella musicale del duomo di Salò, in Il Lago di Garda. Storia di una comunità lacuale, a cura di A. Frugoni - E. Mariano, II, Salò 1969, pp. 171-182; M. Sala, Catalogo del fondo musicale dell’Archivio capitolare di Brescia, Torino 1984, p. 241; O. Mischiati, Bibliografia delle opere dei musicisti bresciani pubblicate a stampa dal 1497 al 1740, a cura di E. Meli - M. Sala, II, Firenze 1992, pp. 723-737, 810; P., S., in The New Grove dictionary of music and musicians, XIX, London-New York 2001, pp. 184 s.