STEFANO VII
Di origine romana (ma suo padre aveva il nome germanico di Teudemondo), di S. prima dell'elezione si sa soltanto che era cardinale prete del titolo di S. Anastasia. Nella confusione, e spesso contraddittorietà, delle fonti è difficile stabilire con precisione le date del suo pontificato. Le notizie più vicine ai fatti (cfr. J.F. Böhmer, pp. 37, 39) lasciano intendere che S. fu papa dal gennaio 929 al febbraio 931, eletto dallo stesso gruppo di potere aristocratico romano che aveva insediato il suo predecessore Leone VI e per motivazioni simili, l'intenzione cioè della senatrice Marozia, che al momento dominava incontrastata sulla città, di porre sulla cattedra di Pietro persone di scarso spessore in attesa di potervi insediare il proprio figlio illegittimo Giovanni. Poco dopo il suo insediamento, a Castel S. Angelo, dov'era rinchiuso da un anno, morì il deposto Giovanni X, pare soffocato con un cuscino. Del pontificato di S. non si conoscono atti relativi al governo temporale di Roma, di cui con ogni probabilità non ebbe alcun modo, e forse nemmeno intenzione, di occuparsi. Confermò i possessi e i privilegi del monastero di S. Antimo nella diocesi di Chiusi, mentre i diplomi a lui attribuiti per S. Vincenzo al Volturno e S. Maria di Brogne (presso Namur) sono falsi. Con una bolla (Regesta Pontificum Romanorum, nr. 3582), di cui esiste una copia contemporanea, sottopose alla giurisdizione di Roma il monastero benedettino di Psalmodi, situato su un'isola nella diocesi di Nîmes, unitamente a quello di Joncels, posto sulla terraferma, e vietò che i loro possessi potessero essere alienati. Ma il fatto che non vi sia menzionata la seconda distruzione del monastero di Psalmodi a opera dei Saraceni, avvenuta all'inizio del sec. X, induce a pensare che l'autore della bolla sia stato Stefano VI, e come tale essa è edita da H. Zimmermann (Papsturkunden, nr. 1). Anche per S. si può affermare che ebbe scarso rilievo agli occhi dei contemporanei, tanto che Liutprando, nella sua Antapodosis (III, 43), passa direttamente da Giovanni X a Giovanni XI, senza nemmeno menzionarlo. Morì nel febbraio 931, lasciando a Marozia la possibilità di insediare sulla cattedra di Pietro il figlio Giovanni. Fonti e Bibl.: F. Ughelli, Italia sacra, I, Venetiis 1717², col. 993; P.L., CXXXII, coll. 1049-56; Pontificum romanorum [...] vitae ab aequalibus conscriptae, a cura di I.M.B. Watterich, I, Lipsiae 1862, p. 33; Regesta Pontificum Romanorum, a cura di Ph. Jaffé-G. Wattenbach-S. Loewenfeld-F. Kaltenbrunner-P. Ewald, I, ivi 1885, pp. 453-54; Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, II, Paris 1892, p. 242; Liutprandi Antapodosis III, 43, in Id., Opera, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XLI, a cura di J. Becker, 1915³; J.F. Böhmer, Regesta Imperii, II, 5, Papstregesten 911-1024, a cura di H. Zimmermann, Wien-Köln-Graz 1969, pp. 37-40; Papsturkunden 896-1046, a cura di H. Zimmermann, I, 896-996, Wien 1988², pp. 101-05. H.K. Mann, The Lives of the Popes in the Early Middle Ages, IV, London 1925, p. 189; M. Andrieu, La carrière ecclésiastique des papes et les documents liturgiques du Moyen Âge, "Revue des Sciences Religieuses", 21, 1947, nrr. 3-4, p. 114; P. Brezzi, Roma e l'Impero medioevale, Bologna 1947, p. 110; F.X. Seppelt, Die Entfaltung der päpstlichen Machtstellung im Frühen Mittelalter, München 1955², p. 355; H. Zimmermann, Das dunkle Jahrhundert, Graz-Wien-Köln 1971, p. 77; E. Amann, in Storia della Chiesa, a cura di A. Fliche-V. Martin, VII, Torino 1973², p. 54; R. Manselli, L'Europa medievale, I, ivi 1979, pp. 487-516; A.M. Piazzoni, Biografie dei papi del secolo X nelle continuazioni del Liber pontificalis, "Mittellateinisches Jahrbuch", 24-5, 1989-90, pp. 369-82. Dictionnaire de théologie catholique, V, Paris 1939, s.v., col. 980; Catholicisme, IV, ivi 1956, s.v., col. 590; R. Aubert, Étienne VII, in D.H.G.E., XV, coll. 1197-98; E.C., XI, s.v., col. 1311; New Catholic Encyclopaedia, XIII, Washington 1967, s.v., p. 696; J.N.D. Kelly, The Oxford Dictionary of Popes, Oxford-New York 1986, s.v., p. 122; Dizionario storico del Papato, a cura di Ph. Levillain, II, Milano 1996, s.v., p. 1425.