STENDARDO (Stendardus, Estandardus, Estandart), Guglielmo, il Vecchio
STENDARDO (Stendardus, Estandardus, Estandart), Guglielmo, il Vecchio. – Appartenne a una casata originaria dell’Île-de-France, radicata patrimonialmente a Lestandart e Beynes (Yvelines, nella Chevreuse), nella baronia di Montfort; non si conosce la sua data di nascita. Probabilmente figlio o nipote di Roberto di Beynes, era legato da parentela alle casate aristocratiche di Montfort, Thury e Aulnay. Sposò in prime nozze Mabille de Montmorency e successivamente Petronilla di Mesnil-Renard.
Stendardo svolse probabilmente la mansione di siniscalco a Beaucaire nel 1247, quando quel castello passò all’amministrazione regia. Apparteneva a un milieu di nobiltà di non altissimo livello, ma collegata all’espansionismo capetingio, profondamente segnata dagli ideali della crociata, esperta negli aspetti amministrativi, politici e militari del governo del territorio, attiva oltre che in Linguadoca, in Provenza e in Piemonte, e giù fino al Regno di Sicilia. Fu pertanto al servizio di Carlo I d’Angiò, a partire dal 1261, nelle vesti di siniscalco e luogotenente in partibus Lombardie et Pedemontis; nel 1262 e di nuovo nel 1266-68 fu siniscalco delle contee di Provenza e di Forcalquier. Con un provvedimento del 13 maggio 1266, ottenne competenze di carattere amministrativo e militare sul Piemonte e sulla Lombardia; e in Provenza approvò una importante riforma monetaria (21 agosto 1267).
Stendardo è attestato nell’esercito angioino a Lione (1265); in quell’anno e nel successivo partecipò alla conquista del Regno di Sicilia, e apparentemente a fianco di Guido di Montfort comandò una parte dell’esercito nella battaglia di Benevento, contro Manfredi (26 febbraio 1266). Nell’ottobre del 1268 ebbe l’incarico di sottomettere Caserta e, a partire dall’aprile del 1269 sino al 1279, fu inviato in Sicilia per reprimere spietatamente la ribellione di Augusta e di Agrigento. Fu consigliere e familiaris del re, e capitano in Toscana nel 1269; era divenuto maresciallo del Regno di Sicilia nel 1267 e lo rimase (con conferma il 6 dicembre 1268) fino al 1271. Fu nominato vicario generale di Sicilia il 21 agosto 1269, e ammiraglio il 29 dello stesso mese; condusse la flotta ad Augusta. Nello stesso anno fu incaricato di una missione a Tunisi, per una trattativa con il locale emiro.
Ricevette cospicui beni nella contea del Molise, in Terra di Lavoro e nel Principato, provenienti soprattutto dalla confisca del patrimonio di Riccardo Filangieri: Arpaia, Arienzo, Casal di Principe, Pomigliano d’Arco, Pipone, Santa Maria di Fossa, Pietrastornina, Quatrapano, Ponticizio, Padula. Ottenne inoltre rendite e terre a Marigliano, Aversa, Capua. Condusse un’accorta politica matrimoniale e attraverso i figli si integrò facilmente nell’aristocrazia regnicola.
Morì fra il 17 gennaio e il 24 febbraio 1271.
La generazione successiva, radicata ormai nel Regno di Sicilia, non ebbe quasi più legami con l’area transalpina (Francia o Provenza che fosse), nonostante l’assegnazione ai suoi discendenti di alcune rendite sul pedaggio di Tarascona (Bouches-du-Rhône) da parte di Carlo II d’Angiò nel luglio 1302.
Guglielmo Stendardo, il Giovane (detto anche Guglielmo di Beynes) fu miles hospicii regii fra il 1272 e il 1281, e successivamente consigliere, maresciallo e conestabile di Carlo II; fu legato attraverso la madre Petronilla alla famiglia dei Mesnil-Renard, e tramite i propri legami matrimoniali e poi grazie alle parentele dei suoi figli, ad altre famiglie provenzali (Baux-Meyrargues) e meridionali (i conti da Ceccano, i conti di Ariano, i conti di Acerra). I suoi fratelli Simone e Galeazzo appartennero all’hospicium regium nel 1284; una sua figlia (o nipote?), con altre parenti, fu monaca nel convento reale di Notre-Dame-de-Nazareth, a Aix-en-Provence, nel 1302.
Nel 1278, Guglielmo Stendardo il Giovane aveva prestato servizio, come militare e come diplomatico, in Romagna alle dipendenze del rettore papale Bertoldo Orsini; nel 1281 fu nominato vicario regio a Roma (ove è attestato il 16 maggio 1282 con Filippo di Laveno). Fu attivo in Sicilia a partire dal 1283-84 e ricoprì diversi incarichi militari: comandò la flotta a fianco di Carlo di Salerno, futuro Carlo II d’Angiò, nel 1284; fu capitano generale di Calabria nel 1292; fu attivo nel dicembre del 1295 nel Principato, nella Contea del Molise, in Terra di Lavoro e certamente anche in Abruzzo, comparendo anche, negli stessi giorni, come membro del consiglio che attorniava Carlo Martello d’Angiò.
Guglielmo Stendardo il Giovane fu signore di Castelnuovo (Capitanata), Fiorentino, Limosano, Tramonti, Pomigliano ad Arcora, Montecalvo, Arienzo, Cicciano, Fillino, Tomito.
Morì probabilmente nel 1308, ed è verosimilmente da identificare con l’omonimo personaggio sepolto a S. Lorenzo di Napoli, qualificato anch’egli come maresciallo e conestabile; ma non si può del tutto escludere che si tratti di un figlio omonimo, al quale sarebbero da attribuire titoli ed eventi a fare data dal settembre del 1293 (in tal caso, Petronilla sarebbe moglie, e non madre di Guglielmo il Giovane).
Nella generazione successiva si distinse Tommaso; sposò Isabella Siginolfo e fu familiaris, ciambellano e capitano ad bellum in Calabria, nel 1301 e poi nel 1315. Nipote di Guglielmo il Giovane fu Giovanni Standardus, maresciallo nel 1350, che ottenne il 20 gennaio 1351 la Contea di Satriano (Calabria).
Fonti e Bibl.: Marseille, Archives départementales des Bouches-du-Rhône, B 143, c. 38, B 382, B 387, B 144, cc. 155-156, B 9, c. 36, 1H 154, nn. 759-760, B 206, cc. 9-10; Database prosopografico sugli ufficiali angioini, https://angevine-europe.huma-num.fr/ea/fr/base-officiers-angevins, s.v. (10 gennaio 2019).
F. Della Marra, Discorsi delle famiglie estinte, forastiere o non comprese ne’ seggi di Napoli, Napoli 1641, pp. 400-406; C. Minieri Riccio, Cenni storici intorno i grandi uffizii del Regno di Sicilia durante il regno di Carlo I. d’Angiò, Napoli 1872, pp. 223-225, 242-250; L. Barthélemy, Inventaire chronologique et analytique des chartes de la maison de Baux, Marsiglia 1882, nn. 563, 728; F. Cortez, Les grands officiers royaux de Provence au Moyen Âge. Listes chronologiques du haut personnel administratif, judiciaire et financier, Aix-en-Provence 1921, pp. 37 s. (da correggere per ciò che concerne i feudi provenzali); É.-G. Léonard, Histoire de Jeanne Ire, reine de Naples, comtesse de Provence (1343-1382). La jeunesse de la reine Jeanne, I, Paris 1932, pp. 27 s., 714; N. Coulet, Un couvent royal: les Dominicaines de Notre-Dame de Nazareth d’Aix au xiiie s., in Cahiers de Fanjeaux, VIII (1973), p. 254; G. Vitale, Nobiltà napoletana della prima età angioina. Élite burocratica e famiglia, in L’État angevin. Pouvoir, culture et société entre XIIIe et XIVe siècle, Roma 1998, pp. 574 s.; S. Morelli, Per conservare la pace. I giustizieri del Regno di Sicilia da Carlo I a Carlo II d’Angiò, Napoli 2012, pp. 174, 215 nota, 218 nota, 282 nota; Les grands officiers dans les territoires angevins - I grandi ufficiali nei territori angioini, a cura di R. Rao, Roma 2016 (in partic. R. Lamboglia, La magistratura del grand’ammiraglio in età primo-angioina tra tradizione, innovazione e professionalizzazione, pp. 83 s.; T. Pécout, La construction d’un office: le sénéchalat des Comtés de Provence et Forcalquier entre 1246 et 1343, pp. 153-188, 375 s., per l’ipotesi di tre generazioni fra 1261 e 1308).