STENO
(pseud. di Vanzina, Stefano)
Regista cinematografico, nato a Roma il 19 gennaio 1917, morto ivi il 13 marzo 1988. Inizialmente collaborò al settimanale satirico Marc'Aurelio, seguendo poi un corso di regia al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e cominciando l'attività cinematografica con la stesura di soggetti e sceneggiature di alcuni film interpretati sul finire degli anni Quaranta da E. Macario, tipici della particolare vena satirica dei redattori del Marc'Aurelio. Nel dopoguerra, pur continuando a scrivere per altri, affrontò la regia dirigendo in coppia con M. Monicelli Al diavolo la celebrità (1949) e quindi numerosi film di Totò (fra cui il pregevole Guardie e ladri, 1951), tutti di grande successo, diversamente invece dal drammatico (sempre codiretto con Monicelli) Le infedeli (1952), un non disprezzabile tentativo di critica di costume. Il primo film interamente firmato da S. fu anche il primo film italiano a colori, appunto intitolato Totò a colori (1952), precedente di due anni una delle migliori commedie all'italiana, Un americano a Roma (1954), che ebbe tra l'altro il merito di lanciare A. Sordi già utilizzato da S. in Un giorno in pretura (1953) accanto a W. Chiari, un altro attore comico che, come Totò, A. Fabrizi, U. Tognazzi, R. Vianello, R. Rascel, L. Buzzanca, E. Montesano, apparve sovente nelle sue pellicole, assai disuguali ma sempre professionalmente diligenti, pur se indirizzate a un pubblico popolare non difficile da accontentare.
S. si cimentò anche in altri generi, addirittura con L. Pirandello (L'uomo, la bestia e la virtù, 1953), ma né l'avventura (Rose rosse per Angelica, 1965; I moschettieri del mare, 1961), ne il dramma (Anastasia mio fratello, 1973) riscossero al botteghino il successo delle commedie. È da segnalare − anche perché è l'unico film che S. firmò col vero nome − La polizia ringrazia (1972), in cui, pur lamentando l'impotenza della polizia nei confronti della delinquenza perché impedita nella propria azione da troppi vincoli garantistici, il regista prese netta posizione a favore della legalità democratica. Si trattò, in ogni modo, di un'eccezione: S. si dedicò infatti preminentemente allo spettacolo d'evasione, peraltro non di rado polemico e spesso con precisi agganci alla realtà. Si cita a questo riguardo La patata bollente (1979), sull'omosessualità e le problematiche inerenti. Nella sua carriera S. diresse circa 70 film e ad altrettanti collaborò come soggettista, sceneggiatore, aiuto-regista.
Nel 1993 T. Kezich ha curato di S. la pubblicazione di Sotto le stelle del '44. Un diario futile, estrosa cronaca di un trimestre particolare, l'agosto-ottobre 1944. Si tratta di sintetiche notazioni supportate da foto, locandine e articoli di giornale, più che di un diario vero e proprio: un regesto di lavoro, di letture e soprattutto di incontri (con M. Soldati, L. Longanesi, A. Blasetti, R. Castellani, C. Zavattini, un giovanissimo F. Fellini, V. Cardarelli) nella Roma appena liberata, fervida di rinate iniziative e di nuove attività culturali e cinematografiche, che S. registra con qualche ironia, molta precisione e scarsa disposizione agli entusiasmi.