LANGTON, Stephen
Arcivescovo di Canterbury, nato verso il 1165. Figlio di un gentiluomo del Lincolnshire, si recò a Parigi verso il 1180, studiò sotto Petrus Cantor e diventò in seguito eminente professore di teologia e di etica. Fece il commento di tutta la Bibbia, che divise in capitoli nella versione della Vulgata, e scrisse sermoni e inni celebri. Ebbe prebende a Parigi e a York e nel 1206 Innocenzo III, già suo compagno di studî, lo chiamò a Roma creandolo cardinale prete di S. Crisogono. Nel dicembre 1206, dopo aver annullato le discusse elezioni dell'arcivescovo di Canterbury, Innocenzo III indusse gli elettori presenti a Roma a eleggere il L. e lo consacrò il 17 giugno 1207. Il rifiuto di Giovanni Senzaterra di accogliere la designazione papale obbligò il L. a trattenersi a Pontigny fino al luglio 1213, fino a che Giovanni non si piegò di fronte alla volontà del pontefice. Entrato in Inghilterra, il L. assunse la posizione tradizionale, propria del primate, di consigliere principale del re e mentore della nazione. Mentre si adoperava per acquistare la piena fiducia di Giovanni Senzaterra, cercò di ristabilire l'ordine e l'unità e di regolare la legislazione consuetudinaria inglese secondo le necessità dei tempi. Il giuramento dell'incoronazione, rinnovato solennemente da Giovanni dopo la sua assoluzione a Winchester (luglio 1213), fu elaborato dal L., in accordo con i principî del diritto consuetudinario e la Carta di libertà concessa da Enrico I; ed egli unì i baroni e diede loro un programma. Sotto la sua direzione la legislazione consuetudinaria inglese fu rimessa in onore negli Articles of the Barons, che costituirono la base della Magna Charta; Giovanni Senzaterra fu costretto a promettere la libertà nelle elezioni dei prelati e a non sottoporre a persecuzioni i baroni che gli si erano opposti. Ma la calcolata slealtà del re e le passioni dei baroni più violenti fecero naufragare il pacifico accomodamento di Langton. Giovanni Senzaterra respinse gli accordi conclusi e i baroni lo costrinsero, con una ribelliore armata, a dare la sua sanzione alla Magna Charta. Il L., benché avverso alla ribellione e alla violenza, sostenne i ribelli pur di salvare il suo progetto dalla completa rovina. Legato ormai saldamente alle sorti della nobiltà feudale nella lotta contro la monarchia, quando Innocenzo III, come alto signore feudale dell'Inghilterra, venne in difesa del suo vassallo Giovanni Senzaterra e scomunicò i baroni che gli avevano estorto la Magna Charta, fu sospeso e richiamato a Roma. Dopo avere preso parte al quarto concilio lateranense, ritornò, col permesso di Onorio III, in Inghilterra (1218) e vi occupò fino alla sua morte (1228) una parte dirigente negli affari politici ed ecclesiastici inglesi.
Bibl.: F. M. Powicke, S. L., Oxford 1928; C. E. Maurice, Lives of popular leaders: S. L., Londra 1872; W. F. Hook, Lives of the Archbishops of Canterbury (S. L.), Londra 1860-76; K. Norgate, Dictionary of National Biography (S. L.), Londra 1883-1900; id., John Lackland, Londra 1902; Grabmann, Die Gesch. der scholastischen Methode, II, Friburgo in B. 1909-11, p. 497.