Neuropsicologo statunitense (n. Santa Monica 1948). Studioso tra i più eminenti nel campo delle immagini mentali, le sue ricerche hanno svolto un ruolo di importanza basilare nel riaprire un ponte tra le indagini sulla percezione e sull'immaginazione e quelle sugli apparati neurologici su cui poggerebbero tali attività, collocandosi in un punto nodale di sviluppo delle odierne scienze cognitive. Tra le sue opere più importanti occorre citare Image and mind (1980) e Image and brain. The resolution of the imagery (1994).
Professore di psicologia alla Harvard University dal 1973; dal 1984 è fellow dell'American psycological association.
K. ha indagato sulle immagini che ci formiamo mentalmente per rappresentare oggetti, ambienti, persone non presenti, e sul substrato neurale di tale attività. Nella sua teoria, suffragata da dati sperimentali e da indagini neurologiche, ciò che ci appare come immagine, se corrisponde in modo non arbitrario all'oggetto rappresentato (visto secondo una determinata prospettiva), non va però considerato come prodotto primario della nostra mente, quanto come prodotto secondario di un insieme di proposizioni relative alla costituzione dell'oggetto, immagazzinate nella memoria a lungo termine. A partire da tale struttura proposizionale, si formerebbero nella nostra mente immagini bidimensionali che sarebbe poi possibile traslare, ruotare e ispezionare nelle singole parti. Tra le sue altre pubblicazioni occorre citare: Ghosts in the mind machine (1983; trad. it. 1989); Wet mind. The new cognitive neuroscience (con O. Koenig, 1992); The case for mental imagery (2006). Del 2007 è Clear to the point , saggio sul modo di comunicare informazioni attraverso elaborazioni grafiche e più in generale sulla comunicazione visiva.