stereotipia
Schema comportamentale rigido, compiuto in maniera ripetitiva e continua, senza alcuno scopo o funzione apparente. Tra gli esempi più comuni di s. comportamentali si annoverano dondolare o strofinarsi continuamente la testa, schiarirsi la voce o ripetere incessantemente le stesse sillabe, guardare in maniera fissa e continua un punto. Le s. comportamentali, nella nostra specie, sono molto spesso sintomo di patologie psichiatriche gravi quali autismo e schizofrenia. Pazienti autistici mostrano s. comportamentali continue e durature nel tempo. I bambini affetti da disturbi dello spettro autistico spesso iniziano a mostrare comportamenti stereotipati sin dalla prima infanzia. Danni a carico dei sistemi anatomici e biochimici che mediano la pianificazione e l’esecuzione delle sequenze motorie sembrano essere alla radice della comparsa di stereotipie. In partic., si ipotizza che alla base dei comportamenti stereotipati ci siano danni a carico dei gangli della base o del neurotrasmettitore che ne regola l’attività: la dopammina.
Sebbene le s. abbiano molte similitudini con altri comportamenti ripetitivi e immodificabili come i comportamenti compulsivi, alcuni aspetti le distinguono da questi ultimi. In partic., mentre le s. non hanno alcuna funzione apparente, i comportamenti compulsivi hanno la funzione di interrompere o evitare uno stato di malessere associato a un evento possibile, sebbene altamente improbabile. Inoltre, mentre le s. possono comparire a partire dalle fasi più precoci dello sviluppo, comportamenti compulsivi e tic compaiono solitamente dopo i primi 3÷4 anni di vita.
Le s. comportamentali non sono tipiche della nostra specie, anzi, ricoprono un ruolo molto importante in specie animali a noi filogeneticamente precedenti. Anche le s. animali hanno una natura solitamente immodificabile, ripetitiva e apparentemente priva di funzione apparente. Tuttavia, nel mondo animale, le s. si riscontrano prevalentemente in condizioni di cattività e quasi mai in situazioni naturali. Comportamenti stereotipati possono essere frequentemente osservati negli zoo (esempi paradigmatici sono quelli degli orsi o delle tigri che, se tenuti in gabbie troppo piccole rispetto alla stazza, percorrono sempre il medesimo tragitto), nei roditori di laboratorio e negli allevamenti intensivi. Sebbene le s. non abbiano alcuna funzione apparente, si ritiene che le condizioni di cattività privino gli animali di bisogni fondamentali e che i comportamenti stereotipati derivino proprio da tale frustrazione. Tra le s. più comuni, osservate nei roditori di laboratorio, si annoverano il mordere ripetutamente il coperchio della gabbia e lo scavare senza sosta in prossimità degli angoli. Si ritiene che questi comportamenti siano associati alla frustrazione di due bisogni fondamentali: esplorare l’ambiente (da qui il mordere il coperchio della gabbia al fine di uscirne) e costruire un nido in un ambiente riparato (da qui il tentativo, irrealizzabile, di scavare delle gallerie). Comportamenti stereotipati, indice di frustrazione di bisogni fondamentali, si riscontrano anche negli animali da allevamento (come maiali e cavalli): tra le s. più comuni si osservano mordere sbarre metalliche e correre continuamente in circolo. La qualità innaturale e potenzialmente patologica delle s. animali solleva due tipi di problemi: quello del benessere degli animali tenuti in condizioni di cattività e quello del rapporto costi/benefici in ambito sia sperimentale sia di reddito legato alla produttività. Dal punto di vista del benessere animale, le s. comportamentali sono quasi sempre sintomo di forti condizioni di malessere, associate a livelli anormali di ormoni dello stress (quali corticosteroidi e catecolammine). Tale stato di malessere può comportare serie conseguenze in ambito sperimentale, qualora individui fortemente stressati non siano in grado di fornire risultati attendibili, e in ambito veterinario, laddove forti condizioni di stress si associno ad altre patologie a carico, per es., del sistema immunitario. In tempi recenti sono state sviluppate molteplici strategie atte a impedire o a ridurre la comparsa di s. comportamentali: tra queste, la più promettente sembra quella di fornire ambienti arricchiti da stimoli etologicamente rilevanti (tipici della specie in natura) agli animali tenuti in condizioni di cattività. Si è notato che questa strategia, almeno in ambito delle specie di laboratorio, si associa a una notevole riduzione dei comportamenti stereotipati.