sterilitade
Nel senso proprio di " inettitudine a fruttificare ", ma in contesto figurato: le parole, che sono quasi seme d'operazione, si deono molto discretamente sostenere e lasciare, [sì] perché bene siano ricevute e fruttifere vegnano, sì perché da la loro parte non sia difetto di sterilitade (Cv IV II 8).
L'ampia metafora è inserita nella spiegazione di Le dolci rime 9 (E poi che tempo mi par d'aspettare...): D, afferma che le parole bisogna " anche saperle lasciare o tacere a tempo, quando, dette, sarebbero sterili o dannose " (Busnelli-Vandelli).