SODERBERGH, Steven (propr. Steven Andrew)
Regista, sceneggiatore, produttore, direttore della fotografia e montatore statunitense, nato ad Atlanta il 14 gennaio 1963. Il suo cinema è una materia in continuo divenire, plasmata dallo stesso regista attraverso la fotografia e il montaggio, firmati rispettivamente con gli pseudonimi del nome del padre (Peter Andrew) e della madre (Mary Ann Bernard). Avendo S. più volte dichiarato di voler lasciare il cinema, ogni nuovo film è sembrato essere sempre l’ultimo, ma in realtà ogni nuova opera ha mostrato sempre più forti legami con le precedenti per la visionarietà astratta e per l’uso delle luci e dei colori che hanno sullo schermo una consistenza pittorica. Ha privilegiato collaborazioni ricorrenti con un ristretto numero di attori, tra cui George Clooney, Matt Damon, Don Cheadle, Brad Pitt, Julia Roberts, Michael Douglas, Albert Finney, Channing Tatum e Catherine Zeta-Jones. Ha vinto la Palma d’oro per il miglior film al Festival di Cannes nel 1989 con Sex, lies and videotapes (Sesso, bugie evideotape) e l’Oscar per la miglior regia con Traffic (2000).
Il suo esordio nel lungometraggio avvenne a 26 anni con Sex, lies and video tapes, che lo impose subito all’attenzione internazionale, melodramma gelido in cui già emergono alcuni degli elementi ricorrenti del suo cinema: l’aridità sentimentale, il voyerismo, la macchina da presa come specchio per verità e menzogne, gli atti ambigui e le loro conseguenze morali. Nella sua filmografia si sono poi alternati film ad alto budget o indipendenti. Ha infatti diretto Kafka (1991; Delitti e segreti), girato in bianco e nero e ispirato alla vita e alle opere di Franz Kafka; King of the hill (1993; Piccolo grande Aaron), ambientato nell’epoca della Grande depressione; il poliziesco The underneath (1995; Torbide ossessioni) e il grottesco Schizopolis (1996). Nel 1998 ha iniziato la sua collaborazione con Clooney con Out of sight (Out of sight - Gli opposti si attraggono) in cui l’attore, al fianco di Jennifer Lopez, è protagonista di una commedia poliziesca tratta dall’omonimo romanzo di Elmore Leonard.
Le identità del cineasta sono sembrate moltiplicarsi: i suoi film, per temi e impostazione, sembrano girati da mani diverse anche se costante risulta la sua attenzione alla sperimentazione con cui affronta i generi, in opere tratte da romanzi, da storie vere o soggetti originali. Ed è così che si passa dal noir The limey (1999; L’inglese) al robusto dramma Erin Brockovich (2000; Erin Brockovich - Forte come la verità), uno dei suoi film più intensi di questo periodo, la cui protagonista, Julia Roberts, vincitrice del premio Oscar come migliore attrice protagonista, richiama alcune grandi figure femminili del cinema statunitense degli anni Settanta (da Jane Fonda dei film di Alan J. Pakula a Ellen Burstyn di quelli diretti da Martin Scorsese).
Altra tappa determinante è stata Traffic, vicenda corale in cui ogni inquadratura appare sempre come provvisoria, caratterizzata dai movimenti della camera a mano e dall’utilizzo dei colori che si confondono con le ombre rendendo l’immagine volontariamente innaturale.
Nel 2001 ha avuto inizio la saga di Ocean’s eleven (Ocean’s eleven - Fate il vostro gioco) con un cast all stars, proseguita con Ocean’s twelve (2004) e Ocean’s thirteen (2007). Ha affrontato poi rischiosi e riusciti remake (Solaris, 2002, dal film di Andrej Tarkovskij del 1972), alternandoli con opere che sembrano quasi alimentate da scarti di montaggio (Full frontal, 2002; Bubble, 2005) e si è volto verso il cinema classico anni Quaranta in bianco e nero con The good German (2006; Intrigo a Berlino).
Successiva è stata la fase dedicata a biopic torrenziali (come il dittico The Argentine, Che. L’argentino, e Guerrilla, Che. Guerriglia, entrambi del 2008) o che guardano a un mélo dai toni dichiaratamente kitch (Behind the candelabra, 2013, Dietro i candelabri). Oppure anche finti biopic, documentari rilavorati dove figure famose portano parte del loro vissuto sotto altre identità, come l’ex pornostar Sasha Grey (The girlfriend experience, 2009), la campionessa di arti marziali Gina Carano (Haywire, 2011; Knockout - Resa dei conti) e l’attore Channing Tatum, con il suo passato da spogliarellista (Magic Mike, 2012). Al tempo stesso, ha voluto analizzare i complessi meccanismi commerciali ed economici del nostro tempo attraverso la figura di un manager di una potente multinazionale agroalimentare in un astratto e personalissimo thriller politico (The informant!, 2009), gli effetti del contagio in diverse parti del mondo (Contagion, 2011) e di un farmaco sperimentale nell’hitchcockiano Side effects (2013; Effetti collaterali). A partire dal 2014 ha diretto due stagioni della serie televisiva ambientata nell’ospedale Knickerbocker di New York all’inizio del Novecento, The Knick, che vede protagonista Clive Owen.
Bibliografia: J. Wood, Steven Soderbergh, Harpenden 2002; A. deWaard, R.C. Tait, The cinema of Steven Soderbergh: indie sex, corporate lies, and digital videotape, New York 2013; G. Mancini, Steven Soderbergh, Recco 2014.