Granger, Stewart
Nome d'arte di James Lablanche Stewart, attore teatrale, cinematografico e televisivo inglese, naturalizzato statunitense nel 1956, nato a Londra il 6 maggio 1913 e morto a Santa Monica (California) il 16 agosto 1993. L'aspetto affascinante, virile e aristocratico, e l'innata inclinazione a interpretare personaggi spregiudicati o avventurieri, permisero a G. di affermarsi soprattutto come attore di film in costume e d'avventura in cui risultavano valorizzate le sue maniere da gentiluomo del Vecchio continente.Intrapresa nel 1934 la carriera teatrale, dopo gli studi alla Webber-Douglas School of Dramatic Art, nel 1939 esordì al cinema in So this is London di Thornton Freeland, divenendo uno degli attori di maggior richiamo del cinema inglese. Nel corso degli anni Quaranta consolidò in patria la sua fama interpretando ruoli di eroe romantico in film quali Convoy (1940; Segnali nella nebbia) di Penrose Tennyson e soprattutto The man in grey (1943; L'uomo in grigio), al fianco di James Mason, e Love story (1944; Racconto d'amore), entrambi di Leslie Arliss. Altri titoli di rilievo furono: The lamp still burns (1943; La lampada che arde) di Maurice Elvey, Caesar and Cleopatra (1946; Cesare e Cleopatra) di Gabriel Pascal, accanto a Vivien Leigh, con la quale aveva spesso fatto coppia in teatro, Caravan (1946; Zingari) di Arthur Crabtree, Captain Boycott (1947; Il capitano Boycott) di Frank S. Launder, Blanche fury (1947; Stirpe dannata) di Marc Allégret. Da ricordare infine Adam and Evelyne (1949; Adamo ed Evelina) di Harold French, in cui aveva come partner Jean Simmons (con la quale fu sposato dal 1950 al 1960), e tra i titoli più memorabili due melodrammi in cui risulta particolarmente esaltato l'aplomb dell'attore, Fanny by gaslight (1944; Il mio amore vivrà) di Anthony Asquith, ancora con James Mason, e Saraband for dead lovers (1948; Sarabanda tragica) di Basil Dearden. G. si trasferì quindi negli Stati Uniti, trasformandosi, grazie al contratto sottoscritto con la Metro Goldwyn Mayer, nell'erede ideale di Errol Flynn. A Hollywood divenne una star di primo piano già con King Solomon's mines (1950; Le miniere di Re Salomone) di Compton Bennett e Andrew Marton, con Deborah Kerr, anticipando in questa seconda e più celebre versione cinematografica dell'omonimo romanzo di H.R. Haggard, attraverso il personaggio dell'avventuroso gentiluomo Allan Quatermain, molti tratti del fortunato Indiana Jones di Steven Spielberg. Seguirono due film diretti da Richard Brooks, The light touch (1951; L'immagine meravigliosa) e il western animalista The last hunt (1956; L'ultima caccia), con Robert Taylor. In quegli anni fu protagonista di altri film di grande successo, in cui fu spesso affiancato a dive di grande fascino, quali The prisoner of Zenda (1952; Il prigioniero di Zenda) di Richard Thorpe, con Deborah Kerr e James Mason; The wild North (1952; Inferno bianco) di Marton, con Cyd Charisse; l'eccentrico Salome (1953; Salomè) di William Dieterle, con Rita Hayworth; Green fire (1955; Fuoco verde) diretto ancora da Marton, con Grace Kelly; Beau Brummell (1954; Lord Brummel) di Curtis Bernhardt, con Elizabeth Taylor, e il kolossal Bhowani junction (1956; Sangue misto) di George Cukor, con Ava Gardner. Ma le sue più significative e riuscite interpretazioni di quegli anni restano quelle dello spadaccino elegante di Scaramouche (1952) di George Sidney e dell'equivoco personaggio, gentiluomo e contrabbandiere, che fa da tutore all'orfanello in Moonfleet (1955; Il covo dei contrabbandieri) di Fritz Lang. Il film di Sidney valorizza lo spirito generoso, guascone e vagamente canagliesco del personaggio interpretato da Granger. Il fascino contraddittorio e ambiguo di eroe-furfante (non per questo meno eroico) trova invece nel film di Lang un ulteriore approfondimento: il regista tedesco infatti, armonizzando l'aspetto gentile e sinistro dell'attore con l'ambiente cupo e macabro che fa da sfondo alle gesta di un gruppo di manigoldi e assassini, affidò a G. una delle più commoventi, tragiche e leali figure di adulto senza più illusioni alle prese con l'innocenza infantile.
Successivamente l'attore ricevette offerte sempre meno interessanti, a eccezione di alcuni ruoli interpretati nella prima metà degli anni Sessanta in North to Alaska (1960; Pugni, pupe e pepite), il vivace e divertente western di Henry Hathaway, con John Wayne; in Sodom and Gomorrah (1962; Sodoma e Gomorra), lo spettacolare peplum diretto da Robert Aldrich; o nel cinico film di guerra di Roger Corman, The secret invasion (1964; Cinque per la gloria). Alla fine degli anni Settanta fu interprete del film d'avventura, dalla struttura decisamente convenzionale, The wild geese (1978; I quattro dell'Oca selvaggia) di Andrew V. McLaglen, in cui G. è l'infido aristocratico inglese che affida una rischiosa e complicata missione in Africa a un ex colonnello (Richard Burton) e ai suoi mercenari, professionisti della guerra.Nel 1981 pubblicò una ricca autobiografia dal titolo Sparks fly upwards.
Ph. Ortoli, Stewart Granger (1913-1993), in "Mensuel du cinéma", octobre 1993.