STIGE (Στύξ; Styx)
Fiume infernale dell'oltretomba greco e latino, e dell'inferno dantesco. Il nome in greco è femminile e, quando è inteso come una personificazione, indica una figlia della Notte e di Erebo oppure una delle Oceanine figlie di Oceano e di Tetide. Questa seconda personificazione è costante nella Teogonia di Esiodo, dove Stige è l'odiosa e orrenda dea (στυγερὴ ϑεός, la radice del nome è la stessa), solitaria abitatrice del Tartaro; e dalle rocce della sua dimora (Theog., vv. 775-806) scorre quell'acqua che è detta "stigia" e che serve agli dei per solenne giuramento (chi lo trasgredisce è punito con un anno di sonnolento stupore e nove anni di segregazione). In Omero compare costantemente l'espressione "acqua di Stige", ma è lecito postulare anche per Omero la personificazione di questo nome. Egli pure conosce il supremo giuramento degli dei per l'acqua di Stige, anche da sola, ma in unione specialmente a Terra e Cielo; Stige dunque rappresenta il mondo sotterraneo, e la concezione omerica coincide con quella esiodea; così l'espressione "acqua di Stige" viene usata nell'Iliade VIII, 369, per indicare complessivamente l'oltretomba, quasi confine di esso. Da notare che l'Acheronte, che diventa principale fiume infernale in descrizioni posteriori, nell'Iliade non appare neppure nominato. Nell'Odissea invece la concezione topografica dell'oltretomba sembra diversa, o per lo meno è più specificata; leggiamo in essa (X, 514) che dallo Stige deriva il Cocito, il quale, al pari dell'altro fiume, il Flegetonte, si getta nell'Acheronte. Nella descrizione dei fiumi infernali fatta da Socrate nel mito del Fedone (c. 52), il Cocito, che trasporta le anime degli omicidi, raggiunge nel suo corso sopraterreno un luogo detto Stigio, dove forma la Palude Stigia, per indi ritornare alla Pianura Acherusia, nel Tartaro, donde ha origine. Ma questa figurazione platonica non basta a far supporre che lo Stige dell'Odissea debba considerarsi come un corso d'acqua terrestre e non (anche) infernale; anzi è probabile che la relazione tra fiumi terrestri e riviere infernali, accennata nel Fedone e combattuta da Aristotele, risalga ad antichissime credenze popolari. Anche in Il., II, 755, leggiamo che il fiume Titaresio in Tessaglia deriva dall'acqua di Stige; e come l'Acheronte s'identificava in corsi d'acqua o paludi presso le quali si favoleggiava dell'esistenza di un ingresso all'oltretomba, lo stesso avvenne naturalmente per lo Stige; per es. Erodoto, VI, 74, parla di una fonte a Nonacri in Arcadia, nella quale gl'indigeni credevano di poter riconoscere una polla dell'acqua di Stige.
Bibl.: Per l'identificazione dell'acqua di Stige con un corso d'acqua terrestre, v. Bölte, in Pauly-Wissowa, Real-Enc., s. 2ª, IV, col. 457 segg.