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Nei sistemi di datazione medievali e dell’Età moderna, la scelta del giorno iniziale dell’anno. Il calendario giuliano, introdotto da G. Cesare (46 a.C.), istituì un anno civile di 365 giorni computati dal 1° gennaio. Durante il Medioevo si diffusero s. di datazione locali, che assumevano come capodanno il 25 marzo (il cd. «s. dell’Incarnazione», in riferimento all’incarnazione di Cristo nove mesi prima del Natale: sono di questo tipo lo s. pisano e lo s. fiorentino) o il 25 dicembre («s. della Natività»); lo s. veneto, dal 1° marzo; lo s. francese o «della Pasqua», dal giorno di Pasqua (con anni di lunghezza diversa, data la collocazione variabile della Pasqua). La riforma del calendario introdotta da papa Gregorio XIII (1582) per correggere il calendario giuliano ristabilì l’inizio dell’anno al 1° gennaio («s. della circoncisione», in riferimento alla circoncisione di Cristo sette giorni dopo la nascita); tale s. è divenuto oggi il più diffuso nel mondo, essendo stato adottato anche in Paesi di cultura non cristiana.