ANIMALISTICI, Stili
La definizione di stile a. (o anche ornamentazione animalistica) si applica a quelle decorazioni dove le raffigurazioni di animali non sono di tipo naturalistico, ma sono sottoposte a un procedimento di profonda riduzione linearistica, cioè stilizzate, e inserite in un contesto di ornato astratto.Come tali gli stili a. sono in particolare propri di popolazioni e periodi storici che non conobbero oppure rifiutarono la figuratività, per es. le popolazioni germaniche. Nonostante il rapporto secolare di vicinanza e il contatto con la cultura di Roma, esse infatti, tranne poche eccezioni, non giunsero mai ad assimilare l'arte classica e l'interesse per l'ornato si evidenziò presso di loro solo con la fine della Tarda Antichità, nell'età delle Migrazioni.
Gli inizi degli stili a. germanici sono individuabili nelle c.d. fibbie a Kerbschnitt; si tratta di guarniture per cinture di militari, rinvenute in gran numero nella Gallia nordorientale e nei territori danubiani, databili tra l'ultimo terzo del sec. 4° e gli inizi del successivo. Esse erano ottenute per fusione da un modello in cera nel quale la decorazione, incisa con strumento a cuneo (Kerbschnitt), era poi rifinita a freddo con il cesello. Sulla superficie dell'oggetto la decorazione era generalmente basata su elementi vegetali, tralci a spirale e palmette e sulle loro combinazioni, come forme a esse o a lira che sono elementi base di un ricamo che spesso assume carattere geometrico più o meno marcato. I bordi delle placche sono invece decorati da figure di singoli animali, eseguiti in rilievo basso, ma plasticamente modellato; si tratta di quadrupedi, per es. leoni, o di forme derivate di tipo simile al cane e in parte di ibridi, le c.d. creature marine, dal corpo di quadrupede nella metà anteriore e di pesce nella parte posteriore, le cui origini vanno ricercate nella mitologia antica e che si diffondono largamente nell'arte romana. Accanto a questi tipi fondamentali appaiono, anche se più raramente, grifoni e delfini.Alcuni principi figurativi sono caratteristici dei lavori in bronzo tardoromani a Kerbschnitt, specie delle cinture: così ricorrono spesso due figure di animali accovacciati ai lati di un clipeo, di un albero stilizzato o di una maschera umana, in rappresentazioni di evidente contenuto religioso; la maschera, in parte identificabile come Oceano, raffigura una divinità che, con gli animali che la accompagnano, doveva garantire protezione a chi indossava la cintura, preservandolo dal male.
Agli inizi del sec. 5°, con il crollo del confine romano sul Reno e sul Danubio e l'irrompere di popolazioni germaniche nell'impero, l'arte delle fibbie a Kerbschnitt a poco a poco scomparve. A quanto sembra, gli artigiani delle province romane dovettero passare in parte al servizio dei nuovi dominatori germanici: nel corso del sec. 5°, nella Scandinavia sudoccidentale, nelle isole danesi, nella Svezia meridionale e sulla costa meridionale della Norvegia fiorì una ricca attività di artigianato artistico, che si riallacciava direttamente all'arte provinciale romana. Questo primo stile germanico viene chiamato stile di Nydam dai reperti rinvenuti nell'omonima località dello Schleswig settentrionale (Danimarca) e ora in parte conservati a Flensburg (Städt. Mus.); un ritrovamento analogo si ebbe presso Ejsbol (Haderslev, Haderslev Mus.). I reperti di questi scavi, quasi tutti d'argento, sono parti di armamento, foderi e puntali di spade, parti di finimenti, eseguiti nella migliore tecnica del Kerbschnitt, niellati e dorati. Essi rispecchiano l'ornamentazione tardoromana, ma in una nuova stilizzazione d'impronta germanica. Il fornimento per fodero di spada, del sito di Nydam, che presenta profili di teste umane con braccia e mani, uccelli e ibridi metà delfino e metà uccello, si colloca (Schleswig, Schleswig-Holsteinisches Landesmus. für Vor-und Frühgeschichte) nel solco della tradizione romana; tuttavia il modo in cui i motivi sono allineati gli uni accanto agli altri denota una nuova sensibilità compositiva. La maggior parte degli oggetti rinvenuti a Nydam e Ejsbol è decorata a Kerbschnitt con tralci a spirale e motivi geometrici e, come nelle fibbie tardoromane eseguite con la stessa tecnica, l'ornamentazione animalistica risulta circoscritta al bordo. Si tratta anche qui soprattutto di creature marine o di coppie di protomi di animali. La fibula rinvenuta a Lunde (Lista, Norvegia) presenta la maschera di Oceano tra due delfini, nonché animali contrapposti sui bordi, nella piastra superiore, mentre sulla piastra inferiore è raffigurato un grifone marino; l'arco è inoltre decorato da un classico motivo a meandro. Il reperto documenta la graduale diffusione dell'ornamentazione animalistica, che si estese invadendo le superfici degli oggetti, in particolare sulle fibule.
Dallo stile di Nydam, con un passaggio quasi impercettibile, si sviluppò lo stile dell'ornamentazione animalistica germanica definito da Salin (1904) I stile. Tale sviluppo è reso evidente in un frammento di fibula da Galsted, nello Schleswig settentrionale (Copenaghen, National-mus.), la cui superficie è ancora decorata da tralci a spirale, geometrizzati però a scacchiera, con solo alcune palmette che si collocano nel solco della tradizione romana; le raffigurazioni di animali sul margine assumono invece dimensioni e importanza maggiori. Vi è raffigurata una maschera umana tra due quadrupedi accovacciati che, nella posizione arcuata a esse, denunciano la loro derivazione dai delfini romani, trasformati in animali terrestri. Scomparse le creature marine tipiche dello stile di Nydam, il quadrupede diviene elemento caratteristico del I stile, insieme alla linea di contorno che ne profila il corpo e gli arti. Nella fase A del I stile le figure di animali presentano una modellazione plastica, mentre nella fase B i corpi si appiattiscono e sono percorsi da un tratteggio trasversale; nella fase C prevalgono le linee di contorno e nella fase D sono queste, fittamente accostate le une alle altre come un nastro intrecciato, a formare il corpo dell'animale. Sembra che la fase B avesse il suo centro di maggiore importanza nella parte orientale della Scandinavia, nella c.d. area del Baltico, e la fase D nella Scandinavia sudoccidentale, nella c.d. area del mare del Nord. Il I stile è inoltre caratterizzato da un processo di scomposizione delle figure degli animali: i singoli arti possono venire utilizzati senza alcun nesso organico o disposti in fila l'uno accanto all'altro, secondo il principio 'additivo'; si mantiene anche il motivo della maschera tra due animali.Il I stile dovette formarsi intorno al 475 e fu sostituito nella seconda metà del sec. 6° o intorno al 600 dal II stile.Dal territorio d'origine, la Scandinavia sudoccidentale, il I stile si diffuse in primo luogo nell'Inghilterra anglosassone, da principio nella forma iniziale della fase A e, successivamente, in quella della fase D, tipica dell'area del mare del Nord, con i corpi degli animali a nastro intrecciato. Nella fase B - caratteristica dell'area del Baltico, con gli animali dal corpo a tratteggio trasversale - questo stile venne adottato in Pannonia dai Longobardi e utilizzato anche in seguito, dopo la loro migrazione verso l'Italia, dove gran parte delle fibule ad arco longobarde rinvenute è decorata infatti nel I stile.Nell'Europa centrale, accolto sia dai Turingi nella Germania centrale sia dai Franchi nella Renania, il I stile costituì sostanzialmente un fenomeno di importazione, né si pervenne ad alcuna elaborazione autonoma dello stile a. nordico. Solo presso gli Alamanni, nella Germania sudoccidentale, la fase D, con i corpi degli animali a nastro intrecciato, fu recepita ed elaborata in modo autonomo.
Lo stile a. germanico definito da Salin (1904) II stile, profondamente diverso dal precedente, presenta come elemento nuovo e caratterizzante la ripresa della decorazione a nastro intrecciato, antico motivo ornamentale originario dell'area mediterranea che, nel corso del sec. 6°, si diffuse nell'Europa centrale e settentrionale, collegandosi al I stile. La base sulla quale si sviluppò lo stile a. è lo schema a nastro intrecciato che definisce il corpo degli animali, al quale vengono poi attaccate le singole membra, testa e zampe, integrandole, per quanto è possibile, nello schema stesso. Questo resta riconoscibile in tutte le composizioni del II stile, che può in fondo essere considerato essenzialmente come uno stile a nastro intrecciato 'zoomorfizzato'.Per lungo tempo si è discusso dell'area in cui questa sintesi sarebbe avvenuta. Si è supposto (Werner, 1935) che la culla del nuovo stile fosse l'Italia longobarda, dove ne sembrano rintracciabili i presupposti: stile zoomorfo e stile mediterraneo a nastro intrecciato. Tuttavia recentemente è stato ipotizzato (Haseloff, 1979b) che la vera radice da cui si sviluppò il II stile vada ricercata nell'area sudoccidentale tedesca, presso gli Alamanni, che ripresero il I stile nordico nella sua fase D, sviluppandolo in modo autonomo. Le prime fibule alamanne nel I stile (gruppo di Nordendorf-Bopfingen-Staubing) presentano i caratteri del nastro intrecciato, tuttavia senza la composizione a nastro intrecciato di fondo che contraddistingue il II stile. La fusione fra tale composizione e I stile di impronta alamanna sembra essere avvenuta nella seconda metà del sec. 6° nella zona sudoccidentale della Germania, da dove il nuovo stile in brevissimo tempo si diffuse presso le altre stirpi germaniche: dai Longobardi in Italia, che svilupparono una propria variante, ai Franchi nella Renania, agli Anglosassoni in Inghilterra e alla culla dello stile a. germanico, la Scandinavia.In Italia, dove godette di un grande favore presso i Longobardi, il II stile compare nelle fibule ad arco, ma soprattutto nelle crocette in lamina d'oro della fine del sec. 6° e della prima metà del successivo. Nel territorio tedesco meridionale, presso gli Alamanni, quando si sviluppò il II stile, le fibule ad arco non erano più in uso: esso compare soprattutto su manufatti di metallo ageminati in argento o, nell'ambito della tecnica della lamina impressa, nelle fibule e sulle linguette di cintura.Sulle fibule ad arco il II stile è presente in Renania, presso i Franchi, che conservarono più a lungo l'usanza di portarle; nel territorio anglosassone venne recepito - e ampiamente applicato - specialmente il suo principio compositivo nelle fibbie ornate di filigrana, mentre in Scandinavia compare direttamente accanto al I stile, come dimostrano i reperti del sepolcreto di Vendel (Uppland).Tardi esempi denotano un processo degenerativo, in cui vanno perduti non solo i dettagli, quali teste e zampe, ma anche la stessa composizione delle figure degli animali. L'ornamentazione animalistica, che in sostanza è di origine nordica, sul continente scomparve alla fine del 7° secolo.In Scandinavia, nei sepolcreti di Vendel, Ulltuna e Valsgärde, il II stile si manifesta a un tale livello qualitativo da non essere in nulla inferiore agli esempi continentali, anzi tale da superarli addirittura. Gli studiosi scandinavi che si sono occupati in modo particolare dello sviluppo dell'ornamentazione animalistica, partendo dal sepolcreto di Vendel, hanno dato al II stile - nonché al successivo III stile - la denominazione di stile di Vendel (Arwidsson, 1942). Si distinguono vari stili di Vendel (A-E); allo stile di Vendel B si attribuiscono tutte le forme classiche del II stile, con quadrupedi completi, che ne costituiscono un aspetto caratteristico in Scandinavia. Mentre l'ornamentazione animalistica germanica ebbe termine, nel continente, con il II stile, in Scandinavia essa continuò a evolversi senza interruzioni. La fase C rappresenta un ulteriore sviluppo del II stile, con il quale compare un nuovo tipo di intreccio, costituito da linee sottili, filiformi, non più regolari bensì a nodi, in motivi che rivelano l'influsso della decorazione a intreccio insulare.
Le opere definite da Salin (1904) come appartenenti al III stile corrispondono allo stile di Vendel E, che, per la maestria dell'esecuzione, rappresenta uno dei momenti più alti di quest'arte. Nonostante la disarticolazione, accentuata fino all'estremo, delle zampe e dei piedi in capricciosi raddoppiamenti e motivi a punta, le figure sono eseguite con una sicurezza e una finezza tali che, nella decorazione apparentemente intricata, si possono 'leggere' il singolo animale e le sue membra. Anche l'ornamentazione animalistica nordica del III stile cedette infine a una certa disgregazione e scomposizione, concludendo il lungo processo evolutivo che aveva portato dai lavori in bronzo a Kerbschnitt tardoromani, attraverso lo stile di Nydam, al I, II e III stile.
Quando gli Angli e i Sassoni nel sec. 5° invasero la Britannia, già provincia romana, non avevano ancora una propria ornamentazione animalistica. Anche lo stile di Nydam è rappresentato in Inghilterra da un solo esemplare, segno che l'influsso figurativo del centro scandinavo meridionale del I stile ebbe inizio solo in un momento successivo. Verso la fine del sec. 5° comparvero nel Kent le prime fibule ad arco decorate nel I stile, importate dalla Danimarca, cui fece seguito l'avvio di una produzione anglosassone autonoma di fibule e, in particolare, di borchie di fibbie con piastra rettangolare: dallo stile assai marcato, vi si riconoscono ancora elementi della fase iniziale del I stile, con le parti del corpo modellate in forme tondeggianti. Molto presto tuttavia, come nella maggior parte di tali fibule inglesi ad arco, l'influsso della fase D, con i corpi nastriformi, produsse la maniera caratteristica del I stile inglese nel 6° secolo.Il II stile giunse in Inghilterra verso la fine del sec. 6°, ma non comparve più sulle fibule ad arco. Gli oggetti più importanti decorati nel II stile provengono dalla nave-tomba regale di Sutton Hoo (Anglia Orientale), che dovette essere costruita - stando alle monete rinvenutevi - intorno al 625. La grande fibula in oro (Londra, British Mus.), per es., è decorata ai bordi da un fregio con animali sinuosamente intrecciati, presenti anche sui fermagli (clasps), dove sono eseguiti in oro con inserti alveolati in almandino; analogamente le borchie dello scudo sono decorate con ornamentazione zoomorfa di eccellente fattura, eseguita nel II stile, diffuso tra l'altro anche nelle lamine impresse di pendagli d'oro o nella filigrana d'oro sulle piastre triangolari delle guarnizioni delle fibbie. Un genere più naturalistico di animali in II stile si trova sul pomo della spada di Crundale (Down, Kent), sulle lamine d'argento di Caenby (Lincolnshire) e infine sull'estremità minore della grande fibula d'oro rinvenuta a Sutton Hoo. Con questi manufatti, che arrivano fino alla metà del sec. 7°, ebbe termine l'evoluzione dell'ornamentazione animalistica germanica in Inghilterra.
Nell'arte irlandese, che nel sec. 7° conobbe un grande splendore, l'ornamentazione animalistica si incontra per la prima volta nel Libro di Durrow (Dublino, Trinity College, 57, c. 192v), eseguito probabilmente intorno alla metà del sec. 7°: è opinione comune che tale decorazione sia influenzata dal II stile e particolarmente dal tardo tipo anglosassone. Le composizioni delle bordure superiore e inferiore si richiamano da una parte al motivo della catena ad anelli, dall'altra alle composizioni animalistiche sinuosamente intrecciate; inoltre sono caratteristiche le membra fortemente allungate, elementi riconducibili ai manufatti in metallo anglosassoni, come per es. il pomo della spada di Crundale. In ambedue i campi laterali della c. 192v si trovano tre animali disposti in sequenza, ognuno intento ad addentare il corpo di quello che lo precede; modelli e influssi per simili composizioni ricorrono anche nell'ornamentazione del II stile.Nei frammenti di un grande evangeliario (Durham, Cathedral Lib., A.II.17) l'ornamentazione è rappresentata in larga misura, per lo più con animali disposti a fascia ondulata, sempre da quadrupedi, che hanno caratteristiche diverse dagli esempi del Libro di Durrow, con mandibole fortemente allungate e protese in avanti e zampe piegate, che però non danno origine a un intreccio con la figura.Una nuova creazione fu il c.d. lappet, il prolungamento dell'orecchio in un nastro filiforme, che si avvolge attorno ai corpi in complicate ed eleganti volute, analogamente alla coda. Le figure di animali della miniatura irlandese si possono distinguere chiaramente da quelle del II stile per la nitida forma del corpo. Inoltre, ai quadrupedi si aggiungono figure di uccelli, che risalgono a modelli mediterranei.I manoscritti prodotti in Irlanda e in Northumbria, denominati iberno-sassoni, a evidenziarne il carattere stilistico unitario, subirono nell'ornamentazione animalistica un profondo mutamento con l'Evangeliario di Lindisfarne (Londra, BL, Cott. Nero D. IV), in quanto le rappresentazioni di animali che fino ad allora rientravano ampiamente nella tradizione del II stile cominciarono ad assumere tratti 'naturalistici'. Provvisti di teste simili a quelle del cane o degli animali da preda, ebbero arti con artigli al posto delle dita e spesso due zampe anteriori e due posteriori ciascuno; tutti sono rappresentati con vivace dinamismo, come nell'atto di spiccare un balzo, mentre il lappet e la coda vengono eseguiti in eleganti intrecci annodati.Questa decorazione animalistica si trova su opere in metallo provenienti quasi tutte dall'Irlanda: la fibula di Tara, il calice di Ardagh, la patena e il calice di Derrynaflan (Dublino, Nat. Mus. of Ireland). La fibula di Tara presenta, eseguita con la tecnica del Kerbschnitt, un'intera serie di figure di animali, in massima parte quadrupedi, isolati o in gruppi contrapposti, nonché uccelli. Gli animali hanno un corpo nastriforme, con tratteggi trasversali, testa provvista di mandibole, zampe con lunghi artigli, lappet e coda molto allungati, filiformi e intrecciati. Le raffigurazioni di animali nel calice di Ardagh sono eseguite in filigrana. Questo stile a., caratteristico dell'arte irlandese del sec. 8° e degli inizi del 9°, compare nei c.d. trial-pieces, ornamenti intagliati in osso rinvenuti in un gran numero in insediamenti dell'isola, che dimostrano chiaramente l'origine locale di questa variante. In Norvegia sono stati trovati numerosi oggetti di metallo con decorazioni irlandesi, portati come bottino dai Vichinghi dopo la conquista dell'Irlanda e adoperati in seguito come ornamenti personali femminili nei corredi funerari. Caratteristico di questa decorazione animalistica del sec. 8° è, oltre al corpo nastriforme con tratteggi trasversali, l'uso di un motivo a spirale, sia all'attaccatura delle cosce sia alla mascella superiore.
Intorno alla fine del sec. 6° il monaco irlandese Colombano giunse in Francia, dove fondò le abbazie di Luxeuil, Annegray e Fontaine. Partendo da qui, la missione irlandese si spostò nella Germania sudoccidentale, in Svizzera e nell'Italia settentrionale (Würzburg, San Gallo, Bobbio). A eccezione di alcuni manoscritti di Bobbio, ora nella Bibl. Ambrosiana di Milano, non si è conservata alcuna testimonianza artistica di quel tempo. Quando però, verso la fine del sec. 7°, gli Anglosassoni ripresero la loro missione nei territori al di là del Reno, portarono con sé l'arte che in quel tempo era fiorita in Irlanda e Inghilterra, vale a dire nell'ambito della cultura iberno-sassone.Il reperto più importante è un evangeliario, già appartenuto al monaco e santo Willibrord, originario della Northumbria, ma vissuto per dodici anni in Irlanda nel monastero di Ratmelsigi, prima di mettersi in viaggio per il continente. Il codice che egli portò con sé, detto Evangeliario di Echternach (Parigi, BN, lat. 9389) dal nome dell'abbazia in cui fu custodito, potrebbe essere stato scritto e miniato prima del 690 a Ratmelsigi. Altri manoscritti molto affini, indicati come il gruppo di Echternach, e soprattutto il frammento di un evangeliario (Cambridge, C.C.C., 197), posseggono un'ornamentazione animalistica che fu abbondantemente imitata nell'ambito della missione insulare sul continente, essenzialmente su lavori in metallo. La più significativa opera d'arte è rappresentata dal calice di Tassilone, nell'abbazia di Kremsmünster (Austria), che, stando all'iscrizione, fu donato dal duca Tassilone e dalla sua consorte Liutpirc tra il 777 e il 778. Il calice, decorato sull'intera superficie in parte con elementi figurativi e in parte con ornati animalistici, mostra temi iconografici che si possono spiegare soltanto con la sua provenienza da un ambito artistico iberno-sassone. Si tratta di quadrupedi, con la testa alzata o rivolta all'indietro, dal corpo arcuato a forma di esse e con la coscia a spirale, alcuni dei quali hanno un lappet che tradisce la loro derivazione dall'ambito artistico insulare. Un'ornamentazione animalistica simile a quella del calice di Tassilone è presente in un gran numero di oggetti di uso comune: speroni, linguette di cintura, armille, ecc., la cui area di diffusione va dal territorio del delta renano nella Frisia, dove si incontrano con particolare frequenza, attraverso la Germania occidentale fra Reno ed Elba, e arriva, oltre la costa adriatica, fino alla Dalmazia, nonché all'Italia centrale. Nella scultura in pietra longobarda questo stile a. compare una sola volta, nelle lastre delle transenne di Müstair (Grigioni).La seconda coperta del c.d. Evangeliario di Lindau (New York, Pierp. Morgan Lib., M.1) è ornata da una grande croce; negli spazi di risulta vi sono quattro placche d'argento messe a giorno, la cui superficie è tutta ricoperta di composizioni con figure animali, in un intreccio di linee sottili e di ramificazioni fogliacee; una rappresentazione molto simile a questa si trova su uno dei lati minori del reliquiario del Domschatz di Coira (Grigioni). Questo tipo di decorazione è stata considerata insulare (Brondsted, 1924); tuttavia non solo il resto dell'ornamentazione della stessa legatura, eseguita in smalto nello stile continentale, ma soprattutto la diffusione dello stile a. influenzato dall'arte insulare - detto anche stile del calice di Tassilone - dimostrano chiaramente che si tratta di opere create sul continente. Tale stile si diffuse anche in Scandinavia: oltre che su una chiusura per libro (Stoccolma, Nationalmus.), proveniente da Birka, sul calice d'argento (Copenaghen, Nationalmus.) trovato nell'isola danese di Fejö compare un'ornamentazione animalistica che ne rappresenta uno dei migliori esempi.Dal punto di vista cronologico la maggior parte di queste opere può essere attribuita alla seconda metà del sec. 8° e all'inizio del 9°, quando la rinascenza carolingia, con il suo patrimonio ornamentale totalmente differente, portò all'esaurirsi della precedente corrente insulare.
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I motivi animalistici dominarono l'ornamentazione scandinava fino al sec. 12°, per fondersi poi gradualmente nel Romanico. Fin dallo stile di Borre, della fine del sec. 9°, motivi nastriformi e vegetali diffusi in area continentale entrarono a far parte del repertorio scandinavo.
I primi tentativi di classificazione (per es. Müller, 1880) si basavano sulla ricorrenza di temi specifici, ma dall'epoca di Shetelig (1920) criteri stilistici propriamente detti hanno gradualmente assunto un ruolo più importante. I gruppi stilistici vichinghi sono designati toponimicamente e molto meno sistematicamente della classificazione dell'arte precedente l'età vichinga, stabilita da Salin (1904) e dagli studi successivi. Importanti reperti vichinghi hanno dato il nome agli stili di Oseberg, Borre, Jelling e Mammen, mentre la definizione di stile di Ringerike deriva da un termine geologico e quello dello stile di Urnes da una stavkyrka. Alcune denominazioni più imprecise e in disuso che ricorrono a volte sono: stile del Greiftier ('dell'animale che afferra') per opere del III stile E di Salin, di Oseberg e Borre; stile del Grande animale per reperti degli stili di Mammen, Ringerike e Urnes; stile delle pietre runiche, specialmente in Svezia, per gli stili di Ringerike, Urnes e Urnes romanico.Shetelig (1920) stabilì la sequenza relativa ai gruppi di stili vichinghi sottolineando che il III stile di Salin continuò nel periodo vichingo. Wilson pose le basi per una moderna e sistematica caratterizzazione e datazione (Wilson, Klindt-Jensen, 1966) e recentemente Horn Fuglesang ha elaborato una più precisa e dettagliata morfologia, soprattutto per la fase tardovichinga (1980; 1981a; 1982). Inoltre, per i periodi antico e mediovichingo è pervenuta una grande quantità di motivi animalistici, atipici rispetto alle categorie stilistiche finora definite. Il gruppo più numeroso è costituito da spille ovali con animali seminaturalistici di origine europea-occidentale (Petersen, 1928; Paulsen, 1933; Jansson, 1985).
I tipi di testimonianze relative allo sviluppo artistico e i criteri di datazione cambiano intorno alla metà del 10° secolo. Nel periodo vichingo antico e medio (775/800-950 ca.) il corpus della produzione artistica superstite consiste principalmente in ornamenti personali e fornimenti di armi, rinvenuti nelle sepolture, pezzi solitamente in lega di rame prodotti in serie per fusione. Di conseguenza i criteri di datazione si basano principalmente sulla cronologia relativa, ovvero sulla tipologia degli oggetti e della decorazione; si aggiungono inoltre alcuni dati occasionali di datazione assoluta, come l'improbabilità che sculture in pietra di tipo scandinavo siano state eseguite in Inghilterra prima della colonizzazione, iniziata alla fine del sec. 9°, e la circostanza che ornamenti vichinghi siano stati trovati in giacimenti stratificati, principalmente di Ribe e York. A partire dal 925 ca. questi criteri sono integrabili grazie a tesori datati sulla base di monete e contenenti ornamenti personali, provenienti principalmente dalla Scandinavia e dalle Isole Britanniche. Nella tarda età vichinga (950-1100 ca.) gli oggetti in rame erano per lo più riproduzioni di tipi precedentemente sviluppati e la maggior parte dei reperti conservati è rappresentata da pietre scolpite con funzione memoriale, sculture in legno e osso recuperate nel corso di scavi di siti urbani, ornamenti personali d'argento provenienti da tesori.La datazione dei tardi stili vichinghi si basa principalmente su testimonianze di cronologia assoluta, ovvero tesori datati attraverso le monete, monumenti runici che menzionano personaggi o eventi storicamente noti, sulla dendrocronologia delle tombe danesi e sulla datazione archeologica delle successive fasi di sviluppo delle città medievali scandinave e del sito urbano di Dublino, integrate da pochi manoscritti delle Isole Britanniche, databili paleograficamente e contenenti elementi scandinavi.È necessario inoltre tener conto delle normali sovrapposizioni tra gli stili dei vari periodi; la valutazione cronologica è normalmente espressa con l'approssimazione convenzionale al mezzo e al quarto di secolo. Per gli ornamenti personali di età vichinga antica e media si possono avere ulteriori imprecisioni per singoli oggetti, a causa della produzione in serie e della pratica di copiare i gioielli mediante la fusione sulla base dei pezzi esistenti.Si ritiene generalmente che la fase più antica dell'ornamentazione animalistica vichinga inizi con la comparsa del motivo del Greiftier e del suo 'cugino' simile a un felino su alcuni tipi di fibule ovali. L'ipotesi che tale motivo riflettesse influenze europee sulla scia degli assalti vichinghi, e fosse di conseguenza databile a epoca successiva al 793, non è del tutto convincente. Nessuno dei manufatti in metallo saccheggiati nelle isole e ritrovati nelle sepolture norvegesi presenta infatti motivi collegabili alla decorazione di tipo vichingo antico e il motivo dell'animale che afferra ricorre frequentemente nel III stile E di Salin, datato sulla base di considerazioni archeologiche in genere alla seconda metà dell'8° secolo. Esistono alcune indicazioni secondo le quali il periodo archeologico vichingo, quale è identificato dall'importazione di manufatti e monete, dovrebbe essere datato prima del periodo storico vichingo che, sulla base di fonti scritte, si ritiene inizi con il saccheggio di Lindisfarne nel 793 (Jansson, 1985, pp. 176-181). Sebbene manchi la prova definitiva per una datazione assoluta, sembra attualmente consigliabile evitare di collegare troppo strettamente tra loro lo sviluppo dei manufatti e degli ornamenti con gli eventi storici. Se dovesse essere provata una datazione al tardo sec. 8° per l'ornamentazione della prima età vichinga, la diffusione degli influssi sarebbe attribuibile probabilmente al commercio; se invece trovasse conferma la datazione tradizionale all'inizio del sec. 9°, questi potrebbero essere stati trasmessi tramite bottini, frutto di razzie. Anche in quest'ultimo caso, comunque, l'adattamento dei modelli si sarebbe verificato evidentemente in poche botteghe, i cui prodotti sarebbero stati successivamente copiati da artigiani regionali. Questo dato, insieme all'assenza di copie di opere importate dall'Irlanda e dalla Northumbria, indica tuttavia che le innovazioni artistiche nacquero principalmente in ambienti urbani e aristocratici, collegati al commercio.
Il III stile E corrisponde all'ultima fase del III stile di Salin, caratterizzato dai tipi animali nastriformi, con corpi che si gonfiano e si assottigliano, spesso tagliati longitudinalmente da ampie aperture e con una marcata contrazione che separa i due fianchi rigonfi; le membra e le orecchie molto allungate formano volute aperte che circondano i corpi e si intrecciano con essi; le terminazioni a fronda e il disegno delle superfici contribuiscono a un effetto complessivo di dinamismo. Contemporaneamente, realizzate dalle stesse botteghe, compaiono opere con animali e uccelli seminaturalistici, ripresi da modelli dell'Europa occidentale, nella maggior parte dei casi stilizzati con le medesime linee rigonfie, corpi tagliati longitudinalmente e intrecci di animali nastriformi. Un altro motivo introdotto in questa fase è l'animale che afferra, reso sempre come forma compatta, accanto ad altri motivi decorativi in III stile E. Il motivo del Greiftier probabilmente trasse origine dai piccoli animali, simili a scoiattoli, presenti nelle decorazioni anglosassoni (Haseloff, 1951). L'insieme dei motivi e delle forme di questa fase è talvolta indicato come stile di Broa (Almgren, 1955).Si tratta di uno stadio di eclettismo, varietà e innovazione, che potrebbe riflettere un incremento dei rapporti commerciali con le regioni europee occidentali nella seconda metà del sec. 8°, sebbene gli elementi di datazione siano scarsi.I reperti più importanti sono rappresentati dall'insieme dei finimenti dorati per cavalcature rinvenuti a Broa, nel Gotland, e dalle sculture tipologicamente più antiche, provenienti da Oseberg, in Norvegia (opera di scultori denominati l'Accademico e il Carpentiere navale). Importanti tipi di gioielli comprendono le fibule a disco e quelle ovali. La continuazione dello stile E all'inizio del sec. 9° è suggerita dalle sculture di Oseberg, dalla presenza di fibule ovali di stile E a Birka, in Svezia, e dall'associazione di fibule a disco con manufatti metallici saccheggiati dalle Isole Britanniche in alcune tombe norvegesi (Shetelig, 1920; Bakka, 1963; 1973; Jansson, 1985). La testimonianza delle sculture di Oseberg indica inoltre il ruolo preminente svolto dallo stile E nella formazione del successivo omonimo stile.
Lo stile di Oseberg deve il suo nome al sito di rinvenimento della famosa nave-tomba nella Norvegia meridionale (Oslo, Univ. Oldsaksamling, Vikingskipshuset Mus.), che conteneva numerose sculture lignee diverse (Shetelig, 1920; Wilson, Klindt-Jensen, 1966; Horn Fuglesang, 1982). Mentre alcune di esse sono classificabili come stile E, l'opera del c.d. Maestro barocco esemplifica il nuovo stile, caratterizzato da forme derivate dagli animali seminaturalistici e Greiftier introdotti nella fase precedente, mentre quelli nastriformi svolgono un ruolo minore. Le innovazioni sono principalmente di carattere formale: le composizioni presentano motivi decorativi di dimensioni e valore compositivo analogo, disposti come in un disegno a tappeto; scomparse le volute aperte, emerge la predilezione per figure di animali accovacciati e il rilievo conduce verso un gioco totalmente nuovo di ombra e luce.Nello stile di Oseberg, che dovette diffondersi in tutta la Scandinavia, è evidente una considerevole varietà. Alcuni tipi di fibule ovali e quelli inediti a bracci eguali illustrano la maniera personale dei loro creatori, sebbene per la maggior parte gli esemplari superstiti siano prodotti di imitazione. Probabilmente a causa della produzione in serie, i manufatti metallici delle fasi più tarde dello stile di Oseberg tendono a un rilievo più piatto, ma con effetto chiaroscurale mantenuto attraverso profondi incavi, negli animali e nei piccoli mammiferi fissati in libera posizione eretta sulla superficie di alcune fibule. Nello stile di Oseberg propriamente detto non sono stati finora identificati elementi che possano indicare influssi esterni, mentre manufatti attribuibili alla stessa fase cronologica presentano motivi di derivazione anglosassone: la coppia di animali seminaturalistici che occupa la parte centrale di un nuovo tipo di fibula ovale (Petersen, 1928, figg. 35, 37); le figure accovacciate e i profili angolari, che costituiscono elementi innovativi nell'arte animalistica scandinava nella seconda metà del sec. 9°, sono paragonabili agli elementi formali dello stile anglosassone di Trewhiddle.La tecnica dell'inserto in vetro blu scuro per realizzare gli occhi è caratteristica delle Isole Britanniche, in particolare dell'Inghilterra, e ricorre una sola volta nell'arte animalistica scandinava, su una fibula d'argento dello stile di Oseberg, trovata a Gausel, in Norvegia. Le indicazioni per una datazione assoluta dello stile di Oseberg sono vaghe, ma più definite di quanto avvenga per l'ornamentazione di età previchinga: esso è normalmente riferito ai primi tre quarti del sec. 9° (Wilson, 1978; Horn Fuglesang, 1982).
Nello stile di Borre il tipo più comune di motivo animalistico è un ibrido tra l'animale nastriforme e il Greiftier, reso in posizione frontale, con fianchi poligonali, quattro zampe, corpo a nastro spesso composto come un cerchio o un pretzel e testa triangolare. Si tratta di un'innovazione locale, mentre i nuovi tipi di mammiferi angolari seminaturalistici sembrano derivati da modelli europei. Quasi altrettanto importanti sono i motivi nastriformi e particolarmente comuni risultano la 'catena di anelli' e il nodo pretzel, spesso con protomi animali alle estremità (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, tavv. XXVII-XXIX). L'uso estensivo di motivi a nastro può essere dovuto all'influsso europeo, ma i particolari tipi di intreccio e di nodo rappresentano invenzioni scandinave. Foglie di vite e d'acanto nonché motivi spiraliformi furono copiati da fonti anglosassoni e continentali. La forma è dominata da moduli equilateri in composizioni statiche e ripetitive, con una predilezione per geometrie e contrasti (per es. un cerchio e un quadrato giustapposti e il corpo dell'animale incavato, con testa e zampe levigate). Nuovi tipi di gioielli, in particolare pendenti, fibule trilobate e circolari, sono decorati nello stile di Borre, mentre la maggiore parte dei tipi di fibule ovali presenta motivi animalistici non immediatamente classificabili. Lo stile di Borre è il primo stile a. scandinavo prodotto negli insediamenti vichinghi in Islanda, Inghilterra e Russia, a riprova del suo sviluppo nelle terre d'origine prima dell'ultimo quarto del 9° secolo.Il più antico tesoro scandinavo, datato sulla base di monete, fu sepolto a Vester Vedsted (Danimarca) nel 925 ca. e comprende un animale nello stile di Borre; altri tesori con oggetti realizzati nello stesso stile furono sepolti nel 940 e 950 ca. (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, pp. 87-94; Wilson, 1978; Horn Fuglesang, 1982).La scultura in pietra anglo-scandinava dello Yorkshire sembra prendesse avvio intorno al 900 e presenta una decorazione negli stili di Borre e di Jelling (Lang, 1978); fattori storici suggeriscono una datazione posteriore al 910 per la scultura in pietra anglo-scandinava della Cumbria, nello stile di Borre; le croci nell'isola di Man probabilmente inducono a posticipare la datazione di quelle della Cumbria (Shetelig, 1948; Wilson, 1970-1971; Bailey, 1980).
La definizione è applicata a un gruppo di motivi animalistici nastriformi e a esse (Müller, 1880; Wilson, Klindt-Jensen, 1966, pp. 95, 97-113; Horn Fuglesang, 1982). Il punto di partenza è il fregio inciso sulla piccola coppa d'argento (Copenaghen, Nationalmus.) proveniente dal tumulo sepolcrale reale di Jelling, nello Jutland (Danimarca): due animali allungati, di profilo a forma di esse, intrecciati in simmetria diagonale, con corpi di ampiezza uniforme (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, tavv. XXXIV-XXXVI). Altri schemi di composizione sono i pretzel, mantenuti dallo stile di Borre, e la nuova serie di animali seminaturalistici a forma di esse (Horn Fuglesang, 1982, figg. 33, 35-36). Alcuni manufatti metallici nello stile di Jelling presentano animali nastriformi con corpi tagliati longitudinalmente, che indicano una tradizione particolare oppure, più probabilmente, un ritorno al tipo di animale tagliato longitudinalmente di stile E (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, tav. XXXIIId). Quello nello stile di Jelling costituisce l'unico gruppo di ornamenti che sia stato classificato sulla base di un solo motivo decorativo e si sovrappone sia allo stile di Borre sia a quello di Mammen. Quando motivi animalistici dello stile di Jelling sono associati a motivi decorativi dello stile di Borre, questi ultimi vengono normalmente attribuiti a una sua fase avanzata, per es. nella tomba di Gokstad in Norvegia (Hougen, 1932) e nel tesoro proveniente da Vaarby (presso Huddinge), nel Södermanland, in Svezia (Horn Fuglesang, 1982, figg. 23-25), sepolto nel 940 circa. Altri indizi di datazione sono forniti dalla coppa di Jelling, che fu rinvenuta nella tomba del re Gorm (m. prima del 948), e da alcuni finissimi frammenti di croci in pietra con raffigurazioni animalistiche di tipo anglo-scandinavo dello stile di Jelling, rinvenuti a York (Inghilterra) in strati databili archeologicamente alla prima metà del 10° secolo.In generale lo stile di Jelling sembra essere stato impiegato principalmente nel secondo quarto del sec. 10°; esso è indubbiamente di origine scandinava, ma il suo sviluppo può essere stato stimolato dall'introduzione del motivo animalistico a forma di esse che compare normalmente nello stile di Jelling in Inghilterra.
Lo stile di Mammen costituisce una fase innovativa della stessa portata dello stile E. Nuovi motivi sono il leone e l'uccello seminaturalistici, basati su modelli europei occidentali, e un recupero dell'immagine del più antico serpente scandinavo, a cui è data una inedita importanza. Compare anche la voluta vegetale, tratta dall'arte anglosassone o continentale e tradotta in stile scandinavo, non più semplicemente imitata come nella fase di Borre. Le caratteristiche formali comprendono l'asimmetrica composizione di una voluta e un animale intrecciati, l'uso di uno o due ampi motivi che riempiono la superficie con improvvise pieghe e curve, linee ornamentali che si allargano improvvisamente in forme simili a riquadri, contorni sinuosi e spesso dentellati (Horn Fuglesang, 1980; 1981a). Le ultime innovazioni nella produzione in serie degli ornamenti personali di bronzo apparvero nello stile di Jelling e, sebbene tali oggetti presumibilmente venissero ancora prodotti e indossati, il rinnovamento artistico sembra provenire da altri tipi di opere, come pietre scolpite, sculture in osso, lavori in argento cesellato e filigranato.La grande pietra memoriale di Jelling (Jutland, Danimarca), monumento di straordinaria importanza, fu eretta dal re Harald Gormson per ricordare i propri genitori e se stesso; grazie all'iscrizione è datata con certezza al periodo 960-985 ca., ma una plausibile deduzione dagli annali germanici relativamente alla conversione dei Danesi ne restringe la datazione al 960 ca. (Moltke, 1974). Come monumento di un sovrano l'esempio di Jelling è unico e sembra dare inizio all'uso di decorare pietre runiche in Danimarca e successivamente nella penisola scandinava; il motivo del leone e del serpente in lotta può ugualmente rappresentare il più antico esempio di questa iconografia in Scandinavia, in quanto certamente non se ne sono conservati altri, ed esercitò vasta influenza sulle rappresentazioni animalistiche durante tutto il sec. 11° (Horn Fuglesang, in corso di stampa). Ulteriori reperti includono l'ascia intarsiata proveniente da Mammen (Jutland; Copenaghen, Nationalmus.), che ha dato il nome a questo gruppo stilistico (Lindqvist, 1931), due spille d'argento provenienti dal tesoro di Skaill, nell'Orkney (Edimburgo, Nat. Mus. of Antiquities of Scotland), sepolto nel 950 ca. (Graham-Campbell, 1975-1976), sculture in osso e manufatti metallici di altissima qualità artistica (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, tavv. XXXVII, XLV, XLVIII-XLVIX, LII-LVI; Horn Fuglesang, 1981a), come pure e semplici sculture lignee provenienti dallo strato archeologico più antico della Trondheim medievale, in Norvegia (Horn Fuglesang, 1981b).
Nello stile di Ringerike compaiono ancora i motivi animalistici dello stile di Mammen, anche se con alcuni cambiamenti di ordine stilistico (Horn Fuglesang, 1980). Le innovazioni principali riguardano il trattamento dei motivi vegetali e degli schemi compositivi, che indicano un'influenza dell'ornato anglosassone e ottoniano, probabilmente trasmessa attraverso la Chiesa scandinava che si andava costituendo. La pietra di Vang (Uppland, Norvegia) è un esempio dello stile di Ringerike maturo: vi compaiono una doppia voluta con steli in stretta assialità, gruppi di viticci corti e intrecciati, disposti asimmetricamente, una croce a forma di rosetta, composta in una alternanza di ampi lobi e viticci sottili, un leone in movimento, una piccola spirale con brevi germogli lungo il bordo. L'uso di schemi compositivi sia anglosassoni sia ottoniani (alternanza di lobi e viticci, gruppi di corti viticci intrecciati) indica che lo stile di Ringerike ebbe origine in uno o più centri danesi sotto gli auspici della nascente organizzazione ecclesiastica, alla quale dovette la sua successiva diffusione, oltre che all'imitazione e al commercio. Lo stile di Ringerike compare nei fregi vegetali sui frammenti delle più antiche decorazioni di chiese rimaste in Scandinavia, provenienti da Flatatunga, in Islanda. Esso ricorre anche su pietre scolpite in Norvegia e in Svezia e su banderuole metalliche, come pure su semplici oggetti lignei ritrovati negli strati archeologici del sec. 11° delle città medievali di Trondheim, Oslo e Lund. Lo stile di Ringerike era diffuso in tutta la Scandinavia e fu adottato anche nell'Inghilterra meridionale e a Dublino; le datazioni sono relativamente sicure: oltre ai reperti della prima metà del sec. 11° rinvenuti in città medievali, si dispone di due tesori con monete datate, sepolti nel 1025 e nel 1035 ca., e di due salteri anglosassoni del secondo quarto dello stesso secolo, che contengono elementi dello stile di Ringerike. Gli ultimi esemplari databili risalgono al terzo quarto del sec. 11° e rivelano influssi dello stile di Urnes.
Si tratta del più tardo stile scandinavo propriamente detto; in contrasto con gli stili di Mammen e di Ringerike, i motivi animalistici ne dominano il repertorio: mammiferi estremamente stilizzati (per es. leoni), animali nastriformi, serpenti. Il drago alato fa la sua prima comparsa su alcune pietre scolpite dell'Uppland, del secondo quarto del sec. 11°, mentre un motivo frequente su quelle svedesi è la croce a bracci eguali; alcuni motivi vegetali derivano dallo stile di Ringerike. Stilisticamente, gli ornati della fase di Urnes sono caratterizzati da una tendenza all'unità: le linee presentano solo due ampiezze contrastanti, le teste e gli arti degli animali sono ridotti a semplici estremità allungate, composizioni di figure a forma di otto e volute multiple costituiscono un reticolo aperto e asimmetrico di forme circolari; figure di animali di maggiori dimensioni mostrano frequentemente un graduale rigonfiamento e assottigliamento del corpo (Horn Fuglesang, 1980; 1981a). I monumenti più significativi sono le memorie runiche in Svezia, con le oltre 1.100 pietre dell'Uppland che ne formano il nucleo più importante per qualità e quantità. Lo stile di Urnes era però diffuso in tutta la Scandinavia e né l'area di origine né le possibili influenze europee sono ancora state determinate (Moe, 1955). Una certa quantità di manufatti metallici in questo stile venne prodotta in Inghilterra, ma l'influsso fu di gran lunga maggiore in Irlanda, dove gli elementi principali dello stile di Urnes compaiono a rinnovare l'arte irlandese alla fine dell'11° e nel 12° secolo.In Scandinavia la più antica fase dello stile di Urnes è databile al secondo quarto del sec. 11°, principalmente sulla base di pietre runiche che menzionano la riscossione di imposte annuali in Inghilterra sotto Canuto II il Grande (ultima esazione: 1018) e di un tesoro con monete datate, interrato nel 1050 circa. Queste datazioni sono recentemente state confermate da diverse sculture nello stile di Urnes, provenienti da Oslo, in strati archeologicamente databili al 1050-1100 ca. (Horn Fuglesang, 1980; 1981a; 1984).Come lo stile di Ringerike, quello di Urnes è collegato strettamente a edifici religiosi e monumenti cristiani; tra i più importanti frammenti decorativi provenienti da chiese vi sono il portale, il pilastro, le assi e i timpani del sec. 11°, incorporati nell'attuale chiesa, della metà del sec. 12°, a Urnes (Sogn, Norvegia), da cui prende il nome lo stile (Shetelig, 1909). La maggior parte delle pietre scolpite dell'Uppland reca una croce o iscrizioni cristiane oppure entrambe le cose; tra gli ornamenti secolari possono essere citate armi, fibule zoomorfe e sculture lignee provenienti da strati archeologici medievali di siti urbani.
Si tratta di uno stile di transizione che conserva alcuni motivi dello stile di Urnes, in particolare l'animale nastriforme e il serpente. Il principale influsso della tradizione di Urnes tuttavia riguarda la forma: il contrasto tra linee di due ampiezze diverse, composizioni a volute multiple, sinuosi rigonfiamenti e assottigliamenti dei corpi degli animali. La maggior parte dei motivi e degli elementi stilistici in questa fase dell'arte scandinava fu, comunque, importata dall'Europa occidentale: il drago alato, per es., divenne un elemento tipico, insieme all'intero complesso di simboli zoomorfi, arabeschi e fogliami romanici. Lo stile di Urnes romanico era diffuso in tutta la Scandinavia, ma costituisce uno stile molto più eterogeneo di quello di Urnes, con più scuole locali e prodotto contemporaneamente a opere in stile romanico puro.Uno sviluppo parallelo interessò l'Irlanda nella prima metà del sec. 12°, ma le iscrizioni dei donatori sui reliquiari irlandesi in questo stile non recano alcun nome scandinavo. Simili reperti di transizione in Inghilterra non sono numerosi e contengono pochi motivi decorativi (Horn Fuglesang, 1986). Gli indizi per la datazione in Scandinavia sono scarsi, ma comprendono i livelli risalenti al 1100-1175 ca. nella sequenza stratigrafica di Oslo, una cronologia questa rapportabile a quella dei reliquiari irlandesi, che sono datati grazie alle iscrizioni dei donatori (Horn Fuglesang, 1981a; 1984).
Gli studiosi che per primi hanno affrontato la questione dei rapporti tra l'ornamentazione animalistica vichinga e quella continentale hanno elaborato teorie contrastanti circa gli influssi esterni che sarebbero stati all'origine della produzione scandinava; numerosi nuovi ritrovamenti e più sistematici metodi di studio morfologico e cronologico ne hanno invalidate alcune e modificate altre. Per es., la teoria dell'influsso decisivo dell'arte irlandese nel sec. 9° e all'inizio del 10° (Müller, 1880; Åberg, 1941; Forssander, 1943) non è più da considerarsi valida. L'ipotesi secondo la quale motivi animalistici orientali sarebbero stati una fonte diretta e decisiva per lo sviluppo degli stili a. in Scandinavia risulta del tutto priva di valore (Haseloff, 1984); analogamente non è più accettata la teoria secondo la quale l'animale che afferra, cioè il motivo del Greiftier, sarebbe derivato dal 'leone carolingio' (Shetelig, 1920).Per identificare le influenze esterne sull'arte vichinga è necessario tenere conto delle tecniche, della tipologia degli oggetti, dei motivi ornamentali e dello stile. Alcune conoscenze sull'ornamentazione possono essere ricavate da criteri tecnici e tipologici: per es. la preponderanza di spirali nell'arte dell'età tardovichinga poté essere stimolata dall'imitazione, da parte degli argentieri, di spirali e volute da opere in filigrana dell'Occidente europeo. L'imitazione di finimenti carolingi per cavalcature con decorazioni trilobate su fibule femminili scandinave introdusse, alla fine del sec. 9° e all'inizio del 10°, i motivi della foglia di acanto e dei racemi, che, tuttavia, non influenzarono evidentemente l'arte animalistica scandinava.Più numerosi furono i motivi animalistici di importazione non legati probabilmente all'imitazione di oggetti e tecniche. Alcuni di essi ebbero vita breve, mentre altri vennero assorbiti dalla tradizione dell'artigianato scandinavo e contribuirono al successivo sviluppo. Il Greiftier, per es., fu solo uno dei tanti motivi derivati dal III stile E della fine del sec. 8°, ma fu 'tradotto' in diverse varianti stilistiche, esercitando un'influenza decisiva sugli stili a. scandinavi per tutto il 9° secolo. Le fasi più importanti dell'influsso continentale sono segnate dall'introduzione, tra i motivi decorativi, di mammiferi seminaturalistici, del Greiftier e di uccelli nel III stile E della fine del sec. 8°, nonché del leone e dell'aquila nello stile di Mammen, alla metà del 10° secolo. Sebbene tali motivi d'importazione abbiano subìto tutti un'impronta stilistica scandinava, le loro origini riflettono la funzione dell'ornato animalistico in area inglese, francese e tedesca e, in quanto tali, gli stili a. scandinavi possono rivelarsi un'utile fonte per lo studio dell'arte profana, in gran parte perduta in Europa.L'area di diffusione dell'influenza degli stili a. scandinavi fu circoscritta principalmente alle Isole Britanniche e comprese solo determinate fasi cronologiche. Gli stili di Borre e di Jelling furono particolarmente importanti per lo sviluppo dell'arte dell'Inghilterra settentrionale all'inizio del sec. 10°, mentre lo stile di Urnes lo fu per l'ornamentazione animalistica irlandese, dalla fine del sec. 11° in poi. Negli insediamenti russi e del Baltico orientale le imitazioni locali erano numericamente scarse e basate su una quantità limitata di modelli, né gli stili vichinghi sembrano avere mai prodotto alcun influsso in area francese o tedesca. Questo ha una certa importanza in merito al problema delle origini dell'ornamentazione animalistica romanica, che è stata talora messa in rapporto con gli stili scandinavi vichinghi. Il Romanico sembra essere nato come uno stile di decorazione di origine mediterranea, con elementi di origine classica e bizantina, la cui variante transalpina, arricchita di motivi creati e diffusi in area francese, salica e anglonormanna, fu introdotta in Scandinavia nel sec. 12°, apparentemente attraverso diverse fonti europee. L'influsso degli stili a. sulla formazione del Romanico non è provato e anche in Scandinavia la tradizione locale vichinga ne determinò solo parzialmente le caratteristiche. Gli stili a. vichinghi e l'ornamentazione animalistica romanica rappresentano due forme artistiche completamente distinte, differenti per origine, motivi, stile, applicazione e contenuto.
Malgrado le invenzioni indigene e gli influssi esterni che portarono a periodici 'ringiovanimenti' dell'arte vichinga, nel materiale pervenuto possono essere distinte alcune linee di sviluppo della tradizione scandinava. In primo luogo, la predilezione per l'ornato di tipo animalistico; sebbene solo il motivo dell'animale nastriforme sia testimoniato in tutta l'arte vichinga, tutti i nuovi motivi - di origine sia locale sia europea - furono zoomorfi, fino alla seconda metà del 9° secolo. Gli animali continuarono a dominare il repertorio decorativo, anche con l'aggiunta di elementi nastriformi e vegetali, tra 9° e 11° secolo. In secondo luogo, l'uso di riprodurre opere di oreficeria mediante fusione, procedimento che svolgeva evidentemente un ruolo importante nell'economia dell'arte vichinga, contribuì a prolungare l'uso di determinati motivi zoomorfi. Infine, la tradizione scandinava emerge forse con particolare evidenza nell'ambito degli elementi formali. La tendenza a usare un doppio contorno, per es., può essere documentata con continuità a partire dal II stile fino a quello di Ringerike (Wilson, Klindt-Jensen, 1966, tavv. IIb-XVII, XXI-XXVIII, XXX-XXXVII, XLV-LX). La linea ornamentale che si amplia in forme simili a riquadri e la dentellatura dei contorni del disegno ricorrono a partire dalle sculture di Oseberg del III stile E fino allo stile di Ringerike. Le varianti nella decorazione delle superfici sono numerose, nei motivi e nelle tecniche, ma il principio di fondo rimane costante, dal III stile E fino a quello di Mammen. Tutti questi fattori tecnici e stilistici contribuirono a rendere fluido e costante lo sviluppo dell'arte scandinava, nonostante le numerose e importanti variazioni; ma proprio perché si tratta di criteri pertinenti al mestiere e alla formazione degli artigiani vanno distinti dai dati che determinano il giudizio sulla creazione artistica e dai criteri utili per identificare la funzione dei motivi animalistici in un contesto culturale più ampio.
I motivi zoomorfi degli stili a. scandinavi spesso sono stati considerati portatori di valori simbolici, generalmente di tipo apotropaico non specificato, ma la questione non è mai stata oggetto di uno studio sistematico. I motivi zoomorfi stessi mutarono diverse volte dal sec. 5° al 12° ed è quindi improbabile che avessero un significato specifico e costante. In mancanza di testimonianze scritte, la tesi dell'interpretazione simbolica deve essere basata sullo studio delle specie animali, della funzione ornamentale del motivo decorativo e sulla frequenza, la datazione e l'origine di ogni distinto tipo rappresentato.In età vichinga un solo motivo animalistisco fu trasmesso in una tradizione ininterrotta a partire dal I stile: l'animale nastriforme, soggetto anch'esso a trasformazioni morfologiche e fasi di minore diffusione.Negli stili di Oseberg e di Borre del sec. 9° e dell'inizio del 10° l'animale nastriforme fu usato di rado e venne riadattato nella forma in parallelo a quella dell'animale che afferra. Il motivo fu rinnovato con lo stile di Jelling per divenire preponderante solo in quello di Urnes del sec. 11° a causa della sua somiglianza morfologica con il drago, che stava gradualmente acquistando importanza nell'arte animalistica del tempo sia continentale sia anglosassone.Altri motivi animalistici comparvero solo per periodi limitati, come per es. il cavallo, che fu presente, ma senza continuità, a partire dal I stile e che scomparve dagli stili a. scandinavi intorno all'800; con il II stile negli ornati furono introdotti dal continente il cinghiale e l'aquila. Il primo apparve successivamente in maniera discontinua in Scandinavia, mentre l'aquila fu reintrodotta in seguito solo con lo stile di Mammen alla metà del sec. 10°, probabilmente ancora dal continente. Il serpente comparve per la prima volta nell'arte precedente l'età delle Migrazioni, in particolare sui corni di Gallehus del 400 ca., in un contesto simbolico e narrativo. Esso ricorre in funzione simbolica su un piccolo gruppo di fibule con l'aquila che sconfigge il serpente nel II stile (Wittkower, 1938-1939). Nel sec. 9° compare in forma di prua a spirale nella nave di Oseberg e nella serie di pendagli zoomorfi dello stile di Borre, ma è con la pietra di Jelling, del terzo quarto del sec. 10°, che il serpente diviene avversario emblematico nella lotta con il leone e solo a partire dal sec. 11° in questa sua funzione si diffuse ampiamente in Scandinavia. L'iconologia della lotta tra leone e serpente è incerta: alla creazione dell'immagine sulla pietra di Jelling dovettero concorrere sia l'esegesi cristiana sia insignia reali prearaldici. Sul portale della chiesa di Urnes, in Norvegia, il significato della lotta tra leone e serpente è presumibilmente solo cristiano, mentre può essere puramente militare-aristocratico sulla banderuola metallica proveniente da Källunge, nel Gotland (Horn Fuglesang, in corso di stampa).Gli animali seminaturalistici del III stile E ricorrono in una certa misura nelle sculture di Oseberg, mentre altri tipi, compatti, apparentemente di origine anglosassone, sono predominanti nelle fibule ovali contemporanee.L'animale che afferra e quelli seminaturalistici dominarono l'ornamentazione scandinava per tutto il sec. 9° e buona parte del successivo. Specialmente l'ibrido tra l'animale che afferra e quello nastriforme è usato indifferentemente su finimenti e collari per cavalli, puntali di foderi di spade, fibule femminili e pendagli. La maggior parte delle figure di animali dallo stile E a quello di Borre è di aspetto leggermente grottesco; inoltre i tipi sono così vari e tratti da un così gran numero di fonti europee e cristiane da essere improbabile che riflettano un simbolismo scandinavo. È sorprendente il fatto che i motivi zoomorfi scandinavi, durante il periodo dei più cruenti assalti vichinghi all'Europa, non siano né feroci né rappresentati in lotta: animali la cui ferocia può essere dedotta dalla posizione, dall'espressione, dalle fauci aperte, ecc., sono sorprendentemente pochi nell'arte scandinava e presenti principalmente nel II stile (600-750 ca.) e nei tardi stili vichinghi (950-1100 ca.), cioè nei periodi in cui era forte l'influenza continentale. Nel complesso gli stili a. scandinavi sembrano essere di carattere principalmente decorativo e, sebbene motivi specifici in contesti particolari fossero probabilmente intesi come simboli, non possono essere considerati come tali in generale.
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La classificazione in 'stili a. I, II, III' dipende dalle formulazioni stabilite da Salin (1904) per l'area nordica sulla base dell'analisi stilistica; ulteriore merito di Salin è l'aver colto quelle componenti che hanno radici nella produzione tardoromana, da un lato, e dall'altro l'aver riconosciuto nello stile di Nydam la prima manifestazione, in forme compiute, del I stile animalistico.Per l'arte vichinga, che inizia con lo stile a. III E di Salin, la terminologia che ricorre nella letteratura critica designa le diverse manifestazioni ancora con i riferimenti ai luoghi da cui provengono i trovamenti di valore esemplare (stili, rispettivamente, di Oseberg, Borre, Jelling, Mammen, Urnes), oppure con espressioni imprecise, quali stile del Greiftier (dell'animale che afferra), equivalente al III stile a. di Salin e agli stili di Oseberg e Borre, stile del Grande animale per gli stili di Mammen, Ringerike e Urnes, stile delle rune, equivalente a Ringerike e Urnes. Questa terminologia rivela un percorso della ricerca che solo di recente ha assunto caratteri sistematici (Wilson, Klindt-Jensen, 1966; Horn Fuglesang, 1980; 1981; 1982), arricchendo e verificando alla luce delle evidenze archeologiche la prima seriazione proposta su base stilistica da Shetelig (1920).I reperti pervenuti decorati in stile a. sono in prevalenza metallici, dell'oreficeria e della metallurgia fine in oro, argento dorato e niellato, bronzo, ferro placcato e ageminato; sono gioielli dell'ornato muliebre, fibule in prevalenza, ma anche fibbie e decorazioni di cinture, dell'abito, dei finimenti del cavallo, del sistema di sospensione delle armi; parti delle stesse armi (impugnature, foderi, umboni); altri tipi di oggetti, dalle borse ai recipienti metallici (Sutton Hoo), agli arredi liturgici (calici, reliquiari). Nell'area danese e scandinava, per evidenti ragioni ambientali, si sono conservati anche reperti d'uso comune in osso e legno - ben noti quelli pertinenti alle tombe-navi di Oseberg, Borre, Gokstad, Tune -, stele con scene figurate e ornati in stile a., tra cui caratteristiche quelle del Gotland, infine elementi dell'architettura religiosa in legno. In conseguenza dell'elevato numero di oggetti in stile a., della loro varia natura e tipologia, dell'amplissima area geografica interessata, della diversità dei contesti e delle evidenze che hanno accompagnato i rinvenimenti e, infine, della diversa tradizione degli studi, non si è raggiunto un soddisfacente stato delle conoscenze su tutta la materia: vi sono problemi sui quali permangono giudizi critici differenti e difficoltà di stabilire rapporti tra gruppi di reperti o tra fenomeni di aree diverse; restano inoltre aperti, o poco trattati, alcuni quesiti storiografici di fondo; ciò limita la capacità di cogliere nel suo complesso il grandioso fenomeno culturale che lo stile a. rappresenta.Molti dei reperti di più antico trovamento, specialmente dall'area nordica fino alla media età vichinga (metà del sec. 10°), per la dispersione dei contesti e la scarsezza di elementi di datazione assoluta, presentano problemi cronologici, mentre i sistematici scavi delle vaste necropoli centroeuropee, dall'Elba al Danubio al Balaton, hanno fornito un quadro di riferimento anche per la produzione dell'area scandinava. Si tratta delle evidenze archeologiche dei contesti di necropoli franche, turinge, alamanne, baiuvare, longobarde, nelle quali gli elementi della stratigrafia orizzontale e dei reperti monetali, elaborati secondo i criteri combinatori propri dell'archeologia preistorica (Werner, 1935; poi raccolti nella fondamentale collana Germanische Denkmäler der Völkerwanderungszeit), forniscono verifica e supporto alle classificazioni stilistiche e tipologiche.Uno dei reperti-guida è la fibula, tipico ornamento femminile, sia nelle forme ad arco o a esse propriamente germaniche sia in quelle a disco di derivazione bizantina e nei bratteati nordici. Nel corso del sec. 7° declinò nel continente l'uso della fibula e lo stile a. si può osservare sulle decorazioni di cintura e nelle armi. Per l'area scandinava, dopo il 950 ca., cioè a partire dall'età tardovichinga, si dispone di una serie più ampia di riferimenti incrociati, forniti dai dati delle fonti scritte, soprattutto importanti quelli relativi alla conquista delle Isole Britanniche, di dati epigrafici desunti dalle iscrizioni runiche che accompagnano le decorazioni delle stele e di evidenze stratigrafiche per molti degli oggetti d'uso rinvenuti in scavi recenti.Nello studio delle prime manifestazioni dello stile a. si considera acquisito il ruolo determinante del c.d. stile militare (Ypey, 1969; Böhme, 1974; A l'aube de la France, 1981). Si tratta di ornamenti metallici di cintura che hanno fornito sicuri elementi tipologici, stilistici e tecnici (collocazione marginale delle figure ferine, i Randtiere; elaborazione degli ornati geometrici e animalistici; lavorazione a Kerbschnitt). Questi raffronti acquistano più completa rilevanza se letti e integrati nei contesti archeologici di pertinenza: si tratta infatti di tombe maschili, ove il cinturone indica un ruolo rilevante del defunto nell'esercito romano, ma che si caratterizzano per il rituale germanico della deposizione. I cinturoni, distribuiti in modo significativo lungo il limes dal Reno al Danubio e ascrivibili al 375-450 ca., costituiscono un prezioso tracciante del processo di osmosi e di acculturazione di cui fu protagonista l'esercito romano, prima attraverso la presenza delle legioni e successivamente con l'accoglimento dei barbari nelle truppe stanziali all'interno dei confini.Le decorazioni dello stile militare da un lato presentano rapporti con i prodotti romani e provinciali presenti in larga scala anche fuori dei territori dell'impero, dall'altro si affiancano ad altre serie di reperti (fibule sassoni gleicharmig; fibule del quoit-brooch style diffuse in Inghilterra meridionale); si suppone che vi abbiano lavorato le officine galliche postesi al servizio dei Sassoni dopo lo sfondamento del confine renano del 406 e l'invasione franca della Gallia. Tuttavia, mentre si attribuiva ai Sassoni di terraferma e alla loro espansione in territorio britannico un ruolo essenziale nella diffusione delle decorazioni tardoromane e nelle successive elaborazioni dello stile a., ora l'attenzione è puntata sull'area danese, sullo Jutland in particolare. È qui infatti che si trova Nydam, i cui reperti di eccezionale qualità hanno dato nome allo stile (Voss, 1954) considerato l'immediato precedente del I stile a. che è rappresentato esemplarmente dalle fibule dello Jutland.Il I stile a. è stato così definito: "un insieme di parti, teste, colli, corpi, zampe anteriori e posteriori, ciascuna sottoposta a un estremo processo di semplificazione, stilizzazione, standardizzazione, che vengono chiaramente distinte le une dalle altre e collegate, ma in modo da non rendere immediatamente riconoscibile un insieme organico" (Bakka, 1959). Vi è consenso tra gli studiosi nel riconoscere nella Danimarca meridionale, alla fine del sec. 5°, il luogo di formazione del I stile a.; esso si articolerebbe, secondo le fondamentali partizioni proposte da Salin (1904), rivisitate e riconfermate da recenti studi (Haseloff, 1981), in quattro fasi: A, B, C, D, distinte a seconda delle specifiche modalità di realizzazione dell'ornato animalistico. Ciò che invece non risulta ancora chiarito è se si tratti sempre di fasi successive o anche di varianti in parte coeve.Nell'area scandinava non vi sono contesti che definiscano la cronologia dei reperti più antichi, mentre gli esemplari importati nel continente e rinvenuti nelle deposizioni principesche franche e turinge si datano, per lo più in base a monete, entro la metà del 5° secolo. Data l'eccezionale qualità di questi gioielli, i dati disponibili non sono sufficienti per concludere se si tratti di correnti commerciali o di scambi di doni tra le aristocrazie barbariche; resta anche aperto il problema della possibile divaricazione tra età della deposizione ed età del reperto quando si tratti appunto di oggetti preziosi: molti infatti mostrano tracce d'usura e possono essere stati tramandati per più di una generazione prima di essere deposti nel corredo funebre (Altstück). In un caso si ha infatti una conferma documentaria dell'uso della trasmissione familiare (La necropoli longobarda, 1986): un tal Rottopert, signore longobardo di Trezzo sull'Adda (Milano), dispose nel suo testamento del 745 che al figlio maggiore andasse la ringa aurea, la cintura adorna di placche d'oro, reperto ben noto dai rinvenimenti delle ricche tombe di cavalieri.Oltre alle importazioni e alle imitazioni, non sempre concordemente individuate dagli specialisti, a cui i prodotti nordici del I stile a. danno luogo nel continente, le sole elaborazioni autonome riconosciute sono quelle alamanne e longobarde: anche in questo caso gli studi si sono concentrati sulle fibule ad arco, che presso questi due popoli hanno forme tra loro distinguibili e diverse da quelle nordiche e che nei principali campi (testa, arco, piede) accolgono una decorazione dipendente rispettivamente dalle forme D e B del I stile a. nordico. I rinvenimenti si situano intorno al 530 per le tombe longobarde della Pannonia, ma le stesse forme si trovano anche dopo l'invasione in Italia del 568, a Cividale, Nocera Umbra, Castel Trosino, confermando il sospetto che si continuassero a tramandare nella cultura della generazione immigrata. Anche in territorio alamanno i dati cronologici si pongono intorno alla metà del 6° secolo.Nel II stile a., che si pone dal punto di vista formale e temporale in immediata connessione con il I, la novità distintiva è nella fusione tra la stilizzazione animalistica di origine germanica e la decorazione nastriforme mediterraneo-bizantina: i dettagli animalistici si saldano e si collegano nel fluire delle bande nastriformi, realizzando una struttura di chiaro impianto ritmicamente scandito. Questo confluire di due tradizioni, per il quale non a caso Salin spese il termine di rinascenza, coincide con uno stadio più avanzato della definizione politico-territoriale e culturale dei principali stati barbarici, presso le cui corti, con l'intrecciarsi a un maggior livello di prestigio e di consapevolezza dei rapporti con la gerarchia ecclesiastica e con l'impero, si realizza una nuova sintesi, di cui il II stile a. è l'espressione artistica più significativa.Trattandosi della compenetrazione-contrapposizione tra magistra latinitas e magistra barbaritas (von Schlosser, 1937), tema che nella storia degli studi si è caricato di notevoli implicazioni ideologiche, il problema della data e dell'origine del II stile a. è stato molto sottolineato. Già da tempo erano state riconosciute le radici tardoromane (Salin, 1904; Lindqvist, 1926) dell'ornato nastriforme e su tali presupposti si era pensato a un ruolo determinante dei Longobardi che, attingendo dopo la loro migrazione in Italia alle sorgenti della cultura mediterranea, avrebbero dato origine al nuovo stile (Werner, 1935; Åberg, 1943-1947; Haseloff, 1956).Tuttavia nuovi rinvenimenti hanno messo in discussione l'ipotesi 'longobarda'. Tra le deposizioni regali merovinge della cattedrale di Saint-Denis (Parigi) nel 1959 venne in luce una tomba femminile, la nr. 49, la cui inumata, per la presenza dell'anello sigillare di Clotario, fu identificata per la moglie di quest'ultimo Arnegunda (m. intorno al 565); tra i reperti figurano fibbie decorate nel II stile. Oltre a questa scoperta, che cancella l'ipotesi dell'inizio del II stile a. solo dopo l'invasione longobarda del 568, altre evidenze si sono aggiunte dall'area alamanna (le fibule di Anderlecht e da Soest, tomba 106, databili alla metà del sec. 6°) e dalla Pannonia, in particolare la deposizione femminile principesca di Veszkény, quindi precedente all'immigrazione in Italia del 568 (Werner, 1962; Bóna, 1966, 1976). Questo quadro cronologico, secondo il quale il II stile può dirsi definito in una vasta area intorno alla metà del sec. 6°, non sembra poter essere smentito dai dubbi di recente sollevati (Roth, 1986a) sull'identificazione della tomba di Arnegunda: si è infatti argomentato che la defunta sarebbe la moglie non di Clotario I, nominata da Gregorio di Tours, ma di Clotario II.Una questione assai dibattuta è quella dello Schlaufenstil (Roth, 1973; 1986b), una variante di ornati con una prevalenza di intrecci a nastro allentato e irregolare, diverso dalle ritmiche e rigorose scansioni del I e II stile canonico; gli elementi animalistici, quando vi compaiono, sono scollegati e giustapposti, non organicamente inseriti nel tracciato. Il termine è stato coniato in specifico riferimento a un gruppo di reperti longobardi italiani: si tratta di fibule ad arco (Cividale, tombe 32 e 154; Nocera Umbra, tombe 21, 29, 87; Chiusi, tomba 3) che trovano nelle tombe pannoniche - specie a Szentendre, tomba 54 - precisi paralleli, coevi allo stabilirsi del II stile animalistico. Un altro gruppo di oggetti che sono stati ascritti allo Schlaufenstil è costituito da numerose crocette in lamina aurea, tipiche delle deposizioni longobarde italiane, riconosciute come ornamenti del velo funebre (Fuchs, 1938; Haseloff, 1956; Roth, 1973; Die Goldblattkreuze, 1975).Va osservato che, per gli stessi caratteri di commistione che presenta, non è facile delimitare chiaramente il supposto stile. Alcune fibule raccolte da Roth come esempi di Schlaufenstil erano state giudicate da Werner (1935) fasi iniziali del II stile a., mentre Haseloff dissolve ulteriormente il raggruppamento facendo notare che esistono decorazioni a solo Flechtband distribuite in un'area larghissima dalla Scandinavia, alla Renania, all'Italia e forme miste intermedie tra Band- e Tier-ornamentik. Quanto alle crocette, un rilevante numero di esse sfugge a una classificazione stilistica: vi sono infatti numerosi esemplari nei quali le decorazioni, che sono ricavate sulla lamina aurea per impressione, risultano ottenute da monete e altri manufatti, diversi per caratteri formali, tipologici e spesso anche per età (La necropoli longobarda, 1986).In recenti studi specialistici è stata molto sottolineata l'originalità e la priorità nella recezione degli impulsi scandinavi da parte degli Alamanni (Haseloff, 1981). Allo stato delle conoscenze non emergono, tuttavia, sicuri elementi cronologici, né il contesto storico-culturale sembra avvalorare un momento di particolare creatività di questa stirpe alla metà del sec. 6°, data la sua condizione di recente tributaria dei Franchi (536). Si deve rilevare che mancano elementi conclusivi per comprendere come questi ultimi, che sono la vera potenza emergente, abbiano attuato la conquista e con quali supporti da parte delle aristocrazie locali. In un primo tempo era parso di poter argomentare, partendo dai dati di Niederstotzingen (Paulsen, 1967), che la dominazione franca era esercitata indirettamente, affidando ai maggiori proprietari alamanni compiti di difesa e di esazione delle imposte; ora nuove evidenze dalle necropoli di Schretzheim e Klepsau (Koch, 1977; 1980) sembrano riaffermare una diretta presenza di personaggi franchi di rango nei territori sottomessi. Sembra pertanto prematuro asserire un ruolo di punta degli Alamanni nell'elaborazione del II stile a. nel continente.Lo sforzo di padroneggiare materiali così numerosi, vari e dispersi, e quindi la necessità di un esame puntuale per giungere a una sistematizzazione tipologica e cronologica, hanno spesso comportato nell'orientamento degli studi un isolamento dei reperti dal tessuto contestuale. Solo di recente si vanno evidenziando, anche attraverso mostre significative (Germanen, Hunnen und Avaren, Stuttgart 1987; I Vichinghi, Firenze 1989), proposte di lettura volte a delineare un quadro complessivo della società e della cultura germaniche. Finora erano invece poco frequentate dagli specialisti le ricerche sui lineamenti d'insieme che il fenomeno degli stili a. presenta. Non può non colpire, come dato di immediata evidenza, la grande unità dello stile a., nonostante la rilevante estensione territoriale (dalla Scandinavia all'Italia, dallo Jutland alla Pannonia) e la distinzione delle stirpi, grazie alla quale si può senz'altro parlare di koinè germanica che supera le frammentazioni tribali e consente la diffusione dello stile a. con sostanziale contemporaneità su tutta l'area interessata.La portata di un fenomeno artistico così peculiare può essere meglio intesa solo se si supera la visione strettamente etnico-razziale delle stirpi germaniche, le deutsche Stämme care all'archeologia tedesca tra le due guerre (Melucco Vaccaro, 1982), e si rammenta che, come del resto le fonti letterarie segnalano con chiarezza, i gruppi tribali si compongono e si scompongono non nel legame razziale ma nella fedeltà al capo, nella sequela, prima del definitivo radicamento nei regni romano-barbarici. L'accogliere etnie diverse sotto l'egemonia di un capo guerriero è il fattore aggregante in questa situazione magmatica e su tale ruolo è basata la forte differenziazione di strati egemoni, di élites guerriere; labilità e mobilità dei gruppi consentono quella vastità di rapporti e quella unità di cui lo stile a. è la manifestazione più significativa.Una seconda evidenza complessiva è data dalla forte coincidenza, per gran parte dell'area di riferimento, con l'altra koinè culturale indoeuropea, rappresentata dai Celti, anch'essi raffinati produttori di reperti metallici con decorazione stilizzata a forte prevalenza aniconica; ma la domanda se il sostrato celtico, al quale i Germani si sostituiscono quasi ovunque, abbia in qualche misura influenzato o favorito la diffusione e l'unità della produzione culturale di questi ultimi è in genere ignorata anche in studi recenti (Kelten und Germanen, 1964; Die Kelten, 1980; Menghin, 1980).La mancanza di fonti scritte per le età più antiche rende anche difficile valutare se la presenza ricorrente di alcune figure umane e specie animali nel tessuto ornamentale abbia un riferimento, anche mediato, a motivi dell'épos germanico; la questione si è posta per le maschere viste frontalmente, per il cinghiale e il felino che punteggiano le decorazioni animalistiche dei primi due stili, come anche per il Greiftier o il Grande animale dell'arte vichinga, ma solo per età più recenti è stato possibile stabilire qualche collegamento, per es. tra la figura che compare nell'intreccio di un fonte battesimale ligneo (1200 ca.) della chiesa di Jämtland (Svezia) e Gunnar nella fossa dei serpenti. Il quesito è probabilmente destinato a restare senza una soddisfacente risposta, ma forse potrebbero risultare utili una lettura e un esame comparato delle figurazioni animalistiche e di quelle figurate che, essendo state considerate per lo più di origine diversa, mediterranea, non sono state correlate con le prime (Haseloff, 1981).
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