Vedi POMPEIANI, Stili dell'anno: 1965 - 1996
POMPEIANI, Stili
Circa ottanta anni fa, A. Mau mise ordine nella massa informe delle pitture pompeiane, raccogliendole in quatto gruppi ben distinti: i) stile ad incrostazione (adesso per lo più chiamato "stile strutturale"); ii) stile architettonico; iii) stile ornamentale; iv) stile fantastico (chiamato semplicemente "ultimo stile" dal Mau). Questa suddivisione tipologica è stata poi estesa a tutta la pittura romana anteriore al 79 d. C.
A) Sistemi di decorazione. - Secondo le più recenti ricerche si può costruire lo schema seguente:
1. Stile ad incrostazione o stile strutturale (I stile). - A P. 200 a. C. circa - 80 a. c.; periodo del tufo. Nel mondo ellenistico orientale 300 - 60 a. C. circa.
Questo stile fu chiamato "primo", dal Mau, perché era il più antico da lui trovato a Pompei. In verità non è lo stile di decorazione parietale più antico esistente nel mondo greco-romano. È preceduto dallo stile "a zone", fiorente nel IV sec. a. C. e trovato principalmente nelle tombe della Russia meridionale. Parecchie decorazioni di questo stile sono pubblicate nel grande libro di M. Rostovtzev (bibliografia sulla pittura della Russia meridionale). Fu probabilmente impiegato in tutto il mondo ellenico durante il IV sec. e in parecchie regioni del mondo ellenizzato anche nel III sec., quando mancando ordinariamente il rilievo, era la pittura il mezzo unico di espressione decorativa.
Anche lo stile ad incrostazione era uno stile usato per tutto il mondo ellenistico, come è provato dai ritrovamenti posteriori al tempo del Mau (esempî nell'Attica, Delo, Priene, Thera, Egina, Dura-Europos; nell'Italia meridionale, ecc.).
Il I stile è un'imitazione plastica in rilievo di stucco di identiche o analoghe decorazioni in marmo o eventualmente in alabastro o altra pietra, e dal punto di vista stilistico non differisce essenzialmente da questi esempî. Le decorazioni del I stile imitano sia una parete costruita da blocchi squadrati, onde la denominazione "stile strutturale" preferita dal Rostovtzev, sia un rivestimento di lastre marmoree (imitatio crustarum marmorearum, Vitr., De arch., vii, 5).
Questo stile universalmente ellenistico si differenzia a P. e, come sembra, generalmente nell' Italia meridionale per il fatto che la zona più bassa della decorazione è costituita da uno zoccolo di altezza considerevole e che su di esso si alzano gli ortostati, che formano la parte principale della decorazione.
Nelle decorazioni della parte orientale del mondo ellenistico lo stuccatore si limita a porre alla base una stretta banda lievemente arretrata. Si differenzia inoltre lo stile "ad incrostazione" a P., e verosimilmente in tutta l'Italia, per un'accentuazione delle verticali, specialmente mediante la presenza frequente di pilastri in stucco. Nei casi che presentano questi pilastri, essi si posano direttamente in terra (diversamente dal ii stile).
Questo periodo è quello delle grandi domus pompeiane con facciate ed altri elementi decorativi di tufo, per esempio la Casa del Fauno.
2. Stile architettonico (II stile). - A P.: 80 a. C.fine del I sec. a. c.; a Roma: 90 a. C. circa - fine del I sec. a. C.
Al principio del I sec. si realizza nella parte occidentale del mondo classico una rivoluzione nel modo di decorare le pareti dell'interno degli edifici. Vediamo un rifiorire della pittura murale, ma con forme che portano in sè tutta la tradizione ellenistica. Colla prospettiva si dà l'illusione che la parete piana si risolva e che si aprano in essa vedute architettoniche o - più tardi - paesaggistiche. Questa rivoluzione è la conseguenza di un cambiamento fondamentale nell'attitudine mentale degli artisti e del pubblico. Invece dello spirito filosofico e razionale nasce da una parte uno spirito piuttosto pratico e materialistico, d'altra parte una tendenza visionaria e mistica (H. G. Beyen, Wanddekoration, i, p. 13 ss.).
I motivi del II stile sono, oltre a quelli del I stile (imitazione dell'incrostazione e della parete a blocchi squadrati): architetture con composizione paratattica o - schema più sviluppato - ritmica; piccole pitture con finti quadri (trittici e polittici); grandi pitture nel centro della composizione (schema ancora più sviluppato); statue, figure umane, oggetti diversi e animali, dispersi nella composizione architettonica.
Si può schematizzare lo sviluppo del II stile nel modo seguente:
Fase I a. La parete chiusa (a Roma 90-75 a. C. circa; a P. 80-70 circa a. C.), Casa dei Grifi, Roma.
Fase I b. La parete parzialmente aperta (a Roma 75 60 a. C. circa; a P. 70-50 a. C. circa), Villa dei Misteri presso Pompei.
Fase I c. Libera composizione di parete e prospetto (a Roma 60-50 a. C. circa; a P. 50-40 a. C. circa). Villa di Publio Fannio Sinistore, Boscoreale (v.).
Fase II a. Il ritorno del quadro non illusionistico posto nel centro della decorazione; il paesaggio illusionistico (a Roma 50-30-25 a. C. circa; a P. 40-25 a. C. circa). Casa delle Nozze d'Argento, Casa del Criptoportico, Casa del Sacello Iliaco, Casa del Menandro, Casa degli Epigrammi, Casa di Cesio Blando; a Roma, Paesaggi dell'Odissea.
Fase II b. Il rinforzamento della parete piana decorativa. Grandi pitture centrali (a Roma 30-25 a. C. - fine del sec; a P. 25 a. C. - fine del secolo circa). Esempî sul Palatino: Casa di Augusto? (recentemente scoperta), cosiddetta "Casa di Livia", Aula Isiaca, Villa della Farnesina. A Pompei: Casa di Obellio Firmo, Casa dei Gladiatori.
Si può constatare nel corso della prima fase del II stile lo sviluppo da uno stile architettonico-plastico ad uno stile plastico-pittorico; poi, nella seconda fase, a causa di un movimento di parziale reazione, ad uno stile pittorico-decorativo e finalmente ad uno stile decorativo-ornamentale.
3. Stile ornamentale (III stile). - A Roma e probabilmente P.: 15 a. C. circa - a Roma: 40 d. C. circa; a P. non oltre il 62-3 d. C. Ritrovamenti recenti: Casa del Sacerdos Amandus, Casa dei Colori, Villa Imperiale. Vecchi scavi: Casa di Lucrezio Frontone, Casa di Cecilio Giocondo.
Predomina il carattere ornamentale e piano anche nell'ornamento. Anche l'architettura finta, più sottile ancora di quella del tardo II stile, è diventata un ornamento. Si nota una predilezione per la policromia, una grande finezza, un' esecuzione miniaturistica dei dettagli, soprattutto nell'ornamento. Il quadro centrale è ancora più in voga che nel secondo stile avanzato (v.) sopra fase II a e b). Nondimeno non è da trascurare il dualismo del III stile, perché è classicistico non classico. La severità delle forme talvolta è come improvvisamente spezzata (vedute prospettiche nel registro superiore della parete), però senza effetti atmosferici; paesaggi impressionistici.
4. Stile fantastico (IV stile). - A Roma: 35 d. C. sino alla fine del I sec. d. C.; a P. 45 circa - 79 d. C. Roma: Domus Transitoria (prima del 64 d. C.) e Domus Aurea (64-68 d. C.); P.: Casa dei Vettii, Casa dei Dioscuri, Macellum, Casa degli Amanti, Casa di Pinario Ceriale, Casa dei Cei, Casa del Menandro, Casa di Quartione (o di Loreio Tiburtino).
A questo stile, l'ultimo, in ogni modo, dei quattro "stili", appartiene il maggior numero di pareti. Per la più grande parte queste si datano dopo il terremoto del 62-63 d. C. A prima vista il IV stile sembra avere i suoi fondamenti tanto nel secondo quanto nel terzo stile, e questa impressione non è del tutto errata. Più avanti si tornerà sull'argomento della relazione tra il IV e il II e III stile e si tratterà dell'evoluzione interna del IV stile, questioni ambedue più o meno problematiche. Il carattere misto si esprime nell'alternarsi di piani larghi e di prospetti stretti.
Il IV stile ha il carattere irreale del III e procede più oltre sulla via del fantastico, magari dell'illogico. Si distingue dal III comunemente perché impiega effetti atmosferici e quasi impressionistici fatti per essere guardati da una certa distanza, in contrasto col III stile, i cui ornamenti miniaturistici debbono essere esaminati da vicino. L'effetto del IV stile è più caldo, e con ciò si connette anche una minore policromia. Un certo gruppo del IV stile (Macellum a Pompei) fa pensare, a causa delle architetture abbastanza pesanti, alle forme tarde del II stile.
All'opposto della forte centralizzazione osservata nelle decorazioni più importanti della fine del II e di quelle del III stile, il centro della decorazione del IV stile viene meno accentuato. Le pitture centrali spesso sono di un formato più piccolo e talvolta le piccole pitture disperse sui piani decorativi hanno importanza uguale.
Come caratteristiche del III stile da una parte e del IV dall'altra si possono osservare: a) il colore d'oro delle architetture del IV stile e il colore bianco di quelle del III. Anche le cornici orizzontali del III stile sono per lo più dorate, benché talvolta le cornici bianche del III stile con ornamenti policromi piani sono imitate in maniera grossolana nel IV;
b) i piani decorati, spesso una imitazione libera di cortine sospese, mostrano di regola come ornamento disegni di tessuti, che mancano nel III stile dove figurano come inquadramenti ornamentali linee diritte o ghirlande molto esili e tese;
c) i tralci del IV stile sono piuttosto vigorosi e al solito dipinti in maniera impressionistica, mentre le foglie sono di colore denso. Nel III stile, invece, le foglie sono poche e i tralci sottili ed eleganti con piccole bacche.
B) Rapporti fra i varî "stili". - Secondo la teoria del Mau i quattro stili si succedono in ordine cronologico e a questa successione cronologica corrisponde, secondo lui, una successione stilistica sino alla fine dello stile ornamentale (III stile). Col IV stile la situazione cambierebbe: dal punto di vista dello stile (effetti impressionistici, colorito caldo) e delle forme (composizione, motivi) il IV stile non avrebbe origine nel III, ma deriverebbe dal II. Tuttavia sarebbe separato da questo, in Italia almeno, da un mezzo secolo. A questo vacuum "riempito" dal III stile - il Mau dette la spiegazione seguente: nella prima metà del I sec. d. C. il II stile - che sarebbe originario dell'Asia Minore (o della Siria) - avrebbe il suo sviluppo ulteriore nell'Oriente e in questa fase più matura sarebbe importato un'altra volta in Italia, come uno stile nuovo (il IV).
Le importanti scoperte fatte posteriormente alla pubblicazione del Mau hanno causato presso molti studiosi forti dubbi riguardo al valore di questa teoria. Già da molto tempo la teoria fu combattuta, circa la relazione degli stili fra di loro. Ma negli ultimi anni più di uno studioso ha confessato inoltre che non "crede" più negli stili pompeiani come tali. Come stili nel senso vero e proprio, dicono questi, le divisioni del Mau non valgono (Elia). Sono questi i "nichilisti" radicali; ad altri manca, per così dire, la vera fede (Dawson).
Qui non si può rispondere a queste obbiezioni che sommariamente. Come tante altre parole, la parola "stile" si è sviluppata in sensi diversi. Lo stile può essere l'espressione purificata, la sintesi formale ed espressiva dei sentimenti, delle idee di una personalità, di un'epoca. Ma in più di una lingua moderna la parola può anche significare - e ciò è spesso il caso nelle arti applicate: nell'architettura e nelle arti cosiddette industriali - un determinato sistema artistico, che non esprime direttamente un'attitudine mentale specifica (per esempio dorischer Stil = ordine dorico). Gli stili pompeiani (come gli stili Louis nel Settecento) non sono riflessi diretti di personalità artistiche, ma pure non sono meri "schemi decorativi" ai quali manchi ogni rapporto colle tendenze delle epoche nelle quali nascevano; tutt'altro. Perciò conviene mantenere, in questo caso il termine "stili". Qui tuttavia si tratta soprattutto di chiarire il problema che occupa coloro che si potrebbero chiamare i "protestanti" in questo campo di ricerche: l'Ippel, il Curtius ed altri, che "credono" negli stili pompeiani, ma rifiutano la soluzione proposta dal Mau riguardo alla loro relazione cronologica, e in più di un rispetto anche riguardo alle loro relazioni stilistiche (v. bibl.).
Questi studiosi difendono le tesi, che in Italia il V stile segue il II, non soltanto stilisticamente, ma anche cronologicamente. Dunque in Italia il III stile e il IV sarebbero quasi contemporanei (Curtius, Ippel). Inoltre questo sviluppo contemporaneo avrebbe la sua origine - almeno secondo la maggioranza di questi studiosi - a Roma e avrebbe avuto luogo soltanto in Italia e nelle parti occidentali dell'Impero Romano (Pagenstecher). E in realtà la pittura parietale dell'Oriente greco non ha conosciuto, a quanto sappiamo, una fioritura né del II, né del III, né del IV stile.
Però, esiste una terza possibilità: che il Ii stile sia seguito in Italia dal III, il III dal IV tanto cronologicamente che stilisticamente, e che questo sviluppo si fosse realizzato quasi esclusivamente nella parte occidentale del mondo classico. Il Pagenstecher fu il primo a diffondere la tesi dell'origine italico-romana degli ultimi tre stili; mantenendo l'ordine cronologico tradizionale; non espresse però chiaramente la tesi che il IV stile si originava nel III. G. Rodenwaldt (Kunst der Antike, p. 24) segue il concetto del Mau anche dal punto di vista stilistico. Il Wirth e il Maiuri (v. bibl.) parlano soltanto della successione cronologica.
Esaminiamo gli argomenti del Curtius, dell'Ippel e dei loro "seguaci". Le seguenti decorazioni di II stile sarebbero "punti di partenza" importanti per il IV stile: Ippel: I) la Villa di P. Fannio Sinistore (Ippel, 3. Stil); 2) la Casa del Criptoportico (Mau-Ippel, Pompej6, p. 130-1). Curtius: 3) la Villa della Farnesina (v. bibl.); Grimal: 4) la cosiddetta Casa di Livia (cosiddetto tablinum; P. Grimal, Les jardins romains, p. 250, n. 4).
1) Le pitture della Villa di Fannio a Boscoreale si collocano all'ultimo gradino della prima fase (Fase Ic: H. G. Beyen, op. cit., i, p. 89 ss.); vengono datate da M. della Corte 40-30 a. C., ma sono probabilmente un po' più antiche (± 50 a. C.), come apparirà più tardi colla datazione della Fase III a, sicché i tentativi di abbassarle addirittura al I sec. d. C. non sono accettabili.
2) Le pitture della Casa del Criptoportico appartengono ad un gruppo ben distinguibile (Fase II a), databile 50-30 o 25 circa a. C. A questo gruppo appartengono inoltre parecchie case a P. (v. sopra). A Roma: i paesaggi con le errationes per topia di Ulisse, al Vaticano (± 45 a. C., dall'Esquilino). L'opus reticulatum della distrutta Casa dei Paesaggi dell'Odissea rassomigliava a quella del teatro di Pompeo (54 a. C.). La datazione di questo gruppo si fonda anche su paragoni coll'architettura e con la scultura contemporanea. Non è verosimile che in pitture, databili nella fine dell'età repubblicana, si debba cercare l'origine del IV stile. E di fatto i rapporti formali col IV stile sono pochissimi, e tutti indiretti.
3) e 4). Casa detta di Livia e Casa della Farnesina (Fase ii b). Le pitture della Casa di Livia presentano molti contatti stilistici e formali col gradino precedente. Nelle alae si trovano (per la prima volta nella pittura di tipo pompeiano) i monstra vituperati da Vitruvio come una novità detestabile (De arch., vii, 5, 3, pubblicata fra 30 e 20 a. C.), cioè le architetture fantastiche e le immagini combinate di diversi elementi.
Fra la Casa di Livia e la Farnesina è da collocare - in ordine stilistico e cronologico - l'Aula Isiaca (non di Caligola) sotto il Palazzo dei Flavi (v. bibl.).
La Casa della Farnesina che potrebbe essere la Villa di Giulia ed Agrippa, fu decorata probabilmente verso il 20 (e forse più precisamente nell'anno 20 o 19). Da confrontare con le ghirlande "magre" nella Sala delle Pareti Nere la ghirlanda in un edificio presso la Mensa Ponderaria a Tivoli, eretto in onore di Augusto (19 o 14 a. C.). Con queste decorazioni ci avviciniamo già al III stile. La piramide di C. Cestio (III stile primitivo) è costruita e decorata prima del 12 a. C. (morte di Agrippa).
L'Auditorium di Mecenate è dipinto in III stile puro. L'edifizio stesso sembra essere effettivamente più antico della data di morte di Mecenate, 9-8 a. C. L'inizio del III stile a Roma sarà da collocare intorno al 15 a. C. (Per i termini ante quos di pareti di III stile a Pompei: v. A. Mau, Gesch. d. Wandm. in Pompeji, p. 406 ss.).
I monumenti qui sopra aggruppati formano una base cronologica abbastanza solida per la ricerca dell'inizio e dell'origine del IV stile.
Il monumento con le pitture più antiche di IV stile da noi conosciute a Roma è il colombario di Pomponio Ila presso Porta Latina. Il colombario, le pitture originarie (di III stile tardo) e il pannello a mosaico, sono databili (coll'Ashby e colla Van Deman) nell'epoca tiberiana tarda. Gli argomenti portati dal Borda (Mon. Linc., 8, i, 1947, p. 309 ss.) per una datazione più tarda (epoca claudia) non valgono. I rapporti stilistici più importanti sono col III stile tardo (Villa di Cicerone).
Lo stile del pannello si potrebbe chiamare "di transizione" fra il III e il IV stile. Le edicole aggiunte posteriormente sono decorate con rilievi di stucco eseguite nel IV stile (datate dalla Van Deman ancora nell'epoca tiberiana tarda).
Se possiamo provare che il III stile per qualche tempo era il solo stile di pittura parietale che esisteva, o che almeno predominava nell' arte romana, avremo trovato qui il momento della nascita del IV stile in Roma: cioè la fine del regno di Tiberio.
Sotto il regno di Caligola avviene il rinascimento dell'ellenismo e la fine del classicismo (rinnovazione del culto isiaco, ecc.). Tuttavia possiamo parlare di un periodo di transizione, anche per l'arte decorativa (v. nemi). Sotto Claudio il IV stile è certamente lo stile dominante (la decorazione tiberiana - non claudia! - della Basilica presso Porta Maggiore mostra un III stile tardo, e che non di meno presenta elementi di "stile con candelabri", III stile primitivo).
I dati ottenuti a Roma di per sè non bastano. P. invece, città importante per la cronologia relativa e la ricerca della relazione stilistica e formale, ci ha fornito molti esempî sicuri per la successione cronologica: ii-iii-iv stile e, ancora più frequenti quelli che mostrano la posteriorità del IV al III. Invece veri esempî della posteriorità del III rispetto al IV mancano finora (l'esempio dato dal Maiuri, Villa dei Misteri, p. 203 ss. è da rifiutare, perché la parete del cosiddetto IV stile è di semplice ma vero III stile. Abbiamo dunque due decorazioni susseguenti del III stile).
Le ricerche pompeiane ci danno una ancora più ricca serie di dati a riguardo della relazione stilistica e formale. Dall'analisi dell'abbondante materiale risulta che, con qualche eccezione di importanza secondaria, il IV stile si è originato nel III. Poi gradualmente si effettua una specie di rinascimento del II stile (età flavia). Si constata un'influenza crescente della "scenografia" nel senso proprio. È da supporre che in questa almeno sopravvissero dei motivi e forme di composizione del Il stile. Così si spiega il fatto che il IV stile tardo, nelle sue forme più ricche almeno, sia piu vicino al II del IV ai suoi inizi.
Qui non si possono esporre tutti gli argomenti per questa affermazione. Bastino pochi esempî. Il registro mediano della parete di IV stile (il mittlere Wandteil) è composto d'ordinario da larghi campi decorativi, senza alcun effetto spaziale, alternati spesso irrazionalmente con piani stretti, nei quali sono disposte prospettive con architetture fantastiche. Non di rado l'effetto è quello di una serie di paraventi, fra i quali siano state lasciate strette aperture.
Dove si deve cercare l'origine di un tale sistema decorativo ? Nel II o nel III stile?
In composizioni paratattiche del II stile troviamo l'alternarsi di quadri larghi e stretti (abaci e cunei). Davanti a questi spesso sono collocate delle colonne, ma mancano i prospetti. Un primo sintomo della nascita del sistema "a paraventi" si manifesta in una parete della Casa della Farnesina ii stile, fase ii b) con composizione simmetrica ad edicole, ma le edicole non sono ancora chiuse e i prospetti non sono bene circoscritti. Tra il podio di questa parete, con versurae prominentes sotto le edicole, e il podio del tutto diverso - del IV stile, le cui versurae sono disposte sotto i prospetti, non può mancare una forma stilisticamente e cronologicamente intermedia: il podio o zoccolo tutto piano del III stile. Anche per altri particolari si può riconoscere nel III stile la fase intermedia tra il tipo della Casa della Farnesina (Roma) e la composizione tipica del IV stile (composizioni simmetriche con edicole). Un altro sviluppo, che pure finisce per sboccare nella composizione con "paraventi" del IV stile, pur avendo i suoi principî in pareti paratattiche del II stile (senza prospetti) si può soltanto capire osservando una serie di decorazioni paratattiche intermedie di III stile (fig. 391, combinazione della composizione paratattica con quella simmetrica con edicola; fig. 392, Casa di Lucrezio Frontone: IV stile, Casa dei Dioscuri).
Risulta dunque che la vera composizione con "paraventi" alternati con prospetti stretti architettonici, nasce nel III stile; ma solo nel IV diviene la forma prediletta. I prospetti architettonici del IV stile, dapprima semplici e senza rapporti col II stile, diventano sempre più ricchi e anche più larghi: la scenografia architettonica si intercala. (Nella scenografia la tradizione della pittura architettonica alla maniera del II stile fu meglio conservata). Le architetture fantastiche, finalmente, invadono anche i larghi campi decorativi: nascono imitazioni di scaenarum frontes complete.
Lo stesso risultato si ottiene con l'analisi della struttura generale della decorazione e di tutti gli altri elementi che qui non possiamo discutere: il fregio, il registro superiore, lo zoccolo. Gli elementi del II stile nel IV e specialmente quelli che sembrano quasi copiati dal II, sono elementi isolati, inseriti in un sistema che proviene dal III. Soltanto la "fase finale" del IV, le scaenarum frontes complete del IV stile, fanno eccezione.
Quanto all'ornamento, la situazione è un po' diversa. Nell'architettura, nello stucco, nel mosaico, nei rilievi di marmo e di metallo contemporanei al II stile i motivi ornamentali non erano identici a quelli della pittura. Sulle pareti: l'ovolo, il tralcio, il fregio con grifi, tritoni, nereidi, ippocampi, ed anche altri ornamenti e figure decorative, assenti nella pittura del III stile severo, si trovano invece nelle altre forme di decorazione, e influenzavano i pittori durante il periodo di transizione, quando cercavano di liberarsi dei precetti un po' negativi del tempo di Augusto e di Tiberio.
Si deve notare, però, che il III stile non è così limitato nel suo repertorio quanto spesso si pensa: esso mostra, piuttosto, dei contrasti. Non è puramente classicistico, ma, per esempio, nei paesaggi, e non solo in essi, sviluppa un impressionismo di maggiore finezza di quella dell'impressionismo dello stile fantastico. Non mancano i prospetti, vengono mantenuti non pochi elementi del II stile tardo, che formano buoni punti di partenza per i pittori del IV stile.
Ora notiamo bene, che le stesse forme del II, III e IV stile, che si trovano a P., si trovano, con variazioni senza importanza, in tutta l'Italia. Quanto si conclude quindi, per P., vale anche per Roma; anche qui il IV stile si sviluppa dal III. E non sarà un caso, che nel Colombario di Pomponio Ila il IV stile segue il III. Possiamo dunque concludere con la supposizione che veramente il IV stile nasce alla fine del regno di Tiberio.
Nella pittura parietale, dunque, durante i primi decenni del I sec. d. C., c'era unità di stile. La scenografia, sarà stata diversa quanto alle composizioni e ai motivi, ma non come stile.
A causa dello sviluppo graduale e ininterrotto dal II stile al III e poi al IV stile che abbiamo visto, è molto improbabile che lo stile ornamentale avesse la sua origine in Alessandria o il IV stile in Antiochia. Può darsi che, in ambedue questi stili, molti elementi fossero importati dall' Oriente; ma il sistema si afferma col suo svolgimento, avviene senz'altro in ambiente romano. Ciò si deve anche concludere per le forme più sviluppate del II stile. Ma possiamo andare anche oltre: una grande parte degli elementi ornamentali provengono dall'Italia meridionale e, quanto allo stile ornamentale, erano diffusi anche in Etruria. Soprattutto la ricchezza architettonica degli stili "pompeiani" è proprio occidentale. Esisteva anche nella parte orientale del mondo classico una pittura architettonica, ma molto modesta.
Solo nell'arte romana i pittori romperanno i limiti delle pareti e, per il fascino dell'illusionismo, trasformeranno in un sogno la vita reale nella casa borghese o nel palazzo imperiale.
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