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stillare

di Bruno Basile - Enciclopedia Dantesca (1970)
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stillare

Bruno Basile

In Pd XX 119 L'altra [vita], per grazia che da sì profonda / fontana stilla, che mai creatura / non pinse l'occhio infino a la prima onda, / tutto suo amor là giù pose a drittura, s. è usato nel senso di " scaturire ", " uscire a gocce ". Nel passo, con audace metafora, la voce è piegata a caratterizzare il rampollare della grazia " da Dio, della quale fontana di grazia nulla creatura vide mai lo principio suo " (Ottimo). L'immagine, in cui è adombrato il tema della predestinazione e dell'inconoscibilità divina, rimanda, sul piano concettuale, a Pg VIII 68-69, Pd XI 29-30, XX 72, XXI 94-95.

Il verbo è anche in Pd XXV 76 Tu [s. Iacopo] mi stillasti, con lo stillar suo [David], / ne la pistola poi; sì ch'io son pieno, / e in altrui vostra pioggia repluo. In questo contesto, ricco di elaborate ripetizioni di concetti e suoni di conio latineggiante, l'usuale campo di significato del verbo appare connesso con il latino di matrice scritturale instillare che darebbe, per la maggioranza assoluta dei commentatori, la seguente esegesi: tu pure, o s. Iacopo, con ciò che m'instillò David, instillasti in me la luce della Speranza con la tua epistola, così che io ne son pieno e riverso sugli altri questo dono ricevuto da voi quale benefica pioggia, " imperò che quello che io òne imparato da voi, lo scrivo, et altri dal mio scritto lo imparerà " (Buti).

Vocabolario
stillare
stillare v. tr. e intr. [dal lat. stillare, der. di stilla «stilla»]. – 1. tr., letter. a. Estrarre o ricavare un liquido goccia a goccia, mediante distillazione o filtrazione: fattesi venire erbe e radici velenose ... quelle stillò e in...
stillaménto
stillamento stillaménto s. m. [der. di stillare], non com. – Lo stillare, in senso proprio e figurato.
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