STILOBATE (gr. στυλοβάτης da στῦλος "colonna" e βατης, affine a βᾶσις "base")
Nell'architettura greca questo vocabolo designa solamente i blocchi di pietra, a forma di lastre, posti immediatamente sotto le colonne, in stretto accordo con la sua etimologia. Ma comunemente il termine si è esteso impropriamente a tutta la gradinata dei templi, che è invece più esatto chiamare κρητίς.
Nei primordî dell'architettura greca, come nell'ordine protodorico (minoico e miceneo), gli stilobati erano lastre isolate in corrispondenza delle colonne, ma nelle costruzioni dei secoli VI e V altri masselli di pietra s'intercalarono alle lastre sottoposte alle colonne, costituendo così l'ultimo gradino del basamento dei templi che venne chiamato, per sineddoche, ugualmente stilobate. Questo gradino si distinse qualche volta dagli altri per una lieve differenza in altezza (Partenone) o per alcune varianti nella sagomatura; il materiale con cui è formato lo stilobate è il medesimo con il quale è ricavato tutto l'ordine. In alcuni esempî, che si riferiscono però a colonne ioniche provviste di base, la colonna non insiste sul centro di un unico masso, come nella quasi generalità dei casi, ma sull'unione di due.
Le lastre dello stilobate, sulle quali gravano direttamente le colonne senza pernî o incastri, non potendo venir unite fra loro con le consuete grappe, che sarebbero rimaste in vista, portano invece molto spesso piastrine di metallo, poste verticalmente in opportune incavature della faccia inferiore, per collegare le lastre fra loro e con il gradino sottostante. In qualche caso (monumenti dell'Acropoli di Atene) le lastre degli stilobati presentano, all'innesto della colonna, leggieri rincassi a pianta circolare o quadrata. Vitruvio ricorda la definizione e l'uso greco dello stilobate, che però nell'architettura romana non poteva avere più un particolare valore. Durante il Rinascimento, come oggi nella sua più comune accezione, lo stilobate ha assunto un significato più ampio e generico confondendosi e interferendo con i termini similari di podio, basamento, crepidine, base, piedistallo.
Bibl.: Varrone, De re rustica, III, v, ii; Vitruvio, De Arch., IV, iii, 3 e 5; G. Perrot, e C. Chipiez, Histoire de l'Art, VII, Parigi 1898, pp. 372 e 415 segg.; G. Leroux, in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. ant., IV, parte 2ª, pp. 1549-50; J. Durm, Baukunst der Griechen, Lipsia 1910, p. 109 segg.