stinguere [stinghe, in rima, II singol. cong. pres.]
Alcune fra le occorrenze registrate qui di seguito potrebbero anche risalire a uno ‛ stingere '; e dubbia è in sostanza l'annotazione del Parodi: " Lo stinghe di Purg. 1, 96 andrà con stingere-stinto. Chi volesse riunirlo con estinguere darebbe un'interpretazione ricercata; ma non incontrerebbe troppe difficoltà nel gu passato in g. Già nel latino del tempo si trova oblico per obliquo, ecc.; langore è la forma dell'antica nostra prosa, e così forse licore, piuttosto che liquore, latineggiante; distingo si legge nel Barberino, Reggim. 107, fuor di rima, e non affermerei che non si dicesse proprio anche così, regolarmente; estinge ‟ estingue " è nel Son. 79 di Cino " (Lingua 230 n. 58).
Ma più probabilmente tutte le occorrenze andranno deferite a ‛ stinguere ', in quanto alludono con più o meno evidenza all'azione di " cancellare ", " eliminare ", " annullare ", come nella raccomandazione di Catone a Virgilio: fa che tu... li [a D.] lavi 'l viso, / si ch'ogne sucidume quindi stinghe, Pg I 96; e così anche in relazione ai P incisi dall'angelo sulla fronte di D., i quali, dopo la sosta nel girone dei superbi, son rimasi / ... presso che stinti (" già quasi svaniti ", Scartazzini-Vandelli, a Pg XII 122), " quoniam initium omnis peccati est superbia " (Ecli. 10, 15).
Ma si noti qui, con il Porena, il valore più intenso che il verbo acquista rispetto al caso precedente, in quanto si tratta non già di " cancellare " una macchia, bensì di " appianare " il solco prodotto dal punton de la spada (IX 113): Virgilio prospetta infatti il momento in cui anche i sei P residui saranno... del tutto rasi (XII 123), sicché la salita non costerà a D. fatica alcuna.
Al graduale dileguarsi delle stelle sul far dell'alba è paragonata la scomparsa agli occhi di D. delle schiere di angeli trionfanti: il trïunfo che lude / sempre dintorno al punto che mi vinse / ... a poco a poco al mio veder si stinse (Pd XXX 13): " si estinse, si spense " spiega il Chimenz, forse più propriamente del " si cancellò " proposto dal Sapegno.
Si ricordi che " i cori angelici si erano mostrati al P. in forma di cerchi di fuoco onde si sprigionavano le scintille che li formavano ", per cui " è naturale che all'occhio del P. il graduale disparire di essi appaia un graduale spengersi " (Scartazzini-Vandelli).
Anche in altre due occorrenze il verbo ha forma pronominale. Vale " cancellarsi ", come di una scrittura, nel contesto metaforico di Pd XXIII 54 io udi' questa proferta, degna / di tanto grato, che mai non si stingue / del libro che 'l preferito rassegna (cfr. Cv IV I 9 per istinguere questo errore). Significa invece " estinguersi " quando è detto delle fiamme che cadevano sull'esercito di Alessandro, il quale provide a scalpitar lo suolo / con le sue schiere, acciò che lo vapore / mei si stingueva mentre ch'era solo (If XIV 36; per la fonte dell'episodio Scartazzini-Vandelli rimandano ad Alb. Magno Meteor. I IV 8). Per le varianti - si stingeva, si stringea, si spegna, ecc. - cfr. Petrocchi, ad locum.
Con valore più decisamente metaforico in Rime LXV 13: quando il poeta giunge dinanzi alla donna amata, i suoi occhi sono sopraffatti dal gran valore (v. 11) di lei, e lo disio che li mena quivi è stinto, " è spento (non perché sia appagato, ma perché anch'egli è sopraffatto) ", Barbi-Maggini. Il Contini sente il participio come sinonimo di ‛ estinto ', e interpreta " distrutto ".