RADIĆ, Stjepan
Uomo politico e pubblicista croato, nato a Trebarjevo l'11 luglio 1871, morto a Zagabria l'8 agosto 1928. Figlio di poveri agricoltori, irrequieto e ingenuamente sincero nel manifestare il suo nazionalismo croato, slavo e panslavo, fu espulso dalle scuole di Zagabria, Praga e Budapest, e peregrinò con intendimenti politici in Russia, nelle terre cèche e in Serbia. Nel 1898 sposò una maestra cèca di Praga. Apprese tutte le lingue slave, il tedesco, il francese e l'inglese. Nel 1899 si laureò a Parigi in scienze politiche con la tesi: La Croatie actuelle et les Slaves du Sud. In seguito si occupò di questioni economiche e finanziarie; scrisse libri di storia, politica, morale. Fu corrispondente di giornali, direttore di riviste (Hrvatska Misao) e proprietario di giornali (Dom).
Ebbe l'idea che il contadino dovesse divenire, in via evolutiva e pacifica, la base della società e dello stato. Per questo ideale sofferse in più riprese 10 anni di reclusione, parecchi di esilio. L'incostanza e l'incongruenza dei mezzi usati per perseguire questa meta costante, lo fecero apparire un tribuno demagogico; ma le masse del popolo croato lo hanno idolatrato sempre. Nel 1904 fondò, insieme col fratello Ante, il partito dei contadini croati. Nel 1910 fu eletto deputato. Durante la guerra mondiale (1915) destarono molto scalpore i suoi discorsi al Sabor croato in favore dell'Intesa.
La venuta dei Serbi in Croazia dopo il crollo dell'Austria non lo entusiasmò. Radić iniziò con i mezzi retorici, che aveva adoperato contro gli Ungheresi e gli Asburgo, la lotta contro i Karagjorgjević, proclamando la "Repubblica pacifica dei contadini croati". A questo scopo inviò nel 1919 alla Conferenza della Pace un memoriale con 200.000 firme di contadini, chiedendo il diritto di autodecisione ed esprimendo il desiderio che i Croati si unissero spontaneamente in una confederazione coi Serbi e coi Montenegrini. Fu arrestato, processato, amnistiato; si nascose per qualche tempo a Zagabria, esulò all'estero; rimpatriato, venne arrestato e processato di nuovo; ma nel 1925, capitolando nell'apparenza, strinse segretamente un patto con N. Pašić e divenne ministro dell'Istruzione pubblica in un gabinetto di coalizione serbo-croata. L'alleanza durò poco. Dopo le elezioni del 1927 Radić e il suo partito intensificarono la lotta contro il ministero serbo di V. Vukičević. Nel maggio 1928 R. iniziò l'ostruzionismo parlamentare e il 20 giugno, nell'eccidio compiuto alla Skupština di Belgrado da Puniša (Stefano) Racić, R. fu ferito al ventre da una palla di rivoltella. Morì in seguito a complicazioni causate dal diabete.
Bibl.: St. Dedić, Radić i radićevci, in Novi Život, Belgrado 1924; A. Hikec, R., Zagabria 1925; Božićnica, Moj politički životopis, ivi 1926; Smrt Stepana Radića, in Nova Evropa, ivi 1928; I. Politeo, O Stjepanu Radiću, Srp. Knjiž. Glasnik, Belgrado 1928; H. Holzmann, Stefan R., Der öst. Volkswirt, Vienna 1928; A. Ch. Beard, Stephen Raditch's Autobiography, in Current History, New York 1928, O. Randi, Il processo d'un idealista croato, in Politica, Roma 1920; E. Coselschi, Croazia libera, in Nuova Europa, Roma 1932; G. Solari-Bozzi, La Jugoslavia sotto la dittatura, in Europa orientale, Roma 1933.