stockholder
Soggetto o gruppo di soggetti, detto anche shareholder (➔), che detiene parte del capitale di una società; in italiano anche azionista o socio. La proprietà conferisce diritto di voto e di rimunerazione mediante dividendi ed eventuali capital gains.
Il tema dei sistemi di corporate governance adottati dalle aziende societarie trova da sempre ampio spazio nell’ambito degli studi economico-aziendali. Ciò è riconducibile, tra l’altro, alla molteplicità di variabili coinvolte (normative, politiche, socioambientali, culturali). Il dinamismo di detti studi si è risolto in taluni casi in proposte di esegesi dei problemi di governance e, quindi, di modelli interpretativi delle relazioni complesse poste in essere da soggetti che a vario titolo sono legati alle vicende aziendali: proprietà, manager, altri soggetti. In riferimento alle aziende di grandi dimensioni con la forma di società di capitali, l’interesse particolare per le relazioni che corrono tra proprietà e azienda, e tra gli stessi proprietari, ha condotto a una serie di approfondimenti volti in primo luogo a individuare il soggetto unico o i soggetti che in quanto soci proprietari ‒ s. o shareholder ‒ si assumono il rischio d’impresa.
Il grado di concentrazione del capitale di rischio caratterizza gli assetti proprietari delle aziende; gli s., a seconda se azionisti di maggioranza o gruppo di controllo o azionisti di minoranza, hanno un peso disomogeneo sull’azienda, sulla sua struttura e sui meccanismi di funzionamento: si pensi alle diversità delle aziende che presentano una forte polverizzazione dei capitali (tipica del modello delle public company) rispetto a quelle con una distribuzione non uniforme delle azioni (il modello dell’impresa a proprietà ristretta). Ciascuna categoria di s. presenta uguali diritti di governo economico e attese remunerative dalla gestione aziendale e dai risultati ottenuti; tuttavia, pur essendo essi identicamente portatori di interessi economici diretti e comuni, per gli azionisti di maggioranza sono altri gli obiettivi che rilevano rispetto a quello economico stricto sensu e ciò è facilmente intuibile stante i loro rapporti con la gestione aziendale. In effetti, decisioni e azioni attuate dagli azionisti di maggioranza per il medio-lungo periodo potrebbero costituire un danno per gli azionisti di minoranza interessati alla redditività dell’investimento: si pensi a quelle scelte che privilegiano una dimensione contenuta piuttosto che una crescita, assunte allo scopo di mantenere il controllo dell’azienda.
Nella specificità dei filoni di studi sviluppati in dottrina sono state poste variamente in relazione la figura dello s. e quella dello stakeholder (➔), cioè qualsiasi portatore di interessi: lo s., tra tutti gli stakeholder in senso stretto (creditori, dipendenti, clienti, fornitori ecc.) non solo influenza le scelte dell’azienda risentendo al contempo del suo agire, ma è determinante per la sopravvivenza dell’azienda stessa. Lo s. come stakeholder primario è l’artefice della continuità della vita aziendale; ciò ovviamente non implica coincidenza di interessi: su chi apporta il capitale ricade il rischio d’impresa (s. volontario), il che implica una remunerazione finale residuale ed eventuale rispetto a quella spettante agli altri soggetti.