• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

STOLAC

di G. Novak - Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)
  • Condividi

STOLAC (Stolaz)

G. Novak

Non sappiamo come si chiamava all'epoca romana il grande abitato le cui rovine si estendono per 1 km in lunghezza e 0,5 km in larghezza sotto il vecchio castello turco di Stolac nell'odierna Erzegovina (Iugoslavia).

Gli scavi, iniziatisi nel 1892 in seguito a casuali ritrovamenti, hanno portato alla luce alcuni resti di edifici privati e pubblici, attestando che qui si trovava un abitato greco forte e ben avviato. Sono stati scoperti i resti di tre terme, di alcune case con dei mosaici perfetti nella loro lavorazione e di grande valore artistico. In questi edifici ed in alcune tombe sono stati rinvenuti resti di vita privata romana: vasi di terracotta, ornamenti, armi, mattoni, ecc. Due terme sono molto ben conservate, mentre delle terze abbiamo soltanto lo hypocaustum. Alcune parti delle terme erano rivestite di marmo e nelle altre figuravano bellissimi mosaici, più o meno conservati.

Durante gli scavi degli anni 1894-95 sono state scoperte anche le terze terme con la disposizione e la pianta ben individuabile: calidarium, tepidarium e frigidarium. I muri del calidarium erano rivestiti di lastre marmoree e il soffitto decorato con disegni. Il pavimento del tepidarium era ornato di un bellissimo mosaico, a tessere bianche, nere e marroni, con bordo di muro turrito rappresentante un labirinto; nel mezzo si trovava un busto di Minotauro. Durante i primi scavi sono stati trovati i resti di una casa le cui fondazioni erano state asportate, ma sono rimasti i pavimenti in mosaico, per cui gli scopritori l'hanno denominata Casa del Mosaico. Questi pavimenti in mosaico geometrico, bianconero a croci, a triangoli, ci permettono la ricostruzione della intera casa. Il più bello è un mosaico policromo di una stanza, con un ottagono nel cui centro c'era un grande fiore a colori vivaci, ora andato quasi completamente distrutto. I campi intorno erano riempiti con uccelli, un leone, una pantera, mentre nei due angoli rimanenti - gli altri due sono andati distrutti - si trovano rispettivamente un cavallo in corsa e un altro animale. I singoli quadri e i campi sono circondati e chiusi da un bordo dipinto a treccia. I campi che formano il bordo sono riempiti con ornati geometrici ben composti.

Altre costruzioni, una delle quali di quattro stanze, aveva due splendidi mosaici. Uno è completamente conservato e si compone di più motivi geometrici, mentre del secondo manca una metà che però può essere ricostruita grazie a quella conservata. Due busti femminili posti negli angoli della parte centrale del mosaico, rappresentano rispettivamente la Primavera e l'Autunno. È di tessere di pietra di colori vivaci e di pasta vitrea. Tutti questi mosaici sono stati trasportati nel museo di Sarajevo. Sono stati rinvenuti inoltre, tra i ruderi delle costruzioni: monete di Publio Geta, di Gallieno, di Probo, di Costanzo Cloro, di Licinio, di Costantino il Grande, di Costantino II, di Costanzo I e II, di Valentiniano; ornamenti di argento, di bronzo e di ferro; armi, stoviglie di terracotta e di vetro, oggetti da toletta, strumenti varî.

Bibl.: Glasnik Zemaljskog Muzeja u Bosni i Hercegovini, V, Sarajevo 1893, pp. 511-517; VII, 1895, pp. 370 ss.; Wissenschaftliche Mitteilungen aus Bosnien und der Herzegovina, I, Vienna 1893, pp. 284-297; III, 1895, pp. 272-280; V, 1897, pp. 168-170; K. Patsch, Bosnien und Herzegovina in römischer Zeit, Sarajevo 1911, pp. 23-26; id., Zbirke rimskih i grčkih starina u B -H. Zemaljskom muzeju, Sarajevo 1915, pp. 105-110.

  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali