ALTOVITI, Stoldo
Figlio di Bindo e di Giovanna Cipriani, vissuto nel sec. XIV, sposò Margherita di Nastagio Tolosini. Da giovane fu soldato e combatté contro Pisa, ma si diede ben presto alla vita politica. Nel 1364 fu inviato in Provenza per arruolare dei soldati per le milizie delta Repubblica fiorentina. Negoziò in Orvieto, nel 1372, la pace tra i conti di Santa Fiora e i conti di Baschi che lottavano per impadronirsi del castello di Silvena. Priore per due volte, nel 1374 e nel 1376, si recò ad Avignone, ambasciatore presso Gregorio XI, in occasione della guerra tra i Fiorentini ed il papa; e nel 1377 venne inviato anche a Genova per tentare un'alleanza di quella Repubblica con Firenze. Nel 1378 fu di nuovo ambasciatore presso Urbano VI per chiedere pace ed assoluzione dalle scomuniche da cui Firenze era stata colpita. In quest'anno fu tra i capi e i maggiori istigatori di parte guelfa, per il quartiere di S. Maria Novella, e favori la predicazione di Caterina da Siena, che era stata anche sua ospite. AI momento del tumulto dei Ciompi (1378), egli, che era fuori città, fu escluso per dieci anni da tutti gli uffici e poi confinato come magnate 'a Tarascona. Rovesciato il governo dei Ciompi, tornò nel 1381 a Firenze, fu fatto cavaliere, e trattò coi Comuni di Perugia, Pisa e Siena una lega contro le bande di ventura. Fece parte della Balia per riformare il governo e l'anno dopo (1382) fu gonfaloniere di compagnia e inviato a Genova quale mediatore nella guerra tra Venezia e la città ligure. Fu tra i cittadini che nel 1384 decisero l'atteggiamento di Firenze verso Enguerrand di Coucy e tra quelli che con il Coucy trattarono l'acquisto di Arezzo; strinse nello stesso anno una seconda lega con Perugia, Siena e Lucca contro le bande di ventura. Nel 1385fu nominato sindaco per dirimere con i Senesi le vertenze nate dopo che Lucignano si era data ai Fiorentini. Fu ambasciatore a Lucca nel 1387, per onorare il pontefice, e nello stesso anno fece parte dei Dodici Buonomini, quando Firenze procedette contro gli Alberti (e l'A. segui in questo gli interessi e la politica degli Albizzi). In occasione delle ostilità con Gian Galeazzo Visconti fu dei Dieci di Guerra (1388) e ambasciatore a Roma per indurre il pontefice ad allearsi con Firenze (1389); condusse anche le trattative col Gambacorta, signore di Pisa, che si era offerto mediatore tra Firenze e Milano; eletto fra i quattro cittadini aggiunti ai Dieci di Guerra (1390), andò a Faenza per stringere un'alleanza antiviscontea con Astorre Manfredi. Nel 1392 si trova inviato a Gian Galeazzo Visconti per un inutile tentativo di pace. Era stato nel 1391 ufficiale della Moneta. Morì il 5 dic. 1392.
Fonti e Bibl.: Anonimo fiorentino, Diario, a cura di A. Gherardi, in Cronache dei secc. XIII e XIV,Firenze 1876, pp. 328, 351, 353, 362, 400, 459,468; B. Pini, Cronica, a cura di A. Bacchi della Lega, Bologna 1905, p. 57; Le relazioni fra la Repubblica di Firenze e l'Umbria nei secoli XIII e XIV, a cura di G. Degli Azzi Vitelleschi, II, Perugia 1909, p.18s; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani,a cura di N. Rodolico, in Rer. Italic. Script.,2 ediz., XXX, 1, pp. 288, 306, 308, 312, 363, 393, 396, 429; S. Ammirato, Istorie fiorentine,V, Firenze 1824, pp. 143, 278, 279, 297, 329, 353, 373; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Altoviti,Firenze 1871, pp. 41-47; G. Capponi, Storia della Repubblica di Firenze,I, Firenze 1875, p. 298; G. O. Cdrazzini, I Ciompi. Cronache e documenti,Firenze 1888, p. 86; G. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni,I, Milano 1936, p. 38.