strale
Vale " freccia ", " dardo ", e ricorre solo in poesia.
In senso proprio compare solo in If XII 77 Chirón prese uno strale, e con la cocca / fece la barba in dietro a le mascelle; è riferito alle frecce d'Amore in Rime CXVI 72 questa [donna]... / signor, non cura colpo di tuo strale.
Più numerosi gli esempi di uso figurato per indicare tutto ciò che possa colpire l'intelligenza o ferire nell'animo; in questi casi la metafora è spesso resa più evidente dalla presenza di un verbo che significhi " scagliare " o " ferire ", " colpire " e simili: Pg XXXI 55 lo... strale / de le cose fallaci; Pd II 55 non ti dovrien punger li strali / d'ammirazione omai; XIII 105 quel vedere... / in che lo stral di mia intenzion percuote (una metafora analoga in Ep I 6 nostrae intentionis cuspis); XVII 56 Tu lascerai ogne cosa diletta / più caramente; e questo è quello strale / che l'arco de lo essilio pria saetta. A un'immagine più preziosamente elaborata, di schietto gusto cavalcantiano, ricorre D. per descrivere l'intensità dell'emozione suscitata in lui dai lamenti dei dannati: If XXIX 44 lamenti saettaron me diversi, / che di pietà ferrati avean li strali, che penetravano profondamente in me, destando la mia pietà, come dardi con la punta di ferro penetrano nei corpi. Immagine tipicamente stilnovistica è quella di Rime dubbie XXVII 1 De' tuoi begli occhi un molto acuto strale / m'è nel cor fitto.