strame
Il Vico de li Strami (Pd X 137) è traduzione del toponimo francese rue du Fouarre (a Parigi), la via della paglia ove si trovavano nel Medioevo le scuole di filosofia (e con gli altri professori universitari vi faceva lezione anche Sigieri [v.]); i commentatori ricordano il " fragosus straminum vicus " del Petrarca (Sen. IX 1).
Metaforico nel sintagma ‛ fare s. di qualcuno ', per " cibarsi ", " divorare ", " dilaniare ", nell'invettiva di Brunetto contro i Fiorentini, in If XV 73 Faccian le bestie fiesolane strame / di lor medesme: " mangiando sé stesse a guisa di paglia o di fieno " (Torraca, onde Momigliano), con piena aderenza - perfino nel violento enjambement - all'immagine dei vv. 71-72 (cfr. Barbi, Problemi I 240-241). La glossa del Buti infatti (" pascansi e faccino strazio di lor medesime ") ci riconduce agevolmente per s. al valore di " foraggio ", ben attestato nell'italiano trecentesco (fra l'Esopo volgare, il Villani e Francesco da Barberino); all'altro (più vicino all'etimo) di " lettiera ", che pure era diffuso (volgarizzamento del Crescenzi, ecc.) e in seguito soppiantò il concorrente, si richiamano invece coloro che più o meno intendono " facciano giacigli dei propri escrementi " o, con abile compromesso, " facciansi letto e cibo delle loro proprie brutture " (ad es. l'Andreoli). Il Pagliaro intende: " i Fiorentini facciano di loro stessi impiego vile come del cattivo foraggio si fa strame per le bestie " (Ulisse 643-644).