STRATEGHI (στρατηγοί)
Il termine generico per il comandante militare (stratego) è passato a significare in molte parti del mondo greco ed ellenistico cariche specifiche di vario genere, in cui si è finito talvolta anche per perdere quasi ogni traccia di carattere militare.
Strateghi in Atene. - Gli strateghi costituivano in Atene un collegio di dieci persone eletto dal popolo, la cui istituzione rimontava a Clistene alla fine del sec. VI a. C. Le loro funzioni fondamentali erano di comando dell'esercito e della flotta. L'istituzione è correlativa alla divisione del popolo in dieci tribù territoriali e segna la decadenza definitiva del potere dell'arconte polemarco, già capo dell'esercito, sebbene per qualche tempo tale arconte abbia ancora avuto voto consultivo e posto di comando in guerra (per es., alla battaglia di Maratona). L'elezione degli strateghi, se anche dapprincipio fu fatta dalle singole tribù, ognuna eleggendo uno stratego, passò presto (il momento è contestato) all'ecclesia: avveniva per alzata di mano (cheirotonia). L'elezione non doveva avvenire prima della settima pritania (febbraio circa). Il momento dell'entrata in carica non è ben sicuro. Se esso avesse coinciso con l'inizio dell'anno attico all'ecatombeone (luglio circa) avrebbe imposto un mutamento di strateghi dopo alcuni mesi che le campagne militari erano già in pieno svolgimento: donde le discussioni dei moderni se ammettere un momento anteriore per la loro entrata in carica. È evidente che in tempo più antico i dieci strateghi dovevano essere ciascuno di tribù diversa; ma già nel 441 a. C. noi troviamo due strateghi di una medesima tribù. Questa assenza di vincolo alla tribù che dovette essere considerata a lungo un'eccezione, giustificata forse solo dal fatto che non ci fosse o non paresse consigliabile il candidato di una tribù, diventò poi già prima del 325 a. C. un sistema normale. Prima di entrare in carica, come tutti gli altri magistrati, gli strateghi erano sottoposti al controllo dei titoli di legittimità (docimasia): questi titoli non erano però così rigorosi come per gli arconti. Oltre ad essere cittadini di pieno diritto, dovevano probabilmente avere almeno trent'anni. Altra formalità era il giuramento, il quale, oltre alla formula generale, poteva in determinate circostanze contenere delle specifiche condizioni; della formula generale, nota imperfettamente, ricordiamo l'impegno di arruolare di preferenza quei cittadini che non avessero fatto campagne precedenti. Durante la guerra del Peloponneso, giuravano d'invadere due volte l'anno il territorio di Megara. All'incirca ogni mese, durante la carica, nella prima seduta di ogni pritania dell'ecclesia, dovevano ottenere, come gli altri magistrati, un voto di fiducia, o meglio, di approvazione (epicheirotonia): in caso di voto sfavorevole, venivano giudicati in tribunale, e, se assolti, continuavano nelle loro funzioni. In tal modo il controllo dell'assemblea era permanente. Per di più alla fine del loro mandato dovevano rendere conto ai tesmoteti. Gli strateghi erano indefinitamente rieleggibili: ciò dava alla loro carica possibilità di predominio politico eccezionale. Pericle fu stratego in continuazione dal 454 al 430 a. C.; Focione fu eletto 45 volte stratego, se la notizia è esatta.
La funzione essenziale degli strateghi, come dicemmo, è militare. Tocca loro fare le leve secondo le prescrizioni dell'ecclesia: sono quindi limitati nella scelta dei contingenti militari necessarî. Nel caso che la leva non sia in massa o non sia per classi determinate, la responsabilità degli strateghi è di scegliere di preferenza tra i cittadini quelli che rispondono alla condizione già citata di non essere veterani. Per la flotta, designano i trierarchi e hanno parte, sempre più controllata, nell'attribuzione delle singole navi: naturalmente devono fornire gli opliti da imbarcare sulle navi (ἐπιβάται), non le ciurme. In campo hanno il comando o marittimo o terrestre. Il loro prestigio è fondato sulle doti personali, sull'eloquenza di cui sanno disporre, sul coraggio: i loro sottoposti, che potranno essere, di lì a poco, i loro giudici in tribunale non permettono distanze gerarchiche troppo notevoli. Uno stratego può però imprigionare, degradare e teoricamente anche multare (il che però ai tempi di Aristotele era disusato). Può anche in casi gravissimi condannare a morte: di regola però i delitti più gravi hanno normali procedimenti penali dopo la campagna (v. oltre). Maggiori naturalmente i diritti sui mercenarî. La totale collegialità degli strateghi si è presto dissolta di fatto, se non di diritto. Al tempo della battaglia di Maratona troviamo che gli strateghi comandano a turno, uno per giorno: analoghi esempî si hanno ancora per la guerra del Peloponneso. Di regola però uno degli strateghi presiede gli altri: la questione non bene risolta è se questa presidenza era costituzionale o se invece si dava nella duplice forma che, secondo i casi, l'assemblea potesse porre a capo di tutti gli strateghi o di un loro gruppo destinato a un compito comune uno tra gli strateghi medesimi: l'ipotesi più probabile sembra quest'ultima. In caso d'imprese particolarmente gravi uno o più strateghi avevano poteri straordinarî, a cui talvolta, almeno dalla fine del sec. V, corrisponde il titolo di στρατηγὸς αὐτοκράτωρ con cui sarà più tardi tradotto il termine latino di dittatore: Alcibiade, Nicia e Lamaco durante la spedizione di Sicilia erano tali. Dalla metà del sec. IV si nota poi una differenziazione non solo di rango, ma di incombenze. Si comincia col destinare uno stratego per le spedizioni fuori territorio (ἐπὶ τὰ ὅπλα) e uno per la difesa territoriale (ἐπὶ τὴν ϕυλακήν), poi si distinguono due strateghi per la sorveglianza delle coste e degli arsenali (ἐπὶ τὸν Πειραιέα, anche altre denominazioni) e infine uno stratego viene destinato alle simmorie (v.) per la distribuzione dei carichi della flotta. Queste distinzioni sono già note ad Aristotele. Si aggiungono poco più tardi uno stratego per la marina (ἐπὶ τὸν ναυτικόν), per l'intendenza (ἐπὶ τὴν παρασκευήν), per i mercenarî: compaiono anche uno speciale stratego per Eleusi e uno per le zone costiere (ἐπὶ τὴν παραλίαν): strateghi speciali potevano inoltre essere nominati per le cleruchie, ad es., a Lemno. Fra tutte queste strategie, tra cui si era venuta costituendo una specie di carriera, quella ἐπὶ τὰ ὅπλα diventò sempre più importante, e tale stratego diventò eponimo accanto e talvolta in sostituzione dell'arconte.
Dalle funzioni militari si svilupparono altre funzioni, di particolare importanza nella democrazia moderata del sec. V, in cui il comando militare divenne il mezzo per il regolare predominio nella vita pubblica. Gli strateghi intervengono nelle assemblee presentando la loro proposta (γνώμη) e sono ammessi nelle sedute della bulè, anche le segrete: le loro proposte hanno precedenza; essi hanno inoltre il diritto di far convocare il popolo in assemblea straordinaria per mezzo dei pritani. A loro sono affidate spesso le trattative diplomatiche, hanno talvolta incarico di raccogliere i tributi degli alleati e in guerra dispongono di gran parte della finanza statale. Tutti i giudizî di alto tradimento o tutte le contestazioni fiscali in ordine ai tributi di guerra (ivi comprese le liturgie) sono istruiti e poi presieduti da strateghi. Talune cerimonie religiose, connesse con la vita militare, sono loro affidate.
Strateghi fuori di Atene. - Gli strateghi si trovavano come funzionarî militari in gran parte delle città greche, senza che noi di regola riusciamo più a precisarne le funzioni. Più notevole il ruolo degli strateghi nelle leghe, in specie l'arcadica, l'achea e l'etolica, in tutte e tre le quali uno stratego annuo era il comandante dell'esercito e aveva una parte essenziale nella politica estera. La partecipazione alla politica estera sembra accentuata specialmente nella Lega etolica, dove lo stratego era di diritto il presidente del consiglio degli apocleti (ἀπόκλητοι) e aveva facoltà di convocare il sinedrio federale. In Siracusa è notevole il frequente sostituirsi di strateghi normali con strateghi con pieni poteri, che fornisce a Dionisio e Agatocle il primo passo verso la tirannide. Tra i grandi stati ellenistici assume fondamentale importanza lo stratego in Egitto, dove già al principio del sec. III a. C. ha sostituito praticamente il nomarca, come capo dei nomi (o distretti amministrativi). Le originarie funzioni militari si sono ridotte a semplice sorveglianza di polizia: in cambio, tutta l'amministrazione delle imposte è sottoposta al suo controllo, donde anche la sovraintendenza che si estenderà ancora più in età romana (durante la quale le funzioni dello stratego ci sono meglio note) sul catasto e sullo stato civile. La giurisdizione dello stratego in questioni civili connesse con la sua amministrazione è già fuori dubbio in età tolemaica, se anche ne sono contestate la natura e l'ambito. Fra le incombenze dello stratego c'è naturalmente pure la sopraintendenza ai beni demaniali, che ne fa per un aspetto il protettore dei contadini insediati sulla "terra regale". Il controllo del trasporto del grano ad Alessandria è suo compito: in età romana gli appalti delle imposte sono diretti dallo stratego. I funzionarî dei singoli luoghi (per es., i ginnasiarchi) sono insediati da lui. La posizione dello stratego decade dopo l'autonomia comunale largita all'Egitto da Settimio Severo: l'amministrazione dello stratego si fa in molti aspetti concorrente con quella delle bulè delle metropoli. Nel sec. IV il nuovo sopraintendente fiscale, l'exactor, sostituisce lo stratego nell'ultimo campo rimastogli dell'amministrazione tributaria. Stratego era detto, pure un alto funzionario delle città di Alessandria e di Tolemaide (forse il capo della polizia) come pure il governatore militare di molti possessi extraegiziani dei Tolemei, per es., in Cipro. Strateghi si trovano nello stato seleucidico come governatori di distretti (eparchie, suddivisioni delle satrapie), oltre che, sembra talvolta, accanto ai governatori civili delle satrapie.
Bibl.: A. Hauvette-Besnault, Les stratèges athéniens (Bibl. des écoles franç. d'Athènes et de Rome, XLI), Parigi 1885; A. Krause, Attische Strategenliste bis 146 a. Chr., diss., Jena 1914; G. Colin, in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. antiq. gr. et lat., s. v.; Busolt-Swoboda, Griechische Staatskunde, 3ª ed., II, Monaco 1926, p. 1121 segg. e passim; M. F. Pomello e P. Zancan, Lista degli strateghi aten. (432-404), in Riv. Filol. class., n. s., V (1927), p. 361 segg.; S. Accame, Le archeresie degli strateghi ateniesi nel sec. V, in Riv. Filol. class., n. s., XIII (1935), p. 341 segg.; M. Scheele, Στρατηγὸς αὐτοκράτωρ, Staatsrechtl. Studien z. griech. Gesch. d. 5. u. 4. Jahrh., diss., Lipsia 1932. Per lo stratego in Egitto: cfr. F. Bilabel, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV A, col. 183 segg.