Lisbona, strategia di
Lisbona, strategia di Programma di riforme economiche approvato a L. dai capi di Stato e di governo dell’Unione Europea (➔ p) nel marzo 2000 come nuovo obiettivo strategico di crescita per il decennio 2000-10. Con la strategia di L. l’Unione si era prefissata lo scopo di «diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale».
Nel 2005 si è preso atto che gli obiettivi fissati nel 2000 per il 2012 erano ben lungi dall’essere per metà raggiunti e, anzi, le distanze in termini di crescita economica con gli Stati Uniti e le grandi nazioni emergenti dell’Asia sembravano essersi ampliate. Come risposta, i Paesi membri della UE decisero di rilanciare la strategia di L., concentrando gli sforzi verso le due finalità principali di crescita economica e occupazione, definendo altresì alcuni nuovi principi sui quali impostare le azioni da mettere in atto: iniziative mirate a partire dalle riforme già in corso in ciascuno Stato membro; vasta ed efficace partecipazione e condivisione degli obiettivi della strategia, promuovendo e sollecitando il coinvolgimento di tutte le parti interessate nell’attuazione delle riforme, a ogni livello; semplificazione e razionalizzazione della strategia, definendo una programmazione triennale; chiari e distinti livelli di responsabilità; modalità di elaborazione e di presentazione delle relazioni sullo stato di attuazione.
Su questa nuova impostazione, nel corso del Consiglio europeo (➔ consigli europei) del giugno 2005, furono approvati gli Orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione 2005-2008 (COM 141/2005), sulla base dei quali ciascuno Stato membro era stato chiamato a redigere un piano nazionale per la crescita e l’occupazione su base triennale, dove indicare le riforme e le altre misure di competenza nazionale necessarie ad avvicinarsi agli obiettivi della strategia di Lisbona. Anche in questa seconda fase, il processo di L. conseguì progressi limitati. Altrettanto circoscritti furono la consapevolezza e il consenso tra gli Stati membri sulla necessità di riforme e adeguamenti strutturali in materia di competitività, crescita sostenibile e occupazione. Di qui l’approfondirsi di un ampio divario nella competitività e negli andamenti delle bilance dei pagamenti correnti (➔ bilancia dei pagamenti) all’interno dell’area europea in generale, e della zona euro in particolare, tra Paesi del Nord e del Sud d’Europa.
Il parziale fallimento dell’Agenda di L. è imputabile, tra l’altro, all’assenza di incentivi e disincentivi in grado di favorire l’adozione delle politiche di aggiustamento richieste ai singoli Paesi. Nella valutazione delle politiche perseguite ci si è affidati alla buona volontà di ogni Stato, mettendo in piedi un processo di peer review («revisione paritaria»), chiamato del coordinamento aperto, che si è poi rivelato inefficace, in quanto privo di adeguati strumenti di valutazione, intervento e convincimento.
Nel 2010, con il completamento del ciclo decennale della strategia di L., le istituzioni europee e gli Stati membri hanno avviato il dibattito per la definizione di una strategia per il successivo decennio, attraverso una verifica dei risultati e l’individuazione dei limiti registrati. La nuova strategia UE 2020 dovrà rafforzare la dimensione sociale, coniugare in maniera effettiva e coerente la strategia di ripresa economica, la strategia per la crescita e l’occupazione, lo sviluppo sostenibile e l’attenzione per i cambiamenti climatici.