strategia di Lisbona
Formulata nell’ambito della riunione straordinaria tenutasi nella capitale portoghese tra i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea nei giorni 23 e 24 marzo del 2000, quando è stato approvato un fitto programma di riforme economiche basato sulla volontà di imprimere nuovo slancio alle politiche comunitarie e sulla necessità di adottare provvedimenti di lungo termine partendo da una congiuntura economica promettente. L’elaborazione della strategia di Lisbona si colloca in un momento di profonde e importanti evoluzioni dell’economia e della società contemporanee: da un lato, il fenomeno della globalizzazione spinge l’economia europea alla ricerca di un posizionamento all’avanguardia in tutti i settori in cui è forte l’intensificarsi della concorrenza; dall’altro, la repentina diffusione delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni esige una revisione completa del sistema d’istruzione europeo e la garanzia dell’accesso alla formazione lungo tutto l’arco della vita. L’intento delle decisioni assunte con la strategia di Lisbona è, dunque, quello di anticipare la duplice sfida tecnologica e sociale che si presenta, e deve soprattutto servire da trampolino per conseguire l’obiettivo della piena occupazione. Lo scopo espressamente dichiarato è quello di fare dell’Unione Europea la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010. Per la prima volta viene attribuito un ruolo portante ai temi della conoscenza, pur nell’ambito di un documento che spazia in tutti i campi della politica economica. Le priorità della strategia di Lisbona riguardano: (a) l’inserimento dell’uso di Internet nelle attività e nei servizi della pubblica amministrazione; (b) la definizione di uno spazio europeo della ricerca e dell’innovazione attraverso la creazione di una rete transeuropea tra istituti di ricerca, università, biblioteche scientifiche e scuole; (c) l’elaborazione di una carta europea per le piccole e medie imprese e il sostegno all’avviamento di imprese ad alto contenuto tecnologico; (d) la promozione della mobilità di studenti e ricercatori attraverso specifici programmi comunitari; (e) l’incremento entro il 2010 dell’occupazione dal 61% (media europea) al 70% e del numero di donne occupate dal 51% al 60%.