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STREEP, Mary Louise, detta Meryl

di Francesco Bolzoni - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)
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STREEP, Mary Louise, detta Meryl

Francesco Bolzoni

Attrice cinematografica statunitense, nata a Summit (New Jersey) il 22 giugno 1949. Di solida educazione borghese, ha studiato nell'esclusivo Vassar College e poi alla Yale University, iscritta alla scuola d'arte drammatica. La tenace intraprendenza, le influenti conoscenze e le naturali qualità le procurarono ruoli, non sempre di spicco, ma in prestigiose rappresentazioni teatrali (soprattutto shakespeariane), in film importanti − come Julia (Giulia, 1977) di F. Zinneman, The deer hunter (Il cacciatore, 1978), di M. Cimino − e in serie televisive di grande fortuna (Holocaust, Olocausto, 1978). Il successo le è giunto con l'interpretazione di personaggi sostanzialmente sgradevoli, quali la giovane che, in Kramer v. Kramer (Kramer contro Kramer, 1979) di R. Benton, abbandona figlio e marito per cercare una propria affermazione, o l'attrice che, in The french lieutenant's woman (La donna del tenente francese, 1981) di K. Reisz, confondendo finzione con realtà, fa proprie le nevrosi dell'eroina che è chiamata a interpretare. Sophie's choice (La scelta di Sophie, 1982) di A.J. Pakula, analisi di come la prigionia in un campo di concentramento nazista possa modificare la sensibilità materna, trasforma la S. nella maggiore rappresentante di quel divismo ''semplificato'' degli anni Ottanta che rinuncia a un alone mitico per condividere l'orizzonte del comune spettatore. Nel 1980 la S. ha abbandonato la snobistica Manhattan per andare a vivere in campagna, in una grande tenuta nel Connecticut, rinunciando a qualche scrittura per occuparsi in modo adeguato dei quattro figli; e le sue sporadiche sortite pubbliche sono esclusivamente motivate dalla partecipazione a manifestazioni pacifiste o ecologiche o di protesta sindacale.

Nelle interpretazioni della S. si rinviene uno sforzo costante di ricreare sullo schermo una donna che dia l'impressione di essere viva, di soffrire autentiche e non simulate passioni: in Silkwood (Silkwood, 1983) di M. Nichols è un'operaia vittima di contaminazione nucleare; in Out of Africa (La mia Africa, 1985) di S. Pollack, al di là delle fascinose coloriture romanzesche, dirige con polso fermo una piantagione di caffè in Kenya; in Heartburn (Heartburn. Affari di cuore, 1986), ancora di Nichols, viene tradita da un marito accecato dal successo giornalistico; in A cry in the dark (Un grido nella notte, 1989) di F. Schepisi, nel ruolo di un'australiana falsamente accusata d'avere sacrificato la figlia per fobie religiose, è vittima dei mass media che di lei fanno un mostro da esibire in prima pagina; fortunata e capricciosa esponente dell'industria del romanzo rosa, nel parodistico She Devil (Lei il diavolo, 1990) di S. Seidelman cerca di sedurre con ogni mezzo il suo manager per sottrarlo a una moglie ossessiva e sgradevole; ed è nuovamente un mostro, generato questa volta dagli effetti collaterali di una cura di ringiovanimento, nella black comedy di R. Zemeckis Death becomes her (La morte ti fa bella, 1992); mentre è protagonista d'un sessantennio della storia d'una famiglia nell'ampio affresco The house of spirits (La casa degli spiriti, 1993), versione cinematografica abbastanza felice del romanzo di I. Allende, diretta da B. August.

La S. è attrice rifinitissima, ''intellettuale'', affezionata a una recitazione ''di testa'', in cui ogni gesto e ogni battuta paiono pesati sul bilancino; tanto da autorizzare l'accusa d'un tecnicismo freddo, eccessivo, che porta alla ripetitività di una caratterizzazione stereotipa, anche se originale, etichettata perfino da un neologismo, l'aggettivo streepian. Certo è che la forte personalità, l'eccellenza della recitazione, la straordinaria sensibilità d'interprete −qualità sancite del resto dall'amplissimo consenso di critica e pubblico, nonché dalle molte nominations e da due Oscar, 1979 e 1983 − fanno della S. una delle eredi più accreditate delle mitiche figure femminili dello star system hollywoodiano. La filmografia della S. comprende anche altre pellicole di rilievo, come Falling in love (Innamorarsi, 1984) di U. Grosbard, Plenty (Plenty, 1985) di Schepisi, Ironweed (Ironweed, 1987) di H. Babenco, Postcards from the edge (Cartoline dall'inferno, 1990) di M. Nichols, Defending your life (Prossima fermata: Paradiso, 1991) di A. Brooks, The river wild (Il fiume della paura, 1994) di C. Hanson.

Bibl.: D. Maychick, Meryl Streep. The reluctant superstar, Londra 1984; D. Faux, Meryl Streep star d'aujourd'hui, Parigi 1986; N. Smurthwaite, The Meryl Streep story, Londa 1986; E.E. Pfaff, M. Emerson, Meryl Streep: a critical biography, Jefferson (North Carolina) 1987.

Vedi anche
Mike Nichols Nome d'arte del regista, attore e produttore tedesco naturalizzato statunitense Michel Igor Peschkowsky (Berlino 1931 - New York 2014). Ha lavorato a lungo, anche come attore, in teatro e nel cabaret, affrontando la prima regia cinematografica con Who's afraid of Virginia Woolf? (1966). Regista colto ... Robert De Niro Attore cinematografico statunitense (n. New York 1943). Interprete versatile, nella sua lunga carriera ha dato vita a numerosi personaggi spesso fuori dalla norma e anche molto diversi tra loro, rendendoli sempre credibili grazie alla sua capacità di trasformarsi fisicamente. Vincitore di due premi Oscar, ... Kevin Kline Attore cinematografico statunitense (n. Saint Louis 1947). Ha prima studiato recitazione alla Julliard School a New York e successivamente è approdato a Broadway. Verso la metà degli anni Settanta si è affermato come uno dei maggiori interpreti teatrali, specializzandosi in ruoli shakespeariani. Il suo ... Mirren, Helen Nome d'arte dell'attrice inglese Ilyena Lydia Mironoff (n. Chiswick, Londra, 1945). Attiva nel teatro, nel cinema e in televisione, ha sperimentato ruoli molto diversi, interpretando con intensità e passione personaggi talvolta provocatori di donne indipendenti e capaci di sfidare le convenzioni. Tra ...
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Vocabolario
détta
detta détta s. f. [der. di dire, part. pass. detto]. – 1. Atto del dire, cosa detta, nella locuz. a detta di ..., a detta sua e sim., cioè «secondo ciò che dice ...»: a detta di tutti; a detta di chi se ne intende; a detta degli esperti....
dètta
detta dètta s. f. [dal fr. dette, che è il lat. debĭta, pl. di debĭtum «debito2», divenuto femm. nel lat. volg.], ant. – Debito.
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