strega
La femmina balba, / ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta, / con le man monche, e di colore scialba, che appare in sogno a D. nel XIX canto del Purgatorio (vv. 7-9) quale simbolo dei peccati di avarizia e prodigalità, gola e lussuria, è detta da Virgilio antica strega (v. 58, in rima).
Per Benvenuto l'espressione equivale a " inveteratam meretricem quae ab initio mundi seduxit hominem "; il Buti precisa: " chiamala ‛ strega ' imperò che li vulgari dicono che le streghe sono femine che si trasmutano in forma d'animali e succhiano lo sangue ai fanciulli, e secondo alquanti se li mangiano e poi li rifanno ", e il Landino aggiunge che nell'opinione vulgata la s. " ci succia gli spiriti et e' sensi " (allusione agli effetti dei tre peccati su ricordati).
Con maggiore aderenza al comportamento del personaggio il Lombardi spiega " maliarda ", " incantatrice degli umani cuori ", e la sua proposta, comunemente accolta dai moderni commentatori, parrebbe in certo modo stabilire un raccordo tra il termine s. e il verbo ‛ dismagare ' del v. 19 (io son dolce serena, / che ' marinari in mezzo mar dismago).